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Il Gioiello di Vicenza prende forma con l'argento donato

ANTEPRIMA. Mostrati il vassoio e S. Lorenzo
Viene usata tecnologia al laser Continua la raccolta fino a Natale
Ecco il vassoio e il primo microedificio del Gioiello di Vicenza
Ecco il vassoio e il primo microedificio del Gioiello di Vicenza
Ecco il vassoio e il primo microedificio del Gioiello di Vicenza
Ecco il vassoio e il primo microedificio del Gioiello di Vicenza

Il Gioiello di Vicenza sta nascendo. Nei giorni scorsi a palazzo Leoni Montanari sono stati mostrati i primi pezzi: il vassoio rotondeggiante che sosterrà tutto l'impianto e la riproduzione della chiesa di San Lorenzo, il primo dei 300 microedifici che riprodurranno la città del Cinquecento. Il progetto nato nella primavera del 2010 con un concorso di idee per ricreare il modello di Vicenza realizzato in argento nel 1578, oggetto attribuito all'orafo Giorgio Capobianco su progetto di Andrea Palladio, sta camminando con la giusta lentezza dell'opera collettiva che si regge essenzialmente sul volontariato popolare e dei tecnici. Eppur procede. La raccoltà dell'argento usato - oltre 50 kg quelli donati dai vicentini - è di per sè sufficiente a costruire l'opera ma proseguirà ancora fino a Natale nelle dieci oreficerie autorizzate (Pavan, Ageno, Dal Ponte, Da Rin, Soprana, Donegà, Re Mida, Zoccai, Marotto, Daniela Vettori) perchè il prezioso metallo in eccesso servirà a finanziare il libro che racconta l'opera e la teca per esporlo. Al Leoni Montanari, ospiti di Intesa San Paolo, sono intervenuti il presidente del Comitato per il gioiello di Vicenza, Davide Fiore, che ha sottolineato come tutta l'operazione «sia un esperimento nel campo dei beni culturali, scoprendo che oggi come del XVI secolo ci sono condizioni storico-economiche simili che portano i vicentini a donare per un simbolo prezioso legato al loro santuario». Il gioiello argenteo infatti venne offerto - come provano sei dipinti a olio che lo hanno riprodotto - alla Madonna di Monte Berico per scongiurare la peste a fine Cinquecento. Il modello venne distrutto dalle truppe napoleoniche nel 1797. Oggi in tempi economicamente difficili, i vicentini non hanno esitato a rispondere all'appello per ricostruire quell'antico ex-voto donando l'argento di casa per un'opera moderna, progettata dall'architetto Romano Concato di Trissino, vincitore del concorso indetto nel 2010. Proprio a Concato è stato riaffidato il compito di perfezionare calcoli e progetto perchè oltre alle perizia artigianale dell'argentiere Carlo Rossi partecipa ora al progetto la Legor Group di Bressanvido con macchinari molto sofisticati, che sperimenta per la prima volta sull'argento la tecnologia a laser “Plm”. Il Gioiello, 60 centimetri di diametro, peserà alla fine una ventina di chili.N.M.

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