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Pietre-meteoriti Così Aldighieri gioca con i mondi

MOSTRE/1. Dopo la Biennale Architettura, ora espone a Sculpt Miami
Le "Cosmic Stones" protagoniste in Florida : nella apparente casualità della loro struttura si concentra una sorprendente profondità di prospettive

 Paolo Aldighieri con una delle sue "Cosmic Stones"
Paolo Aldighieri con una delle sue "Cosmic Stones"

 Paolo Aldighieri con una delle sue "Cosmic Stones"
Paolo Aldighieri con una delle sue "Cosmic Stones"

Cosmic Stones. Una visionarietà fluttuante, sospesa, fatta di piccoli mondi petrosi scavati da un'inquietudine ombrosa e segreta. Paolo Aldighieri, dopo la suggestiva e complessa esperienza dell'Extradimensionismo, un modo di fare scultura in cui la rappresentazione del movimento si trasforma in una sorta di contemporaneità affascinante e poliedrica, da qualche tempo è approdato nei territori delle Pietre Cosmiche, frammenti di un universo in espansione dentro cui la terra si riflette e s'interroga.
Dalla Biennale Architettura di Venezia, dove nel settembre scorso ha presentato gli ultimi sviluppi di una ricerca ormai ventennale, lo scultore vicentino è attualmente tra i protagonisti della Biennale Miami (Sculpt Miami) impegnata a raccontare quanto di nuovo sta accadendo nell'arte contemporanea.
Il percorso di Aldighieri fin dagli esordi si muove sul doppio binario della creazione di gioielli e della produzione scultorea. Una curiosità e un interesse che lo hanno portato da un capo all'altro del mondo, in cerca di zaffiri, turchesi, opali, ma anche sulle tracce di sassi ruvidi, fruscianti, con dentro anime primordiali e materiche su cui i millenni sembrano aver scavato percorsi tormentati e potenti. Numerosissimi i suoi viaggi, che spaziano dai giacimenti alluvionali dello Sri Lanka, ai colori del deserto australiano, fino alle miniere del monte Ararat, anche se poi sarà l'odore delle rocce di casa, dei marmi dell'Astico, delle pietre di Nanto e del Brenta a regalargli il guizzo risolutore, quello che gli consentirà di realizzare i suoi lavori più significativi avvalendosi della tecnica del taglio diretto.
C'è in Aldighieri un rapporto viscerale, fisico con la pietra. «Il bisogno di scolpire - spiega - mi passa sotto la pelle, m'inarca i tendini, mi spinge a cercare modi, tonalità e materiali con un'urgenza che non ammette pause. Per quanto mi riguarda, scolpire non è impastare o modellare. Mi piacciono i materiali che offrono resistenza. La pietra è dura, non deve snaturarsi sotto gli effetti della morbidezza delle carni. Non bisogna forzarla, plasmarla… ma affrontarla, spaccarsi le mani e il cuore, ingaggiare con lei un corpo a corpo forte e leale. Il finale è sempre a sorpresa. Il più delle volte è lei, la pietra, che decide il percorso. Comprenderne le luci, le ombre, le asperità e le improvvise dolcezze è un po' come comprendere il senso profondo del proprio scolpire».
Ed è proprio intorno a questa indagine interiore che si sviluppa il nuovo nucleo espressivo dell'artista vicentino, che nel tempo si è affinato e disteso in una sorta di vibrazione diffusa e soffusa, su cui la pietra, l'andare materico della sua ispirazione, evoca spazi lontani, armonie nascoste, il gioco di mondi oscillanti e sospesi che nelle forme e nei modi suggeriscono il segno essenziale delle antiche pitture cinesi.
Le Pietre cosmiche di Aldighieri, esposte in questi giorni alla Biennale di Miami e nella Kavachnina Art Gallery della stessa città, dove rimarranno fino al 31 gennaio, riassumono nel movimento frammentato e apparentemente casuale delle loro strutture, l'originalità di un'esistenza che non smette di sorprendere per la varietà e profondità delle sue prospettive, ma anche una vertigine ondeggiante e preziosa attraverso cui la friabile leggerezza della pietra di Nanto acquista le forme possibiliste di scintillanti meteoriti.

Maurizia Veladiano

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