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L'intervista

Antonella Cozza: «C'è sempre un trucco dietro le quinte: Morandi allegro. A Sanremo ho sistemato anche Sting»

di Chiara Roverotto
La truccatrice vicentina, 58 anni, ha lavorato su set televisivi e cinematografici
Antonella Cozza, truccatrice vicentina, 58 anni, ha lavorato su set televisivi e cinematografici
Antonella Cozza, truccatrice vicentina, 58 anni, ha lavorato su set televisivi e cinematografici
Antonella Cozza, truccatrice vicentina, 58 anni, ha lavorato su set televisivi e cinematografici
Antonella Cozza, truccatrice vicentina, 58 anni, ha lavorato su set televisivi e cinematografici

Il trucco è come un album di immagini. Raduna teatro, televisione, cinema. Non si sa mai che cosa ne verrà fuori perché l'ultima parola spetta sempre al regista. Dare espressione, colore, personalità è un risvolto della professione. Ne sa qualcosa Antonella Cozza, vicentina, classe 1965, che questo lavoro lo voleva fortemente.

Si è iscritta a Milano alla Bcm, una delle scuole più in voga negli Anni Novanta. Tra i suoi insegnanti Stefano Anselmo, un guru per l'epoca, truccatore personale di Mina e, soprattutto, autore dei maquillage che comparivano nelle copertine dei suoi dischi.

Dal capoluogo lombardo alla Fenice di Venezia con Turandot nel 1989 e molte altre opere, poi il cinema: "Casanova" girato a Venezia con Jeremy Irons e molti altri film; in Rai con la Domenica Sportiva, PiacereRai1 con Gigi Sabani, Toto Cotugno ed Elisabetta Gardini; il Festivalbar ai tempi di Salvetti, svariate edizioni di Sanremo e Castrocaro. «Fatico a ricordarmi tutto, ma sono stati anni fantastici».

Professione complessa?

Le donne faticano ovunque. In quest'ambito in particolare. Diciamo che ho visto pseudo professionisti passarmi davanti perché raccomandati. Poche donne hanno fatto carriera.

Non c'è un Diego Dalla Palma al femminile?

Mi viene in mente Clio Zammatteo, truccatrice, youtuber, conduttrice televisiva e imprenditrice. Nel 2008 ha aperto un suo canale, allora aveva un milione di iscritti. E poi ha proseguito.

Sono più vanesi le donne o gli uomini?

Più le donne. Ma nemmeno gli uomini scherzano. Ricordo Antonella Boralevi, scrittrice e giornalista: eravamo a Milano, dovevo truccarla ed era molto esigente, non le andava bene nulla. Mi fece perdere le staffe, me ne andai con la mia valigetta. Mi fermò la regista pregandomi di andare avanti. Lo feci, ma non ero disposta a farmi trattare come una ragazzina, avevo truccato principesse e non mi avevano dato alcun problema...

Principesse?

Certo, Ira von Fürstenberg. Doveva partecipare ad una trasmissione televisiva in Rai.

Dalle nobildonne alla Domenica Sportiva: come si trovava?

Giorgio Tosatti, uno dei tanti conduttori che ho conosciuto, era sempre molto nervoso. In trasmissione non faceva trasparire nulla, dietro le quinte il suo linguaggio lasciava molto a desiderare per le imprecazioni che erano continue contro tutto e tutti. Una volta si arrabbiò con Nina Moric: era ospite in trasmissione, ma non aveva pose consone. Un atteggiamento studiato perché considerava il suo cachet troppo basso. Lui era furioso.

Che differenza c'è tra il trucco televisivo e quello teatrale?

Diciamo che in ambito televisivo il truccatore interviene per eliminare piccole imperfezioni nei primi piani, cerca di far risaltare i lineamenti. Mentre in teatro serve maggiore decisione perché i tratti somatici devono essere notati anche in lontananza.

Lei studia i libretti delle opere per dare una maggiore impronta al suo tocco durante il trucco?

Certo, per capire come caratterizzare il volto. Ma dal regista arrivano sempre indicazioni molto chiare. Poi dipende dagli allestimenti: di Traviate ne ho viste molte. Alcune ricalcavano l'epoca nella quale l'opera venne scritta, altre venivano inquadrate in tempi diversi. Questo cambia parecchio anche nel modo di truccare. Poi contano gli abiti, le scenografie.

L'opera che le piace di più?

La Traviata e non perché è stata la prima. Continuo a lavorare al teatro La Fenice di Venezia anche in questi giorni. Ma per il messaggio: la forza interiore dell'amore è forte.

Come si sta dietro le quinte?

Anche gli attori più navigati si agitano. A volte penso che nel mio lavoro, oltre che truccare, devo occuparmi di psicologia.

In che senso?

Dobbiamo saper gestire anche lo stress, l'ansia e le emozioni di chi trucchiamo. Per cui, a volte, servono parole d'incoraggiamento, parlare di altro, distrarre.

Quello o quella più agitati che ha conosciuto?

Ricordo benissimo Gigi Sabani che prima delle dirette si faceva sempre il segno della croce. Complicato Giancarlo Giannini che ho seguito per due giorni sul set di un film. Era insofferente, un po' antipatico e lamentoso. Non gli andavano la location e nemmeno gli abiti. A volte serviva tantissima pazienza.

E Jeremy Irons in Casanova?

Quello fu un set complicatissimo. C'era un cast incredibile. Venivamo convocati a mezzanotte e si andava avanti fino al mattino. C'erano 400 comparse, poi una trentina di truccatori e altrettanti parrucchieri. Lui era altissimo, molto socievole. Parlava con tutti ed era bravissimo.

Come è nata la sua passione per il trucco?

Fin da piccola con il disegno.

Perché il disegno?

Molti sono partiti da una matita, hanno frequentato l'Accademia delle Belle arti, sono approdati alla sceneggiatura e poi al trucco. Sono mondi che si intersecano.

Preferisce la tv oppure il teatro?

Entrambi, ma sono diversi.

Come?

In tv le dirette ti danno carica, sono adrenalina pura. Ricordo i festival di Sanremo, il Festivalbar con tantissimi autori italiani e stranieri. Morandi per esempio cantava "Fatti mandare dalla mamma" quando lo rasavano. Amadeus persona sempre sorridente e alla mano. Una volta a Napoli Eros Ramazzotti dovette arrivare sul palco con un furgoncino che trasportava mozzarelle: se lo avessero riconosciuto non avrebbe mai raggiunto piazza del Plebiscito per la diretta. E poi i tempi sono contingentati, almeno negli anni scorsi. Mentre per il cinema la disponibilità deve essere assoluta con prove, orari. Più difficile da organizzare. Invece il teatro è magia. Pura. Ogni volta che si apre il sipario.

Se non avesse fatto la truccatrice?

Sarei diventata una pattinatrice artistica. Caroline Kostner rimane un mito.

Continuerà a lavorare?

Certo, finché le mani saranno ferme e i miei occhi me lo consentiranno.

E a Vicenza?

Credo di essere stata chiamata una volta al Comunale. Come sempre vige il detto nemo propheta in patria.

Il Festival di Sanremo più interessante?

Forse quello del 1993, ero la truccatrice personale di Francesca Alotta diventata famosa l'anno prima con il brano "Non amarmi" in coppia con Aleandro Baldi. Poi Ivana Spagna, Giorgia, Sting.

Ci racconta di Sting?

Sanremo 1995, presentatore Pippo Baudo. Arrivò vestito da cowboy la canzone infatti era "The cowboy song". Classico inglese "Hey, how are you?". Truccato in fretta, doveva cantare. Comunque simpatico, sorridente e disponibile.

La sua è un'arte?

Michelangelo era un artista. Io sono una manovale, ma lavoro con cuore e passione, forse questo fa la differenza.

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