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A due anni dalla morte

Vitaliano Trevisan e le geometrie della vita

“La trilogia di Thomas”riprende tre testi dello scrittore: “ Il ponte” “I quindicimila passi” e “Un mondo meraviglioso”
Lo scrittore Vitaliano Trevisan ( 1960- 2022). Per i tipi di Einaudi esce un nuovo libro
Lo scrittore Vitaliano Trevisan ( 1960- 2022). Per i tipi di Einaudi esce un nuovo libro
Lo scrittore Vitaliano Trevisan ( 1960- 2022). Per i tipi di Einaudi esce un nuovo libro
Lo scrittore Vitaliano Trevisan ( 1960- 2022). Per i tipi di Einaudi esce un nuovo libro

Scrivendo “Il ponte”, uscito nel 2007, Vitaliano Trevisan si rende conto che questo libro chiude idealmente una trilogia aperta con “Un mondo meraviglioso” e continuata con “I quindicimila passi”. In varie interviste li definisce “i miei primi tre non romanzi” indicando, con questa negazione, una concezione della scrittura intesa come organismo libero da meccanismi letterari predefiniti e la volontà di far esplodere qualsiasi traccia di trama nel senso stretto del termine. Ad esempio, in questi tre libri, in modo più marcato nel secondo (Thomas indaga sulla misteriosa sparizione del fratello) e nel terzo (Thomas, dopo la morte del cugino Pinocchio, cerca di fare chiarezza su un tragico episodio del passato), Trevisan riprende alcuni stilemi del thriller portandoli però alle estreme conseguenze, fino a farli deflagrare ed ibridandoli con una forte matrice saggistica.

Emblematica la frase che chiude “I quindicimila passi”

«Siccome mancano gli uomini coerenti, non si hanno neanche azioni letterarie coerenti». Questi “tre testi narrativi della lunghezza di un romanzo”, per riprendere un’altra definizione di Trevisan, vengono ora raccolti da Einaudi in un unico volume dal titolo “Trilogia di Thomas” (pagg. 408). Questa pubblicazione, arricchita da una preziosa postfazione di Emanuele Trevi, esce in concomitanza con il secondo anniversario della morte di Vitaliano Trevisan avvenuta a Crespadoro il 7 gennaio 2022.

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Il protagonista è Thomas

Come appare evidente fin dal titolo, i tre libri sono accomunati da un unico protagonista, Thomas. Questo nome vuole essere un omaggio esplicito a uno degli indiscussi maestri di Trevisan, insieme a Samuel Beckett, ovvero il romanziere e drammaturgo austriaco Thomas Bernhard. Da lui lo scrittore vicentino riprende, in modo del tutto personale e adattandola ad un altro contesto, la vorticosa e ossessiva voce monologante del protagonista che in Trevisan si trasforma in un assolo musicale, percussivo e sincopato, che non ha e non dà tregua. 

Il protagonista dei tre testi è uomo scisso, lacerato, assediato da fantasmi immaginifici e dal pensiero ricorrente della morte («la scrittura ha sempre un conto in sospeso con la morte») che, in virtù del suo spaesamento esistenziale, riesce a vedere la realtà con uno sguardo lucido, feroce e disincantato. 

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L'ipocrita provincia vicentina

Nulla sfugge ai colpi d’ascia di Thomas: l’ipocrita provincia vicentina, specchio di una marcescenza universale, viene sezionata in modo implacabile, i luoghi comuni fatti a pezzi, istituzioni sacre come la religione, la famiglia, la patria – Dio anima e mondo - vengono totalmente demitizzate.

In assenza di una trama vera e propria, ciò che tiene insieme la narrazione, fortemente digressiva, di questi tre non romanzi, oltre alla voce di Thomas, è soprattutto il percorso fisico che il protagonista compie e che diventa anche un percorso strutturale: “Un mondo meraviglioso” si svolge soprattutto all’interno delle mura di Vicenza, “I quindicimila passi” segue i passi di Thomas sia dentro che fuori le mura della città, “Il ponte” ritorna lungo una direttrice che attraversa i luoghi periferici della provincia vicentina. Ma lo scrittore non si limita a questo: cerca piuttosto di indagare come il paesaggio nella sua concretezza entri nella testa e nel modo di pensare di Thomas.

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Il rapporto fisico col paesaggio

Un bell’esempio del rapporto fisico dello scrittore con il paesaggio emerge da questo gustoso aneddoto raccontatoci dal giornalista vicentino Antonio Stefani: durante la stesura de “I quindicimila passi”, Trevisan non di rado percorreva a piedi la strada che da Cavazzale porta a Vicenza, verificandone il numero di passi. Arrivato al “Discotape”, in corso Fogazzaro, per acquistare dischi jazz - genere che amava enormemente -, era solito esclamare, a denti stretti: “a pìe da Cavasale a Vicensa e gnanca un marciapìe” e giù una sonora bestemmia. Lo scrittore vicentino si inserisce a pieno titolo nella tradizione degli scrittori camminatori: come il suo protagonista, anche per lui, camminatore solitario all’interno della periferia diffusa, è necessario, per vedere davvero la cosiddetta realtà ed il paesaggio, camminarci in mezzo, attraversarli fisicamente con mente sgombra da preconcetti.

Dopo questa trilogia, pur rimanendo fedele a sé stesso, Trevisan apre un nuovo capitolo della sua produzione che porterà ad altri due straordinari non romanzi: “Works” e “Black Tulips”. “Il ponte”, il suo libro forse meno compreso e più politico, in cui l’invettiva contro l’imbecillità e l’insensatezza del mondo raggiunge un’incandescenza quasi accecante, rappresenta un punto di svolta. 

Da qui Vitaliano Trevisan rinuncerà al suo alter ego Thomas, l’io narrante diventerà meno ipertrofico e più leggero, lo stile, pur mantenendo un carattere fortemente musicale e ritmico, assumerà una cadenza più ariosa e un passo più vario. Indiscussa protagonista dei suoi libri resterà la scrittura, sua ragione di vita, sua “fede senza speranza”. Non è un caso che nelle prime pagine di “Un mondo meraviglioso”, Thomas pronunci queste parole: «Scrivere vivere non scrivere non vivere. E anche se a volte ho l’impressione che lo scrivere possa contenere il non vivere, non mi passa neppure per la testa che il vivere contenga il non scrivere».

Fabio Giaretta

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