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Ma quanto è pop la figu se è firmata da Fiorucci

  Fiorucci Stickers, 1984, Panini1984, un’ immagine iconica L’estate secondo Elio Fiorucci
Fiorucci Stickers, 1984, Panini1984, un’ immagine iconica L’estate secondo Elio Fiorucci
  Fiorucci Stickers, 1984, Panini1984, un’ immagine iconica L’estate secondo Elio Fiorucci
Fiorucci Stickers, 1984, Panini1984, un’ immagine iconica L’estate secondo Elio Fiorucci

Se Elio Fiorucci è stato il primo stilista diventato brand, un uomo che in tutta la sua vita non ha mai dimenticato il dogma del buon gusto e lo spirito democratico, Fiorucci - senza Elio - è stato anche un modo di interpretare la vita. I venti di libertà che soffiano negli anni Sessanta il poco più che ventenne Fiorucci li respira nella bottega milanese del padre - un commerciante di pantofole al quale propone di vendere un modello di galosce in plastica coloratissime - e poi nelle strade ribelli di Londra, dove curiosa nei negozi tra King’s Road e Carnaby Street, respirando lo spirito libero e trasgressivo della Swinging London. Un’esperienza che ha sempre definito rivoluzionaria perché sviluppa in lui quelle sensibilità e quelle intuizioni che caratterizzeranno tutta la sua vita e segnano un’epoca della moda italiana. È il 1967 quando decide di aprire il suo primo store nel centro di Milano: una finestra sul mondo dove scoprire le tendenze e le avanguardie. I clienti sono giovani sognatori, ribelli alle convenzioni, in sintonia con quel pot-pourri di suggestioni, emozioni e novità internazionali proposte, che nel tempo s’identifica come “lo stile Fiorucci”. Uno stile che nel 1984 è raccolto e raccontato attraverso un album di figurine – Fiorucci Stickers - edito dalla Panini che non solo riassume la storia grafica della maison milanese ma testimonia gli usi e i costumi che hanno attraversato la società italiana negli anni Ottanta. E così l’album si trasforma in una sorta di contenitore di suggestioni, colori, tendenze che vede al centro la creatività dello stilista italiano che prima di ogni altro ha capito che “moda” non è soltanto vestirsi, ma è stile di vita. Inutile dire che la raccolta ha un successo clamoroso: oltre 25 milioni di bustine vendute nelle edicole in Italia, pari a 105 milioni di figurine. Al loro significato e al loro linguaggio il Museo della Figurina di Modena - in collaborazione con Ca' Pesaro di Venezia e Fondazione Musei Civici di Venezia - dedica “Pop Therapy, Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci”, mostra curata da Diana Baldon e Francesca Fontana e aperta fino al 25 agosto, che indaga il “fenomeno Fiorucci” attraverso la raccolta. Il percorso organizzato in sezioni, ricalca la divisione tematica dell’album e propone alcune delle immagini più iconiche del marchio, dai celebri angioletti elaborati dal grafico Italo Lupi nel 1970, alle sfrontate e provocanti campagne pubblicitarie incentrate sulla nudità del corpo femminile concepita da fotografi e grafici come Oliviero Toscani e Augusto Vignali. Electron rivela dischi volanti, circuiti, robot, videogames che sembrano fuoriusciti dal canale MTV; Pin Up propone gli stereotipi di donne sensuali e ammiccanti “made in Usa”; Dance è un compendio della storia del ballo; Romance è incentrato sull’amore e la passione, con citazioni di vecchi film e fumetti rivisitati in chiave pop; infine Swim celebra la spiaggia e i costumi da bagno. Foto e disegni rompono gli schemi, coniugano il sacro con il profano, provocano con il fetish e il bondage ma che allo stesso tempo inteneriscono. La carriera di Elio Fiorucci - pioniere di tutti gli influencer - non può essere ridotta solo a un paio di jeans: di lui bisogna raccontare il lifestyle, la filosofia, quel modo di vivere anticonformista. Le figurine sono uno dei modi per scoprirlo. •

Luca Pollini

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