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L'intervista

Ranucci, volto di Report: «Santanchè e Tosi fanno ancora politica. Non c'è normalità in tutto questo»

Oggi, venerdì 5 aprile, il giornalista sarà ospite a Bassano del Grappa per presentare il suo nuovo libro
Sigfrido Ranucci, giornalista e volto della trasmissione Report su Rai 3
Sigfrido Ranucci, giornalista e volto della trasmissione Report su Rai 3
Sigfrido Ranucci, giornalista e volto della trasmissione Report su Rai 3
Sigfrido Ranucci, giornalista e volto della trasmissione Report su Rai 3

Il giornalismo d'inchiesta è il suo pane quotidiano. Ha iniziato in Rai nel 1990 e, come inviato, si è occupato del traffico illecito dei rifiuti legati alla mafia. Ha raccontato l'attentato alle Torri gemelle a New York nel 2001, le guerre nei Balcani e in Medio Oriente con servizi improntati sulla violazione dei diritti umani. Da marzo del 2017 conduce il programma televisivo "Report" su Rai 3 che ha ereditato da Milena Gabanelli.

Stiamo parlando di Sigfrido Ranucci, nato a Roma il 24 agosto 1961 che ha scritto un nuovo libro "La scelta" (Bompiani, 324 pagine uscito il 4 febbraio), che presenterà oggi, 5 aprile, alle 18 alla libreria Palazzo Roberti di Bassano. Nel libro si raccontano le inchieste più importanti condotte fino a questo momento, la difficoltà nello scegliere il giornalismo d'inchiesta con tutto quello che comporta, anche sul piano giudiziario. Ma ci sono anche pagine e racconti personali dedicati al padre, atleta e finanziere di grande carisma, al suo maestro Roberto Morrione fondatore di Rai News 24, e molto altro che aiuta a comporre l'immagine di un professionista che non smette mai di porsi domande, di chiedersi sempre "qual è la scelta giusta" per lui e per i lettori, per quella che in questo Paese continuiamo a definire legalità o, meglio, giustizia sociale.

Ranucci perché scrivere un libro, tirando le fila della sua esperienza professionale?

Nasce da un'idea di consapevolezza. Ormai viviamo dentro un corpo malato che considera normale tutto quello che sta accadendo, sia sul piano sociale che politico.

Qualche esempio?

Rimanendo sull'attualità, pensavo di avere chiuso i conti con alcuni politici che hanno avuto un ruolo di condizionamento, non indifferente, nei confronti delle istituzioni.

Chi?

Denis Verdini per citarne uno. Un ex senatore della Repubblica che - prima nelle vesti di coordinatore di Forza Italia, poi con il Popolo delle libertà e, infine, con Ala - sta scontando una condanna definitiva di sei anni per il crac del Credito Cooperativo e cinque per il fallimento della società Toscana edizioni torna in carcere dopo essere stato ai domiciliari perché sarebbe andato al ristorante con il figlio Tommaso offrendo consulenze sulle commesse Anas. Pensavo che i conti con alcuni politici che hanno influenzato le istituzione fossero finiti, e invece proseguono.

Anche Flavio Tosi le ha creato qualche problema?

Quello fu un momento molto difficile della mia carriera. Mi accusò di avere costruito un dossier falso contro di lui utilizzando fondi neri della Rai. Venne condannato per diffamazione, ma nelle scorse settimane ho scoperto che è candidato alla presidenza della Regione Veneto. Credo che nessuno come lui abbia minato la libertà di stampa. Davanti a queste persone e a molte altre ho deciso fosse giunta l'ora di scrivere: perchè siamo tutti di fronte ad una scelta.

Il giornalismo d'inchiesta è finito in Italia?

Dipende dal prezzo che siamo disposti a pagare come professionisti. Dalla sfera privata, ai rischi per la nostra vita fino alle querele che arrivano. In Italia ci sono 250 giornalisti sotto tutela e 22 sotto scorta. Se non è un'anomalia questa, che cosa lo è? Come la vogliamo chiamare? E accade solo in Italia.

Che cosa le ha insegnato Milena Gabanelli?

Averla vicina per 12 anni nella redazione di Report è stato un esempio di rigore e dedizione. Sicuramente mi ha insegnato a non fermarmi mai, davanti a nulla.

Ma i giovani reporter, a suo avviso, come stanno lavorando?

Le nuove generazioni hanno enormi possibilità tecniche, ma i contenuti non si trovano sul web, anzi quello rimane un terreno paludoso, come una sorta di bibliotecario ubriaco che ti fa vedere quello che vuole. Le notizie, le storie si trovano sempre e solo per strada.

Il Parlamento non ha votato la sfiducia alla ministra Santanchè: che cosa ne pensa?

Credo che dopo quello che abbiamo raccontato su Rai 3, la vicenda non doveva nemmeno passare attraverso le nostre istituzioni. Report ha proposto un'informazione corretta e anche in Parlamento il ministro non ha rappresentato la realtà, ma l'ha omessa.

In questo anno e mezzo è cambiata l'informazione?

La degenerazione è dovuta ai social. Si comunica per spot e per numero di like. L'informazione tocca il momento peggiore quando non c'è contraddittorio, quello che impedisce ai cittadini di avere un'informazione corretta. Le dirette non sono attendibili se viene fornita solo una versione.

Chiara Roverotto

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