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La mostra

L'originalità dissacrante di Toulouse Lautrec

Fino al 30 giugno a Palazzo Rovella di Rovigo spazio all'artista francese con tele, disegni, manifesti sulla "sua" Parigi
Henri de Toulouse Lautrec "Champ des courses" 1881 olio su cartone
Henri de Toulouse Lautrec "Champ des courses" 1881 olio su cartone
Henri de Toulouse Lautrec "Champ des courses" 1881 olio su cartone
Henri de Toulouse Lautrec "Champ des courses" 1881 olio su cartone

Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901) era veramente solo piccolo, laido, storpio, alcolizzato, depravato, sarcastico ed erotomane? O c'era molto di più nella sua pittura, nella sua vita, nella sua esperienza di artista; forse il primo disegnatore del suo tempo ad intuire il potenziale immenso ed enorme che l'arte poteva offrire anche alla pubblicità?

Dalla mostra che il 23 febbraio ha aperto al pubblico a palazzo Roverella a Rovigo "Toulouse Lautrec. Parigi 1881- 1901" fino al prossimo 30 giugno (promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune, l'Accademia dei Concordi, il sostegno di Intesa Sanpaolo e prodotta da Dario Cimorelli editore), appare una spudorata esuberanza, un'originalità dissacrante, un canto a tratti struggente delle sue opere meno famose, o meglio, conosciute: dipinti, pastelli e disegni. Compaiono sfumature che si perfezionano a contatto con René Princeteau che lo incoraggia a tal punto che entrerà nell'atelier di Leon Bonnard per passare poi a quello di Fernard Cormon. Apprende il mestiere come ricorda Fanny Girard - tra i curatori della mostra accanto a Jean-David Jumeau-Lafond e Francesco Parisi - nonché direttrice del museo che porta il suo nome ad Albi, la città in cui nacque- che passa attraverso la scoperta sia di pitture classiche, sia di opere moderne ed innovative. Entrerà in contatto anche con l'artista italiano Federico Zandomeneghi (1841-1917) che gli farà conoscere le opere impressioniste.

E a Palazzo Roverella si parte mettendo l'artista a confronto con realisti e simbolisti con i quali divideva esperienze e momenti di vita quotidiana presentando dipinti e pastelli provenienti da importanti musei americani ed europei oltre che francesi. Ed ecco la coloratissima "Schéne de fête au Muline Rouge" di Giovanni Boldini, piuttosto di una veduta di Parigi di Charles Lacoste o una splendida donna dipinta con sfumature di blu intese fino ad un pallido azzurro da Francois Clèment Sommier, detto Henry Somm a cui Toulose Lautrec risponde con un ritratto di Vincent van Gogh del 1887 e ancora "L'attesa" di Giuseppe de Nittis oppure le "Etude de danseuses" di Edgar Degas. Ed è qui che appare il tratto meno conosciuto dell'artista francese che si fa arte con "Allegorie, le printempes de la vie" del 1883 o lo "Champ des courses", olio su cartone del 1881 in cui le figure sono appena tratteggiate, i cieli arancioni, i cavalli accennati sembrano arrivare da un altro tempo. Ed è attraverso le sue opere 60 quelle che firma su più di 200 esposte che danno un'idea della vasta, organica e imprescindibile scena artistica parigina. Ma questo è solo l'inizio, Toulouse Lautrec è molto altro e si arriva all'ambiente artistico in cui operava: "Parigi 1885-1900"; "Le Chat Noir"; "Gli amici artisti"; "Il rinnovamento della grafica" e, soprattutto, una sezione inedita dedicata al movimento artistico francese "Les Arts Incohérents" (a cura di Johan Naldi), anticipatore di molte delle tecniche adottate dalle avanguardie del Novecento, su tutte il Dadaismo. Le opere del gruppo, date per disperse da oltre un secolo, sono state ritrovate nel 2018 nella cantina di un discendente degli artisti e in alcune si nota l'etichetta che riporta luogo e data delle esposizioni e rappresentano un'esclusiva per la mostra a palazzo Roverella.

Alla presentazione a Rovigo anche il pronipote dell'artista Bernard du Vignaud: «Questa mostra- ha affermato- apre molte finestre sulla sua opera. Era un aristocratico, ma si è messo in gioco. Il suo nome non può restare solo associato alla Parigi notturna ed equivoca di fine Ottocento, era molto di più e i suoi quadri lo dimostrano». Un piano della mostra è dedicato ai manifesti o Affiches curati Nicholas Zmelty e alla rivoluzione grafica dell'artista. Infatti è perfettamente cosciente della finalità pubblicitaria e cerca l'effetto più suggestivo, la formula più efficace per catturare l'attenzione e fornire informazioni decifrabili in un lasso di tempo ristretto. I colori sono sgargianti e l'artista non perde mai il segno con stilizzazioni estreme, primi piani, pose inconsuete e visuali particolarmente ardite. «Questa mostra - ha sottolineato uno dei curatori Francesco Parisi - mette assieme con metodo scientifico le attitudini e i diversi orientamenti dimostrati da Lautrec così come le diverse estetiche che riuscì ad elaborare nella sua breve, ma intensa esistenza».

Chiara Roverotto

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