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Il libro

Da Catania al Vicentino, il viaggio di Patrizia Laquidara dà voce all'infanzia

"Ti ho vista ieri" è il primo romanzo della cantautrice edito da Neri Pozza Super Beat. La presentazione giovedì 20 aprile a Isola Vicentina
La copertina del libro è una foto di Patrizia Laquidara da bambina
La copertina del libro è una foto di Patrizia Laquidara da bambina
La copertina del libro è una foto di Patrizia Laquidara da bambina
La copertina del libro è una foto di Patrizia Laquidara da bambina

Comincia il viaggio di Patrizia Laquidara, cantautrice mezza siciliana e mezza vicentina, che per la Neri Pozza Super Beat ha in uscita il suo primo romanzo, “Ti ho vista ieri“, 432 pagine e in copertina una foto bellissima di lei bambina su un terrazzo a Messina.
Laquidara lo presenta domani (giovedì 20 aprile) alle 20.30 a villa Cerchiari, Isola Vicentina, con lo scrittore Carlo Pizzati, in una anteprima del festival Profumo di Carta. Poi sarà il 27 aprile alle 18 alla libreria Galla di Vicenza in dialogo con Keren Ponzo; il 29 aprile ad Ancona; il 4 maggio alla libreria Palazzo Roberti a Bassano in dialogo con l’attore e regista Marco Paolini; il 6 maggio a Padova a La forma del libro, l’8 maggio alla Feltrinelli di Verona.

Leggerla è un piacere perché nei quadri di una esposizione - quella della sua infanzia - Patrizia scrive con un’ironia già adulta, che padroneggia la giusta distanza del tempo ed insieme l’immediatezza della memoria. È un romanzo serio ma spensierato, in cui gli occhi spalancati sul mondo vedono materializzarsi verità soprannaturali, in una Trinacria dove tutto è accecante. La donna bionda, veneta, che odia la promiscuità dell’ospedale, odia i rumori e gli odori, si trasferisce al Sud: ma tutto gira storto, il malocchio della vecchia cliente si traduce in un parto a rischio. Patrì nasce cianotica. La mamma si ammala di debolezza, saranno due anni d’inferno e di recriminazioni. Poi anche le maledizioni traslocano altrove e la bimba cresce, per mano della bionda signora al mercato di Catania, dove tutti urlano e Patrì ripete a squarciagola “upiscispadaaaaa”. Sarà il suo primo canto. Le pagine scorrono tra parenti ingombranti e cugine invadenti, il primo bacio è stampato sulla bocca a Tommi prima di andare all’asilo, la fuga è in triciclo, il primo sonoro schiaffone è del padre.

Patrizia si misura ben presto con una invasione: due gemelle in un colpo solo, e una quarta femmina in casa. Il ritorno al Nord, al seguito del papà che trova lavoro da frigorista, cambia i rapporti di forza e la sposta su nuovi riti, i giochi dentro la carcassa di una Fiat 128, l’arrivo da Schio di zia Nina, lo scalone, l’amore per gli animali. Ogni evocazione diventa nitida, anche il primo dolore acuto per la morte del nonno Toni. Fino a che Patrì si avvia all’adolescenza: «Esistevo sul bordo di un futuro dove tutto era in procinto di accadere... camminavo come una principessa frivola e allampanata tra le faccende quotidiane». L’io narrante è in balìa «di un corpo che si stava trasformando davanti ai miei occhi, velocemente, di settimana in settimana, un corpo con cui mi sembrava di non aver più nulla a che fare». La ragazza cresce, la sorellanza delle amiche si fa più forte, Patrì prende la distanze da tutti col primo menarca, proprio mentre riscopre le lettere d’amore di mamma e papà: «Durante quelle letture mi sembrava di aver camminato fin davanti all’origine del mondo».

“Ti ho vista ieri” finisce al primo affaccio sfrontato sul mondo: gambe nude, rossetto, una posa di sfida in mezzo alla sala da ballo: «Guardatemi». Adesso è tempo di leggerla questa storia, dove un canto di vita rieccheggia sempre in sottofondo.

Nicoletta Martelletto

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