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Il lutto

Addio a Giorgio Scalco: l’esperienza perfetta, la luce nella pittura

Il pittore è morto a Roma a 94 anni, mercoledì il funerale a Schio dove era nato. Ha avuto successo in Italia e all’estero

Scomparso a Roma giovedì scorso, all’età di 94 anni, il pittore scledense Giorgio Scalco lascia certamente un vuoto umano e professionale ma si tratta di un vuoto ricolmo di innumerevoli capolavori che resteranno. Di sicuro le sue opere sono il risultato di uno straordinario mestiere, peraltro perseguito con determinazione fino ad età avanzata; tuttavia è anche frutto di una capacità ‘interiore’ di connettere il proprio destino di artista con la realtà esterna, vista, attentamente guardata, pesata in ogni minimo dettaglio in contesti che, trasposti sulla tela, rappresentano ciascuno un microcosmo perfettamente concluso e totale; una realtà in cui tutti gli elementi trovano la loro giusta posizione, rendendola ‘viva’ e contemporaneamente ‘metafisica’.

In una autobiografia la spiegazione della sua arte

C’è un’affermazione contenuta in una autobiografia di Scalco, scritta per un testo monografico edito nel 2000, in cui egli si racconta à rebours e che fornisce, in parte, la spiegazione dei piccoli miracoli che costituiscono i suoi quadri. Ricordando le riflessioni che lo agitavano all’inizio di carriera, negli anni Cinquanta, riferiva del suo universo artistico pieno di progetti e aperto alle esperienze di quegli anni, i cui contorni egli andava progressivamente affinando e definendo: “costruivo il futuro di una pittura che mi somigliasse”.

Poi si è dato che la sua produzione abbia riscosso costantemente un grande successo a livello sia nazionale che internazionale. Ha sempre avuto come oggetto di indagine e di rappresentazione “le cose sensibili e il loro incontro con la luce”. Come dire che si tratta di una pittura in cui si ‘capisce’ chiaramente ciò che è dipinto: com’è ma anche come si sa che è, in un colloquio magico e perfetto di esperienza tra il pittore e il suo pubblico.

Ovviamente, non è così semplice, in quanto queste “cose sensibili” di cui parla e che descrive nei suoi quadri sono evidentemente individuate e collocate con criteri che le rendono non catalogabili né come semplici ritratti, né come nature morte, né come scene d’interno, né come paesaggi. Figure (spesso femminili e bambine: Clara, Daria, Ninetta, Arianna, Elena…); serene vedute di ‘familiari’ borghi montani, estivi e invernali, dal nitore primigenio; suppellettili, verdure, fiori, frutti che vivono in una luce soffusa e speciale che, parendo ovvia nella sua naturalità, è generata dal candore riflesso di tovaglie e di muri sopra o accanto i quali si trovano ad essere, misteriosamente ma certo non a caso. Giorgio Scalco, dopo aver frequentato Giurisprudenza a Milano, si trasferì a Roma dedicandosi alla grafica e all’illustrazione.

Era diplomato in architettura scenica

Diplomato in Architettura scenica, ottenne il Ciak d’Oro della Presidenza del Consiglio e nel 1958 riprese a dipingere dedicandosi anche al mosaico e agli affreschi. Collaborò con la Guildhall Art Gallery di Londra e viaggiò negli Stati Uniti e in Russia. Espose con importanti gallerie italiane, come la Galleria Forni di Bologna e la Galleria Sindoni di Asiago e in numerose personali tra cui al Grand Palais di Parigi, alla Galleria Steltman di Amsterdam, alla Galleria Solomon di Londra, alla Galleria Prom di Monaco, al London Fair, l’ ICAF di Los Angeles, il “Die Kraft der Bilder” di Berlino.

Le esequie si terranno a Schio nella chiesa di S. Antonio

Dal 1968 al 1992 fu titolare di cattedra presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Le esequie si terranno a Schio, nella chiesa di Sant’Antonio, mercoledì 20 settembre alle ore 10.30.

Giovanna Grossato

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