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Il personaggio

Enrico Polato: «Scopro i nuovi talenti cinesi dell'arte e da Shanghai punto a Venezia»

Dopo la laurea in Lingue orientali, ha studiato a Pechino. Ora guida una sua galleria di talenti emergenti
Il gallerista Enrico Polato
Il gallerista Enrico Polato
Il gallerista Enrico Polato
Il gallerista Enrico Polato

Enrico Polato nato a Vicenza e cresciuto a Camisano, è un gallerista di successo in Cina. Si è entusiasmato per l’arte dai banchi delle scuole medie: «L’arte aiuta a capire anche le dinamiche di una certa civiltà in un determinato periodo storico». Dal liceo linguistico Fogazzaro ha imparato orizzonti internazionali attraverso scambi culturali e viaggi. Poi si è focalizzato sulla cultura asiatica, si è scritto a Lingue Orientali a Venezia, è entrato in contatto con gli ambienti della Biennale d’Arte, conoscendo Monica Dematté, curatrice specializzata che teneva un corso di arte contemporanea cinese a Venezia. Dell’arte in Cina ha fatto la sua tesi di laurea e nel 2004, con una borsa di studio, è approdato all’Accademia centrale di Belle arti di Pechino.

A Pechino cosa è successo? 
In quell’anno, gravitando attorno al distretto dell'arte 798, a nord-est di Pechino che riunisce la maggior parte delle gallerie e dei negozi d'arte della città, incontrai molti artisti cinesi contemporanei- prosegue - Rientrato poco volentieri in Italia, ricevetti la proposta di una galleria svizzera di Urs Meile che stava aprendo una sede a Pechino, nel villaggio artistico di Caochangdi. Ripartii e iniziò una collaborazione durata otto anni; nel 2014 mi sono trasferito a Shanghai, dove aprivano musei privati e nuove gallerie. Per un anno ho collaborato con la galleria Aike, ma volevo aprire uno spazio per promuovere artisti che seguivo e lo trovai nel 2016 nell’ex Concessione francese: la prima mostra ha avuto per titolo When We Become Us.

Una capsula del tempo

Oggi lei guida la sua galleria, Capsule Shanghai: con quali caratteristiche?
Il nome Capsule deriva dall’idea di una capsula del tempo: una scatola al cui interno sta una serie di contenuti rappresentativi di un periodo che viene sepolta per i posteri. Finalizzo le opere alla lettura dei tempi che stiamo vivendo. Ho intenzionalmente optato per un programma giovane e collaboro con un gruppo di artisti emergenti che seguo fin dai loro primi “passi”, cercando di stabilire relazioni professionali di lungo termine. Cerco di non lasciarmi influenzare dalle tendenze e di esprimere una voce indipendente. Il programma riflette anche la mia intenzione di diversificare ed internazionalizzare il profilo della Galleria, presentando artisti cinesi in Cina e contemporaneamente all’estero ed introducendo il lavoro di artisti internazionali per la prima volta in Cina. 

Il panorama internazionale

Il suo pensiero sul panorama internazionale? Quali le differenze più vistose ed economicamente determinanti tra Cina, Stati Uniti, Europa e altri Paesi? E tra una metropoli e un piccolo centro di provincia?
Negli ultimi sette anni ho osservato molteplici cambiamenti nel mondo dell’arte. Artisti emergenti sono passati in primo piano per l’attenzione - e la pressione - esercitata dal mercato con prezzi esorbitanti. I social hanno permesso a molti di loro di avere un contatto diretto con il pubblico e di entrare più velocemente nell’orbita di gallerie e collezionisti. Tensioni politiche tra diversi paesi hanno reso difficile in alcuni casi la logistica e le transazioni finanziarie. Infine le politiche Covid in Cina hanno reso impossibile per me viaggiare per più di tre anni ed al pubblico internazionale di osservare dal vivo gli sviluppi dell’arte contemporanea in Cina. Dopo la riapertura della Cina, nel gennaio 2023, ho intrapreso un viaggio di alcuni mesi con l’idea di partecipare a diversi eventi fieristici per riconnettermi con il resto del mondo. Ho osservato molte realtà, da Singapore a New York attraverso Città del Messico, Los Angeles, l’Italia, il Belgio, Hong Kong, Taiwan, la Svizzera, ed ho potuto presentare nuovamente i miei artisti cinesi dopo una lunga assenza. Nonostante la situazione economica sia estremamente diversificata nei Paesi che ho visitato e rifletta le specificità del contesto, gli sforzi degli ultimi tre anni sono stati ripagati dall’attenzione del pubblico e ne sono orgoglioso. 

Il rapporto tra artisti e gallerie d'arte

Cosa suggerire a giovani artisti e a operatori del settore di piccole realtà locali che sopravvivono nelle città venete?
Consiglio ad artisti che muovono i primi passi in questo mondo di essere pazienti e di valutare attentamente quali gallerie offrono un programma idoneo alla loro estetica. È molto utile anche confrontarsi con altri artisti per capire come vengono svolte le operazioni di una galleria. Si tratta di un percorso che può portare a buoni frutti solamente quando c’è una mutua comprensione e la volontà di intraprendere un percorso assieme, come in qualunque relazione, del resto. Per gli operatori del settore, gestire una galleria è un impegno notevole, fatto di alti e bassi, ma se svolto con passione porta a molte gratificazioni. È un’industria dove i rapporti interpersonali hanno un peso non indifferente e la reputazione si costruisce nel tempo con il rispetto dell’etica professionale nei confronti dei propri colleghi, artisti e clienti. Se si agisce all’interno di una piccola realtà locale in cui il mecenatismo è limitato, si possono esplorare possibilità di collaborazioni internazionali e non si deve temere di correre qualche rischio. 

Pronto allo sbarco a Venezia

In occasione dell’ultimo suo rientro a casa, dopo il lungo periodo Covid, ha esplorato la possibilità di allagare anche in Veneto la sua attività?
Ho messo gli occhi su un palazzo veneziano del 1300, uno spazio che mi è stato offerto e che penso come a una seconda location veneziana della mia galleria. Sono anni che meditavo di farlo, poi è arrivato il Covid e si è fermato tutto. Ora mi preparo ad affittarlo per il periodo della Biennale 2024, con l'idea di testare il terreno per un anno nel Veneto. Non lo considero come un ritorno permanente in Italia, quanto un riavvicinamento che mi consenta di stare vicino a famiglia e ad affetti che ho un po' trascurato. E, ovviamente, di dare a Capsule un nuovo slancio internazionale in una città che mi è sempre stata nel cuore. E per un gioco del destino questo luogo a Venezia è di fianco a dove frequentavo le lezioni nei miei anni a Ca' Foscari.

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