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Mehldau e Tyner tutte le sfumature del pianoforte jazz

VERSO VICENZA JAZZ. A pochi giorni dall’appuntamento internazionale

Dal bebop all’avanguardia, il piano è sempre stato strumento centrale nella storia dell’evoluzione di questo genere. Vicenza gli renderà un grande tributo

 In questa bella immagine McCoy Tyner: sar&#224; tra i protagonisti del festival internazionale vicentino  quest&#146;anno dedicato al jazz transalpino
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VICENZA
Da sempre il piano è strumento centrale nella storia e nell'evoluzione del Jazz. Del resto, il primo grande compositore di jazz fu un pianista Jelly Roll Morton che si presentava con un biglietto da visita dalla scritta inequivicabile: l'inventore del Jazz. E Vicenza Jazz 2010, nell'alveo di una tradizione ben consolidata, presenta un cartellone che non può che ospitare un buon numero di pianisti, peraltro ben distribuiti fra stili e tendenze.
La prima doverosa citazione va a Brad Mehldau, che si esibisce domenica sera al Comunale in duo con un grande del sassofono odierno, Joshua Redman. Nato nel 1970, Bradford Alexander Mehldau si impone sulla scena newyorkese dai primi anni '90. Qui collabora con diversi colleghi della nuova scena (Peter Bernstein, Mark Turner, Chris Potter e, tra gli altri, lo stesso Redman) ma è dopo la serie dei fortunati cd "The Art of the Trio" che conquista definitivamente il ruolo di artista di riferimento sulla scena internazionale, per l'originalità di una proposta che è tesa a inglobare sia la tradizione di certo "white jazz" che i riferimenti al neoromanticismo classico.
Altrettanto importante è la presenza di McCoy Tyner, al cui quartetto (con Gary Bartz al sax) è dedicata la serata successiva sempre al Comunale. Originario di Philadelphia, dove è nato nel 1938 è infatti, è uno dei miti della storia del jazz. Soprattutto al tempo della sua partecipazione al quartetto di John Coltrane fra il 1960 e il 1965, da cui uscirono capolavori assoluti come My Favourite Things, Live at the Village Vanguard, Ballads, Live at Birdland, Crescent, A Love Supreme, Tyner indicò la via da seguire per uscire dagli stilemi prettamente bop: una sua visione del cosiddetto jazz modale che avrebbe fatto scuola.
Un altro pianista che avrebbe indicato vie definitive al pianismo jazz fu Bill Evans, morto giusto trent'anni fa e al quale sarà dedicato il set del bassista Chuck Israel, che si proporrà col suo European Group (comprendente un pianista di classe come Paolo Birro).
Ad aprire la serata di martedì 11 all'Olimpico, ci sarà invece un campione del pianismo caraibico, Gonzalo Rubalcaba, in una solo performance che, con un tocco raffinato, metterà insieme salsa, jazz e avanguardia.
Non mancano poi i pianisti italiani di tutte le generazioni. Oltre a Birro, c'è Danilo Rea, nato a Vicenza ma da sempre romano d'adozione. Egli deve infatti la sua affermazione al Trio di Roma, negli anni '70, ma soprattutto al gruppo "Doctor 3"; a Vicenza Jazz sarà al Comunale il 12 in duo con Roberto Gatto ed il 14 in trio con Paolo Damiani e Pietro Tonolo. E al Comunale ci sarà anche Rita Marcotulli che, con il suo omaggio multimediale a Truffaut (il 14), compone uno dei tributi più attesi alla cultura francese.
Fra gli italiani, Paolo Birro suonerà anche nella rivisitazione di "Pierino e il lupo" (sabato 15), con Elio e l'orchestra jazz dei conservatori del Veneto, mentre il giovanissimo ma più che promettente Alessandro Lanzoni sarà con l'I-Jazz Ensemble di Gatto (il 12).
Il pianismo di avanguardia trova il suo testimonial in Søren Kjærgaard, emergente pianista danese che sarà al festival con il suo nuovo trio (Ben Street al basso e Andrew Cyrille alla batteria), per aprire tutte le serate al Panic Jazz Cafè Trivellato, nel giardino dell'Astra dal 10 al 14. Sempre all'Astra vanno segnalati Aaron Goldberg che suona il 14 con il gruppo di Eli Degibri, e Massimo Faraò, che con il suo trio accompagnerà il 12 un sax storico come quello di Benny Golson.

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