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L'interivsta

Mario Fiorentini: «I rifugi non sono alberghi. La montagna è complessa»

L'intervista al presidente dei rifugisti veneti
Mario Fiorentini
Mario Fiorentini
Mario Fiorentini
Mario Fiorentini

Stasera (venerdì 2 dicembre) alle 20.30, a Schio - Teatro San Sebastiano (Valli del Pasubio - Largo Fusinelle) è previsto l'incontro "La gestione dei rifugi alpini e l'escursionismo di massa" con Renato Leonardi e Mario Fiorentini. L'evento fa parte del ciclo di 8 dibattiti realizzati con l'obiettivo di entrare nel vivo dei temi trattati dalla mostra "Porte del Pasubio 1916-2022. Dalla città della guerra al Rifugio Papa", visitabile fino al 26 marzo 2023. Mario Fiorentini è presidente dell'Associazione gestori dei rifugi Alpini del Veneto.

Come il cibo arriva sulla tavola nei rifugi, il tragitto dell'acqua per sgorgare dal rubinetto, le difficoltà che ci sono nel gestire un rifugio e l'unicità di esperienza da un rifugio ad un altro, sia per chi lo gestisce che per il turista che vi transita. In un'epoca in cui la tendenza ad una fruizione non stagionalizzata della montagna rispetto a qualche decina d'anni fa che si andava solo dal primo giugno al primo settembre, ha cambiato le cose e rende necessaria una maggiore informazione sulle complicazioni che ci sono in montagna, dove mancano tutti i servizi basilari.

Qual è la prima cosa da fare quando si apre un rifugio?
Verificare la reperibilità dell'acqua. A seconda di dove un rifugio è collocato ci sono delle soluzioni più o meno facili o complicate.

Quali sono i problemi di gestione?
Quando un escursionista arriva in rifugio non capisce cosa c'è dietro al rifugio. L'acqua è il primo dei problemi perché una persona arriva in rifugio pensa di aprire il rubinetto come a casa e di trovare l'acqua che esce. Invece non è così. L'elettricità un altro problema. Ci sono dei rifugi che hanno la fortuna di essere collegati alla rete elettrica, ma anche quelli che hanno bisogno di mettere in moto i gruppi elettrogeni o mettere i pannelli fotovoltaici se li hanno ritirati nella stagione invernale.

Poi ci sono i rifornimenti?
Certo, c'è chi ha il furgone che arriva, c'è chi ha bisogno della teleferica e chi porta su le provviste in elicottero. Non sempre è possibile trovare il pane fresco! Poi il gas. C'è chi ha il bombolone e fa il carico ad inizio stagione e chi deve portarsi su le bombole o la legna per far funzionare la cucina. Poi si prosegue con la gestione dei rifiuti al problema dei reflui. Quando un avventore arriva in rifugio, la macchina è già in funzione, ma noi stiamo cercando di far conoscere il dietro le quinte, perché possano capire che mangiare in rifugio non è come mangiare al ristorante in città.

E le recensioni?
Un altro problema, che stiamo cercando di capire come risolvere anche con chi gestisce i siti di recensioni, è che se la categoria di riferimento che viene assegnata al rifugio è albergo ristorante, e una persona viene da noi e magari mangia su un piatto biocompostabile perché materialmente non si ha acqua a sufficienza per lavare quelli di ceramica, non possono recensire negativamente solo perché non sanno. In montagna l'acqua nei bagni e nelle docce è più facile che sia fredda piuttosto che calda, e non è cattiva volontà del gestore, ma una limitazione della struttura che viene limitata dall'ambiente in cui si trova.

Masse critiche di persone, un altro tema importante che si affronterà in conferenza.
Infatti si innesca un nuovo capitolo che è quello della capacità dei rifugi di offrire servizi. I rifugi hanno capienze che possono andare fino 100 o 200 persone al massimo, quando arrivano mille persone le difficoltà si fanno tangibili. È un problema importante perché chi arriva tendenzialmente pretende o pensa di poter ricevere ciò di cui ha bisogno. Manca la consapevolezza di ciò che sta dietro ad un rifugio.

Quanti sono i rifugi in Veneto?
Sono 150, di cui 90 nella provincia di Belluno, con 30 all'interno dell'area di patrimonio dell'Unesco, tra Vicenza e Verona una quarantina e il restante nella provincia di Treviso.

Rubina Tognazzi

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