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Il Giorno della Memoria

«Una vergogna strumentalizzare la Shoah per le vicende politiche di Israele»

di Nicoletta Martelletto
Il prof. Davide Assael sugli attacchi anti giudaici : «Il popolo ebreo non è la guerra in corso, mossa da profonda crisi politica»
Davide Assael: il filosofo e docente ebraico è presidente dell'“Associazione Lech Lechà, per una filosofia relazionale”
Davide Assael: il filosofo e docente ebraico è presidente dell'“Associazione Lech Lechà, per una filosofia relazionale”
Davide Assael: il filosofo e docente ebraico è presidente dell'“Associazione Lech Lechà, per una filosofia relazionale”
Davide Assael: il filosofo e docente ebraico è presidente dell'“Associazione Lech Lechà, per una filosofia relazionale”

Prof.Assael gli ebrei sono popolo piccolo ma “potente”?
Intendiamoci sul termine: potente nel senso politico e storico no, non abbiamo dato vita ad imperi, siamo stati ghettizzati e sterminati. Vero invece che la cultura ebraica ha avuto una forte influenza sulla cultura occidentale e che il popolo ebraico è vivo, mentre altri - dai babilonesi ai greci e ai romani - li studiamo sui libri di storia. Il nucleo fondante sono valori universali come libertà, giustizia, uguaglianza che creano intersezioni culturali con tutti i popoli. Un esempio: ci sono gospel cantati dagli schiavi dedicati a Mosè, che certo non è un loro prodotto culturale, ma è invocato come i liberatore dalla schiavitù. La tensione alla libertà è cultura biblica che si apre all’universalismo.

La cultura ebraica ha resistito ai secoli e a tragedie immani, da dove viene la sua forza?
Forza non è durezza né rigidità, ma è malleabilità, la capacità di resistere alle circostanze. C’è un pregiudizio diffuso in questi ultimi anni utilizzato anche in riferimento alle situazioni mediorientali, secondo cui gli ebrei sono un popolo traumatizzato che reagisce alle provocazioni in quanto la sua memoria è condizionata da quanto ha subito. Niente di più falso. Persecuzioni, discriminazioni e tentativi di annientamento anche nella forma ingegnerizzata della Shoah non sono prerogativa degli ebrei, ma di tanti popoli: i nativi americani, rom e sinti, la gente di colore schiava per secoli. E’ l’elaborazione del trauma la capacità degli ebrei partire dalla figura identitaria, Abramo che nella Genesi risponde al cambiamento, allo strappo dalla sua terra per dirigersi al luogo che gli verrà mostrato, prima delle dieci prove che dovrà affrontare, scampando al fuoco e alla morte. Accadrà a chi è sopravvissuto alle camere a gas e come Abramo elabora il trauma e lo traduce in una società più giusta..

Quale il valore più tipico di questa cultura?
Facile dire la giustizia, mentre è l’amore per il cristianesimo e la sottomissione per l’Islam. Ma nella giustizia ci sono tutti i valori che non sono in contrapposizione con la compassione e la misericordia cristiana. La giustizia è un atto di misericordia perché protegge il più debole dalla sopraffazione. Il percorso monoteista va pensato nella continuità di religioni sorelle, non per contrapporle.

Perché passa l’idea che siano gli ebrei la principale ragione di instabilità in Medio Oriente?
Un pregiudizio diffuso e privo di elementi analitici: il Medio Oriente è scosso da fenomeni macroscopici, guardiamo ad Iraq, Afghanistan Siria, Libia... Israele non compare minimamente. Certo ha le sue responsabilità nel conflitto in atto con Gaza, la critica è giusta ma su categorie storiche e politiche.

A chi conviene il permanere del conflitto con i palestinesi?
Non abbiamo la prospettiva storica per chiarire l’efferato attacco di Hamas del 7 ottobre ma ci sono due attori sotto accusa. Primo: Hamas non trova alcun soggetto che appoggi nel mondo arabo la sua azione militare anti israeliana, appare isolato e in ogni futuro assetto sarà il responsabile della destabilizzazione della regione dopo che era stato firmato lo storico accordo di Abramo, con l’apertura esplicita dell’Arabia Saudita. L’altro soggetto che sta dilapidando il proprio potere è Netanyahu con la compagine di un governo suprematista e razzista, condizionato anche dalle sue private vicende giudiziarie: ricordiamo che in Israele primi ministri sono finiti in prigione. E’ responsabile di aver scoperto il fronte sud, di un folle progetto di espansione indefinita negli insediamenti fino alla Cisgiordania. Una strategia fallimentare che non trova riscontro nella società civile israeliana ed ha messo il paese in un guaio gigantesco. Netanyahu ha cavalcato per quasi 30 anni il rancore di quella società israeliana contraria agli accordi di Oslo tra Rabin e Arafat ed ha dipinto Rabin come un nazista: oggi il suo Likud non avrebbe la metà dei seggi in parlamento.

Orai la Memoria rischia di essere travolta dalle proteste.
Sarà una giornata diversa col tentativo di pervertire il ricordo della Shoah in funzione anti israeliana, persino usandole parole di Primo Levi come strumento di propaganda politica. Chi lo fa deve vergognarsi. Non mi spingo a chiedere di impedire le manifestazioni pro Palestina o pro Israele, ma è vergognoso che si cerchi di profanare la Shoa a causa della guerra in corso: sui resti dei campi di sterminio si è costruita l’Europa moderna, gli stereotipi anti giudaici sono fuori luogo. Il presidente Mattarella lo ha detto chiaramente: no allo scontro di civiltà, no ai sentimenti islamofobi e antiebraici, i popoli non sono responsabili delle scelte sciagurate dei loro leader.

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