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L’UNIONE E L’AMOR PROPRIO

Federico Fubini, giornalista
Federico Fubini, giornalista
Federico Fubini, giornalista
Federico Fubini, giornalista

Appartenere all’Unione europea ha accelerato la modernizzazione dell’Italia, specie dopo il 1992 con la crisi del debito. Ma oggi di quel processo rinneghiamo tutto, ci sentiamo vessati. L’Europa è divenuta un nemico. Perchè? Se lo chiede Federico Fubini, 53 anni, giornalista econonomico di punta del Corriere della Sera, dove è anche vicedirettore ad personam, autore di un saggio dal titolo chilometrico, 136 pagine per Longanesi: “Per amor proprio. Perché l’Italia deve smettere di odiare l’Europa (e di vergognarsi di sé stessa)”. Se ne parla stasera alle 20.30 all’incontro di Guanxinet a palazzo Festari, Valdagno, con Fubini, l’imprenditore Maurizio Zordan e Marco Mari. Fubini è stato anche al centro di polemiche per aver rivelato nel libro un dato - 700 bimbi morti in Grecia per cattiva assistenza a causa della crisi finanziaria - che nelle sue corrispondenze non aveva voluto mai approfondire. Sono i dieci anni da inviato a Bruxelles che l’hanno convinta a firmare questo saggio? Ho vissuto in presa diretta molte vicende chiave per l’Europa, ne scrivo non per sentito dire ma perchè scambio regolarmente opinioni con un giro di persone europeiste. E mi sono reso conto che mentre avevano un approccio ciecamente europeista esprimevano un senso di inferiorità verso il loro paese, cercavano di distinguersene. Questo atteggiamento non lo condivido. Non si può essere acritici, deferenti verso l’Europa che ti salva e poi per ragioni opportunistiche prendere le distanze. Il tema del debito italiano è centrale in questo? Far sentire l’Italia colpevole nel modo in cui è avvenuto è devastante per le persone e genera movimenti autonomistici e secessionisti. E’ una risposta che ha le gambe corte andarsene dall’Ue, ma è la reazione emotiva cavalcata dai partiti antieuropeisti ora al governo, che sanno di dover fare i conti con un sistema di regole e istituzioni, con pesi e contrappesi che sono garanzia ma anche imposizioni. L’ex establishment italiano ha sottovalutato la sofferenza del nostro Paese? Il populismo non lo abbiamo solo in casa nostra, come dimostrano Polonia e Ungheria, ma certo la risposta alla crisi del debito tra il 2010 e il 2012 è stata sbagliata. Le misure per il risanamento, la gestione delle crisi bancarie, la solitudine in cui l’Italia è stata lasciata sul tema dei migranti dalla Libia hanno fatto il resto. La pressione alle riforme “sul modello di...”, e parlo soprattutto dell' inarrivabile Germania, ci ha frustrato. Il fatto poi che gli europeisti italiani col tabù della critica verso l’Europa fossero sempre in vista, a convegni, pieni di incarichi e mai realmente dalla parte dei cittadini vessati, ha prodotto la reazione in cui si sono inseriti Di Maio e Salvini. La vicende delle banche qui a Nordest ha pesato molto... Perchè è apparso chiaramente come la politica dei salvataggi bancari sia stata differente in Olanda e Germania rispetto all’Italia. Il bail-in? Quella direttiva è stata interpretata in maniera troppo severa nei nostri confronti. Lo dissi già nel 2012 che le banche andavano sostenute... la recente sentenza della Corte di giustizia ha dato torto alla Commissione europea esattamente sette anni dopo. Perchè parla di riscoperta dell’amor proprio? Non conoscono un altro paese europeo così inibito a riconoscere il proprio valore. Governi diversi, guidati da Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni non hanno esercitato capacità di critica verso l’Europa. Per complesso di inferiorità? Per paura di non essere ammessi ai grandi tavoli? Non significa essere antieuropei ma porre questioni: questo salto culturale non è mai stato fatto. Alla fine il risultato è quello di aver consegnato ai “nuovi smargiassi“, agli ombelicali di oggi, un’ Europa tipo Pravda e il monopolio dei dubbi e della critica mai esercitata prima. Come andremo alle elezioni europee, allora? Senza esserci chiesti cosa vuol dire davvero partecipare all’Europa, senza sapere come la vogliamo, senza avere stretto alleanze, perchè anche “quelli“ di prima hanno speso il loro capitale politico lavorando solo sono su sottrazioni di decifit e null’altro. Siamo isolati in questo momento, ed è una situazione pericolosa. Cerchiamo di salvarci allontanandoci. L’unico che ha detto qualcosa a Nordest contro questo è Carlo Calenda. Sostiene che il ministro Salvini è andato poco a Bruxelles, e che Di Maio ha saltato molte riunioni, ma il primo è andato tre volte a Mosca e il secondo due in Cina. La loro scelta non è tra Italia ed Europa ma cercano altro. Nè Trump, nè Putin nè la Cina offrono garanzie economico-finanziarie. Semmai vengono qui a prendere. •

Nicoletta Martelletto

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