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L'intervista

Simone Filippini: «Da Tik Tok ad un romanzo tutto mio. Ma la vita vera è fuori dai social»

di Chiara Roverotto
Il libro del tiktoker vicentino @ilgrammaticoantipatico verrà presentato oggi, martedì 30 gennaio, a Bassano
Simone Filippini, sceneggiatore pubblicitario, insegnante di chitarra, tiktoker e ora autore
Simone Filippini, sceneggiatore pubblicitario, insegnante di chitarra, tiktoker e ora autore
Simone Filippini, sceneggiatore pubblicitario, insegnante di chitarra, tiktoker e ora autore
Simone Filippini, sceneggiatore pubblicitario, insegnante di chitarra, tiktoker e ora autore

Non c’è lo skyline dei grattacieli anche se inizia da una città del Canada, ma quello di una paese di provincia: Marostica. E si può partire dalla strada e osservare in quanti modi diversi si muove il denaro, spesso illecito, tra personaggi che arrivano dall’Est Europa, donne che vengono sfruttate, giri di droga, immigrati abusivi, vecchie fabbriche. Il primo libro di Simone Filippini “La fabbrica del diavolo” (Sonzogno editore, 320 pagine) che verrà presentato oggi, martedì 30 gennaio, alle 18 alla libreria Palazzo Roberti di Bassano - in dialogo con lo scrittore veneziano Andrea Molesini - è un mosaico a tratti inquietante e avvincente animato da un’idea: raccontare uno spaccato, disseppellire luoghi comuni, esplorare l’amicizia, ma anche il “marcio” di una società. Ne è uscito un noir avvincente; tutto inizia con un giovane, Kevin che dal Canada si trasferisce a Marostica con la famiglia. Un cambiamento che lo disorienta finché non trova due giovani della sua età: Sara e Andrea. 

Filippini come esordio non si è risparmiato nulla. Il modo che rappresenta non è dei migliori, come è nato il libro?
Abito vicino ad una fabbrica abbandonata e fin dalla mia infanzia è sempre stato un luogo proibito ma anche sul quale fantasticare con gli amici. Il libro è ambientato nel 2004 quando gli smarthphone non c’erano ancora e le dinamiche, anche sociali, erano molto diverse da quelle di oggi. Allora avevo 13 anni e avere un ragazzo straniero in classe non era tanto scontato, c’erano curiosità e anche molti pregiudizi. Per cui mi interessava raccontare anche quello spaccato legato all’amicizia e a quello che rappresentava. 

E la trama thriller perché di questo si tratta?
Al mio amore per Stephen King, e ancora per Richard Harold Lansdale un altro grande punto di riferimento.

Ma nel libro c’è più Filippini o @ilgrammaticoantipatico?
Decisamente ci sono io, il libro è nato prima delle mie apparizioni su Tik Tok, anzi sono state una conseguenza. Diciamo che quando ho iniziato, nell’ ottobre del 2022, mi avevano consigliato di aprire un blog, di farmi notare poi non avrei mai pensato di avere tanti followers. Ma quella è solo la parte social, il libro era qualcosa che maturavo da tempo. L’ho inviato ad una decina di case editrici e Sonzogno mi ha risposto. Ed è stata una sorpresa: proprio quando stavo pensando all’autopubblicazione mi sono trovato un contratto in mano. Un sogno.

Di professione fa lo sceneggiatore pubblicitario ed insegna chitarra in una scuola di musica: la scrittura dove la sistema? 
Ho sempre sostenuto che nella vita so fare due cose: suonare la chitarra e scrivere. Farle diventare un lavoro era il mio sogno e un po’ alla volta ci sto riuscendo. E per la scrittura devo ringraziare la mia maestra delle elementari che mi ha sempre incoraggiato ad esprimermi anche con la poesia.

Però, sono ambiti diversi?
Credo che spaziare per la nostra generazione sia un imperativo. Come amo il blues il fanky, la musica di Prince, Jimi Hendrix, i Pink Floyd, mi è sempre piaciuta anche la letteratura italiana del Trecento: Dante, Boccaccio, Petrarca. 

Come è nato il @grammaticoantipatico?
Un giorno ho postato un video con un quiz sulla letteratura italiana e in poche ore ci sono state oltre 30 mila persone che l’hanno seguito. Inoltre, chi mi scriveva mi chiedeva di continuare e così ho fatto proponendo sempre quiz con il ripasso delle regole grammaticali. Poi, ho spiegato come scrivere un tema di italiano e chi mi seguiva aumentava di giorno in giorno.

Torniamo al libro, i personaggi come sono nati?
In Kevin c’è sicuramente una parte autobiografica, Andrea è uno dei miei migliori amici, Sara a cui ho cambiato il nome all’ultimo momento perché era morta un’amica che mi era molto cara, è un mix di ragazze che ho conosciuto. Non ho inventato nulla. Ho attinto alla realtà. 

E lo scrittore Andrea Molesini che presenta il suo libro?
Era il mio docente universitario, ho fatto con lui la tesi della triennale. Non accettava molti studenti, ma li seguiva e questo mi ha aiutato molto, era sempre disponibile, mi ha dato ottimi consigli. 

Come li vede i giovani oggi?
Ho una grande fiducia in loro, ma mi rendo conto che il 90 per cento di loro interagisce attraverso i social, so bene che non spetta a me dirlo. Per questo ho ambientato il libro nel 2004 per porre l’accento su come sia indispensabile avere amicizie in carne ed ossa fuori dalle piattaforme, interagire con le persone sempre e comunque. 

Altri progetti?
Ho ancora due libri nel cassetto: un horror ambientato negli States e ancora un giallo che sto costruendo a piccoli pezzi.

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