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Criticità
e bellezze
Sguardo
su Montecchio

di Antonella Fadda
LIBRI. Al lavoro ha collaborato una squadra formata da 15 persone


I grandi contrasti, gli angoli antichi e quelli del postmoderno in 750 fotografie. Fra i testi le analisi di Giuliano Menato e di Claudio Boschetti
Il fiabesco scorcio dei Castelli di Montecchio che emergono da un mare di nebbia è stato colto dall’obiettivo di Luigi Lascripa
Il fiabesco scorcio dei Castelli di Montecchio che emergono da un mare di nebbia è stato colto dall’obiettivo di Luigi Lascripa
Il fiabesco scorcio dei Castelli di Montecchio che emergono da un mare di nebbia è stato colto dall’obiettivo di Luigi Lascripa
Il fiabesco scorcio dei Castelli di Montecchio che emergono da un mare di nebbia è stato colto dall’obiettivo di Luigi Lascripa

Una Montecchio moderna, piena di contraddizioni ma viva. È la "Montecchio Contemporanea" il socialbook concepito, diretto e scritto da Alberto Peruffo, con la collaborazione di una squadra di 15 persone, e edito dalla casa editrice Antersass. Un'opera particolare che si discosta dal classico libro fotografico, e ancor più dai volumi oggi pubblicati sulla città castellana, a partire dal formato (20 x 25). Quasi 300 pagine, con un totale di 750 foto (30 euro il prezzo di copertina), dove gli scorci sulle antiche corti si sposano alla perfezione con le grandi distribuzioni e la storia con la modernità, senza dimenticare il curioso connubio fra industrializzazione e agricoltura. Ma Montecchio, da più parti chiamata " porta dell'ovest vicentino" per le grandi arterie viarie che presto la interesseranno, diventa anche un miscuglio di razze e religioni, di ideologie diverse, dove si respira la storia medievale dei castelli fino a quella recentissima del commando garibaldino che ha issato il tricolore sulla ciminiera Boschetti o il cinquantenario di Pietro Ceccato.
Sette i capitoli per evidenziare le altrettante diverse realtà di questa città che oggi conta circa 24 mila abitanti. A partire dallo strato collinare, per poi passare a quello urbano, industriale e rurale. Ma anche l'iperstrato, dedicato alle frazioni, fino ai retrosguardi industriali, sociali e ai momenti storico-culturali degli ultimi anni. Ogni strato è visto con occhi ipercritici o amorevoli a seconda del fotografo, tutti scelti rigorosamente dell'ovest vicentino. In evidenza i chiaroscuri del bianco e nero delle vie più antiche dell'abitato, il verde intenso dei declivi erbosi ed il rosso dei fanali delle auto incanalate nel traffico intenso della rotatoria di Alte o sulla regionale 11. In "Montecchio Contemporanea" però trova il suo spazio anche la natura e gli "scherzi" del clima: le nebbie del mattino che circondano i castelli, la neve che avvolge soffice la città al tramonto o il silenzio assolato dei pomeriggi estivi. Il formato particolare del volume quasi costringe l'occhio a non soffermarsi nell'insieme fotografico ma a spostarsi da sinistra a destra lungo l'immagine, per coglierne in questo modo ogni caratteristica e quindi l'essenza a volte nascosta a volte manifesta.
Interessante anche la parte dedicata ai sei contributi scritti. Da Giuliano Menato che offre una disamina su Montecchio come era e come è oggi, da borgo rurale a centro fortemente industrializzato, al compianto Claudio Boschetti, scomparso tre anni fa, il quale poco prima di morire si concentrò sul grande e inespresso potenziale che la città rappresenta come incrocio.
«Montecchio per certi versi è una città "residuale" - spiega Peruffo - cioè  fatta di residui di identità e luoghi legati alla vita del passato, per altri versi è una città che sintetizza tutti gli strati concepibili in un territorio postmoderno».
Il libro vuol essere uno sguardo  su un luogo in realtà esemplare per criticità e bellezza nella complessità che racchiude, un esempio importante del territorio italiano. «Ho voluto costruire un libro pilota - copnclude Peruffo - il cui concetto è esportabile per altre complessità urbane simili. Insomma, Montecchio come laboratorio civile-politico-artistico della complessità critica, non certo armonica, che l'Italia contemporanea vive».

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