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Il ritrovamento

L’esplosione di villa Pisa: dopo un secolo il nome del soldato deceduto

Per più di un secolo la sua identità è rimasta sconosciuta. Fino ad oggi, quando il suo nome è emerso dalle nebbie del tempo, nella forma di un biglietto manoscritto conservato nell’archivio storico del Comune. Agostino Morelli è il nome dell’unico soldato morto nello scoppio della polveriera di Villa Pisa, a Malo. 
Un evento accaduto esattamente 103 anni fa, il 25 marzo del 1919. L’identità dell’unica vittima civile, Caterina Panizzon, era nota: alla donna che con il suo corpo fece da scudo al neonato che stava accudendo, uccisa dal crollo di una trave, sarà dedicata una targa nel parco di largo Bolivia, in paese, con una cerimonia in programma per domani (sabato 26 marzo). Il nome del militare, però, era rimasto finora sconosciuto: a fare chiarezza su un mistero lungo più di un secolo è stato Gabriele Meggiorin, ricercatore dell’associazione Archeion di Malo.
Sono le 8 del 25 marzo 1919, a Malo, quando improvvisamente l’aria quieta della domenica mattina viene squarciata da un boato assordante. La popolazione, ancora sconvolta per la tragedia del primo conflitto mondiale, conclusosi da poco, viene attanagliata dall’angoscia. Al tempo non esistono smartphone, tantomeno internet; le notizie in tempo reale possono viaggiare solo con il passaparola. In breve, si viene a sapere che è saltato in aria il deposito di esplosivo e munizioni che era stato allestito dall’esercito italiano nelle barchesse della cinquecentesca Villa Muzani, detta “Pisa”, costruita da Giorgio da Campione su disegno di Pietro da Nanto con la supervisione di Andrea Palladio. Una tragedia che distrugge la villa, provoca due morti e un centinaio di feriti e che resterà impressa in maniera indelebile nella coscienza collettiva del paese. 
«Ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio, non c’era più», scrive Luigi Meneghello in “Libera nos a malo”, a testimonianza di come la violenza della deflagrazione avesse provocato danni anche in paese. Oltre alle cause dell’esplosione, mai chiarite, fino ad oggi il mistero era aleggiato anche sul nome di quel militare, di sentinella al deposito, che aveva trovato la morte quella fatidica mattina. Per fare luce su quel buco nero, Gabriele Meggiorin, assieme alla moglie Maria Maddalena Dal Zotto, ha dato il via ad una ricerca meticolosa tra le carte e i faldoni dell’archivio del Comune. «Ho consultato tutti i libri scritti su Malo, ma questo militare era rimasto sempre anonimo - racconta Meggiorin -. Da tempo avevo iniziato a studiare i faldoni dell’archivio storico del Comune. Mi sembrava impossibile che non si potesse trovare quel nome. In anagrafe non risulta l’atto di morte. Poi, un giorno, in archivio, ho trovato un foglietto scritto a mano, con calligrafia quasi illeggibile, per conto dell’allora pretura di Schio, nel quale si autorizzava la sepoltura di Caterina Panizzon e di un’altra persona, con un nome difficile da decifrare». 
A quel punto, il ricercatore dell’associazione Archeion decide di estendere il proprio campo d’azione. «Ho contattato Amos Conti dell’Istoreco di Reggio Emilia, l’istituto che si occupa di ricercare e aggiornare gli albi della memoria per conto di Onorcaduti del ministero della Difesa - continua Meggiorin -. Alla fine sono riuscito a risalire al nome: si tratta di Agostino Morelli, nato il 19 luglio 1899 a Marano Marchesato, in provincia di Cosenza, in forza al 4° reggimento artiglieria da fortezza, 510 batteria d’assedio». Il mistero è legato probabilmente al fatto che nella banca dati dell’istituto reggiano il militare risulta “morto a Villa Pisa per infortunio per fatto di guerra”, senza che sia specificato il territorio comunale di Malo. Un dettaglio che induce a pensare come neanche i familiari del militare, uno dei 135 caduti sepolti nel cimitero maladense, possano essere al corrente dell’accaduto, né a conoscenza dell’ubicazione delle sue spoglie. Al riguardo Meggiorin si dice intenzionato a contattare il sindaco del comune calabrese. Gli approfondimenti sono stati condotti con il supporto del Comune di Malo. «Ci fa piacere proseguano le ricerche affinché venga tenuta viva la memoria storica», sottolinea l’assessore alla cultura Silvia Berlato.

 

Matteo Carollo

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