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Il libro-scoop di O'Connor

Paola Del Din e due partigiane vicentine tra le 007 "Angeli di Churchill"

di Chiara Roverotto Marco Scorzato
Dai dossier desecretati dal regno Unito le 24 donne che erano agenti segreti: tra loro Mary Arnaldi e Leda Santi Scalabrin

Le chiamavano "Angeli", erano tutte donne. Italiane, antifasciste e coraggiose. Dall'insegnante alla sarta, dalla scrittrice alla studentessa: partigiane, e questo si sapeva; ma anche agenti segreti al servizio dell'intelligence britannica - Soe, fondata da Winston Churchill nel 1940 - e questo è lo scoop dello storico inglese Bernard O'Connor. Tra i 24 nomi svelati in un libro appena sfornato, compaiono anche quelli di due vicentine: Mary Arnaldi di Dueville, e Leda Santi Scalabrin, di Fara Vicentino, oltre alla partigiana più nota, la cadorina Paola Del Din, vicentina d'adozione da quando la base Usa di Vicenza è intitolata al fratello Renato.

Le 24 donne che erano agenti segreti della Gran Bretagna

"Gli angeli italiani di Churchill" è il titolo del libro in cui O'Connor, uno dei massimi esperti d'Oltre Manica della storia della Seconda Guerra Mondiale, apre una nuova prospettiva sulla vita di queste donne e sulla parabola della Resistenza italiana. Lo fa pescando dai file che nell'ottobre scorso sono stati desecretati dai National Archives britannici e che rivelano uno spaccato inedito. Ogni file relativo a ciascuna delle 24 collaboratrici dei servizi segreti di Sua Maestà contiene un dettagliato resoconto delle azioni di ciascuna, sia aspetti legati alle abitudini di vita quotidiana, sia i report di missioni, spostamenti e attività durante il periodo della Resistenza.

Gli altri "angeli" della Resistenza

Con Del Din, Arnaldi e Santi Scalabrin, c'erano altri 21 "angeli": Anna Vishovitch, Fausta Cialenti in Terni, alias usato Fausta Francione; Maria Ciofalo, Maddalena Dufour, Anna Maria Cialvi, Anna Danti, Enrica Filippina-Lara, Augusta Langha, Olga Molinatti; e ancora Maddalena Madureri, Elda Pandini, Carla Boattini, Anna Maiano in Irgher, Anna Sabbadini, Ida Serafino Bastianello, Ines Pasquarelli, Elide Galloni, Maria Rigeli, Paola Del Din, nome in codice Renata, Emma Bocchi, Francesca Carabelli e Anna Giovannini.

Paola Del Din, vicentina di adozione

La partigiana nata a Pieve di Cadore nel 1923 è l'unica ancora in vita e ha compiuto 100 anni il 22 agosto scorso. Subito dopo l'Armistizio entrò nella Resistenza nella Brigata Osoppo, in Friuli Venezia Giulia, prendendo poi il nome di battaglia "Renata". Lo fece in onore del fratello morto in battaglia contro i nazifascisti. Paola Del Din fu prescelta per portare al Sud importanti documenti operativi al Comando alleato e fu la prima donna in Italia a lanciarsi col paracadute nel cielo del Friuli alla vigilia della Liberazione. Nell'atterraggio si ruppe una caviglia ma, claudicante, riuscì a passare le linee di combattimento per recapitare informazioni ai reparti alleati avanzanti.

La medaglia d'oro al valor militare

«Bellissima figura di partigiana seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i compiti affidatile, dimostrando sempre elevato spirito di sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della libertà»: con queste parole gli è stata conferita la medaglia d'oro al valor militare. «Non mi stupisce che escano i nomi di queste partigiane vicentine - afferma Alba Lazzaretto, storica e Accademica olimpica - stiamo parlando di donne colte, coraggiose, che avevano incarichi importanti e che si sapevano muovere benissimo. E questo vale sia per Mary Arnaldi che per Leda Scalabrin della quale forse sappiamo un po' meno».

Mary Arnaldi, medaglia di bronzo

Arnaldi e Scalabrin Mary Arnaldi è morta nel 2016 a 104 anni fu la più longeva delle staffette partigiane vicentine, medaglia di bronzo per il suo impegno nella Resistenza e sorella del Giusto tra le Nazioni Rinaldo Arnaldi, partigiano medaglia d'oro che salvò dalle deportazioni molti ebrei che si erano rifugiati nel Vicentino. Oltre ad essere stata una staffetta impegnata a consegnare messaggi da una brigata all'altra, Arnaldi partecipò ad alcuni viaggi in Svizzera accompagnando verso la salvezza soldati degli alleati, ebrei e in generale coloro che fuggivano dai nazisti. «Iniziai il 9 settembre del 1943 - racconterà Mary Arnaldi a Benito Gramola autore del libro "Le donne nella Resistenza"- come tante mamme, spose, sorelle, andando alla ricerca dei miei fratelli che non davano segni di vita. Aiutavo portavo in salvo, nascondevo, accompagnavo, procuravo vestiario, documenti, tenevo i collegamenti».

Arnaldi, una partigiana combattente

Dal 9 settembre del 1943 al primo maggio del 1945 Arnaldi fece parte del comando divisione Alpina Ortigara di Vicenza come partigiana combattente. «A Fara - prosegue nel racconto Arnaldi- conobbi Leda Scalabrin. Con Leda e mio fratello Rinaldo ho iniziato i collegamenti che ci hanno portato anche in Svizzera». Nel libro di Gramola i racconti prendono forma, la testimonianza è quella di un donna forte, capace, convinta e determinata.

Leda Scalabrin, croce al merito di guerra

Come lo era Leda Scalabrin, nata nel 1922 a Fara Vicentino, figlia di Silvio e Maria Gardellini. Inizialmente era una staffetta della Brigata "Mazzini", dopo un primo periodo di grande e convinto impegno nella Resistenza locale diventa, all'inizio del 1944, una "Staffetta internazionale" trasportando documenti e aiutando le fughe di ricercati tra l'Italia e la Svizzera. A Lugano il 17 febbraio del 1945 si sposa con Alberto Santi, nel dopoguerra venne riconosciuta partigiana combattente e insignita della Croce al Merito di Guerra.

Non mi stupisce che fossero agenti segreti - aggiunge Sonia Residori, docente di storia, studiosa e autrice di numerosi libri- del resto non sappiamo molto di quella che possiamo definire una guerra secondaria. Gli agenti avevano una modalità differente nel portare avanti la guerra, ma erano comunque determinati. Del resto sul ruolo delle donne all'interno della Resistenza non sappiamo ancora tutto e questi sono aspetti ancora più importanti in grado di fornire una connotazione più decisa sul loro ruolo in quel periodo storico. Se il fascismo le voleva come angeli del focolare, sono riuscite comunque a trovare una loro collocazione. Ricordo- prosegue Residori- la figura di Maria Ciofalo, che viene citata nel libro dello storico inglese Bernard O'Connor anche lei paracadutista come Paola Del Din, che venne lanciata sul Vicentino perché doveva consegnare degli ordini per il Comitato di Liberazione. Sapeva saltare da un aereo, ma non era in grado andare in bicicletta e fu costretta a farsi portare da un partigiano all'incontro. Mi stupisce - conclude la docente - che accanto ai nomi che sono stati resi noti non ci sia quello di Eleonora Candia, partigiana della brigata Settecomuni che fece la staffetta tra Asiago e Vicenza partecipando alla missione "Nemo"».

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