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FISCHER L’ARTE CHE
SI SCIOGLIE

Bruno & Yoyo, 2015, scultura in cera paraffina e microcristallinaAlla 50° Biennale Fischer ha fatto sciogliere il  Ratto della Sabina Big Clay, una delle monumentali sculture in metallo alta 12 metri
Bruno & Yoyo, 2015, scultura in cera paraffina e microcristallinaAlla 50° Biennale Fischer ha fatto sciogliere il  Ratto della Sabina Big Clay, una delle monumentali sculture in metallo alta 12 metri
Bruno & Yoyo, 2015, scultura in cera paraffina e microcristallinaAlla 50° Biennale Fischer ha fatto sciogliere il  Ratto della Sabina Big Clay, una delle monumentali sculture in metallo alta 12 metri
Bruno & Yoyo, 2015, scultura in cera paraffina e microcristallinaAlla 50° Biennale Fischer ha fatto sciogliere il  Ratto della Sabina Big Clay, una delle monumentali sculture in metallo alta 12 metri

Firenze non cessa di sorprendere. Il progetto innescato nel 2015 di avviare un nuovo Rinascimento di dibattiti ospitando l’arte contemporanea più clamorosa, capace di dare visibilità internazionale alla città dei Medici, è arrivato alla terza puntata. Dopo le opere dell’americano Jeff Koons (2015, il Pluto e Prosperpina in acciaio dorato in piazza della Signoria, il Fauno Barberini con la sfera azzurra nel palazzo) e quelle del fiammingo Jan Fabre (2016, il tartarugone in piazza della Signoria, la mostra al Forte Belvedere, corazze e teschi fatti di scarabei dentro Palazzo Vecchio), è in arrivo Urs Fischer. L’artista di Zurigo con casa a NY, 44 anni, intelligente quanto urticante, per l’evento “In Florence“, concomitante alla XXX Biennale internazionale dell’Antiquariato, dal 22 settembre per tre mesi porterà lungo l’Arno due opere dal contrasto stridente con le quinte dove verranno collocate: in piazza della Signoria verrà innalzato un monumentale esemplare della serie Big Clay, un “pongo“ informe in acciaio di una dozzina di metri, una forma primordiale e totemica che sembra un modellino di argilla da studio, prestata dalla V.A.C. Foundation Collection; e sull’Arengario di Palazzo Vecchio, tra la riproduzione del David di Michelangelo e quella di Giuditta e Oloferne di Donatello, ecco un doppio ritratto in cera, due sculture colorate che si consumeranno giorno dopo giorno accendendo lo stoppino interno, entro un mese. I due personaggi scelti sono Fabrizio Moretti, co-organizzatore di In Florence, e il critico d’arte Francesco Bonanno,che ha portato Fischer a Firenze.

Si ripete quell’urto creativo che da quasi tre anni anima dibattiti e polemiche in una città divisa fra lo sfregio al luogo civico antico più caro ai fiorentini e l’apertura a letture nuove dell’arte.

Fischer a Firenze si era già ispirato, quando nel 2011, nella sua terza presenza alla Biennale d’arte, aveva portato all’Arsenale una riproduzione in grandezza reale del Ratto della Sabina del Giambologna, uno dei capolavori di statuaria rinascimentale che si trova sotto la Loggia dei Lanzi. La statua e il visitatore che l’ammirava si sono squagliati lentamente nell’arco delle settimane della mostra in laguna, modificando la percezione dell’opera sia nello spazio che nel tempo. Ed è proprio sulla cronodimensione che Fischer innesta una sue sfide autodistruttive, con le quali si misura, a partire dallo chalet costruito interamente di pane ai pianoforti accartocciati.

Quotidiano e immaginario sono continuamente rivestiti di nuove forme, come dimostrò nella personale a Palazzo Grassi nel 2012 e prima ancora nelle collettive fin dal 2006.

L’artista è certamente già emerso, una star nel panorama internazionale, cui Firenze - per voce del sindaco Dario Nardella - guarda con curiosità: «Dobbiamo sfidare i pregiudizi e le ideologie di comodo, godiamoci con stupore e sorpresa le opere. Siamo pronti ad accogliere l'energia poetica di questo straordinario artista, assieme alle emozioni e discussioni che le sue invenzioni provocheranno. Firenze ormai si è aperta al contemporaneo, è un laboratorio e non vuole ridursi a essere una bella vetrina, una città museificata».

Per Bonami «Fischer è uno degli artisti più influenti della propria generazione. La sua produzione spazia dalla scultura alla pittura, dal design all’editoria: un artista a 360 gradi e “Rinascimentale” in senso del tutto nuovo. In tutto il suo lavoro non sono gli elementi materiali ad essere protagonisti, seppur essenziali, ma i contenuti ed i messaggi che comunicano in modo diretto allo spettatore». La scelta dei due personaggi nasce da uno studio della loro fisionomia compiuto dall’artista nel corso dei vari incontri avuti con loro per la preparazione di questo progetto.

Nicoletta Martelletto

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