Valtournanche. Il tempo si ferma, il motore si spegne a Buisson. Si parcheggia e da qui ogni mezz'ora - ma nei festivi anche ogni 15 minuti - la funivia sale in un batter di ciglia a Chamois, 1818 metri, il comune più elevato della Valle d'Aosta. Zero strade, zero auto. Solo una jeep comunale per le emergenze e saltuariamente dei furgoni che arrivano da La Magdeleine.
Chamois è fuori dal mondo, ad un passo dal cielo, collocata lì dalla natura stessa che fin dal medioevo registrò un abitato feudale dei signori di Challant-Montjovet. Un posto così scomodo e irraggiungibile che salvò la vita alla moglie e ai figli di un barone nel Seicento, quando il loro castello in basso fu invaso dai soldati del re di Francia Luigi XIV, salvo poi essere scoperti e riportati a Chatillon. Se c'è un luogo che chiama l'ecologia questo è il paese sotto le nuvole, dove risiedono una novantina di persone tutto l'anno e l'andrivieni fluttuante del turismo è legato alle seconde case e agli hotel.
Qual è il destino del viaggiatore lo decide il bigliettaio della funivia: il ticket è sempre di andata e ritorno, perchè altro mezzo per tornare non c'è. Con 2 euro si va e si viene, salvo qualche centesimo in più per i bagagli. È come salire sul bus, anche per i rari ragazzini che vanno a scuola a valle. La teleferica, accanto alla funivia, garantisce il trasporto delle merci e l'approvigionamento delle baite, che hanno per secoli alimentati l'alpeggio.
Dal 2006 Chamois è socio fondatore di Alpine Pearls, l'associazione che raduna una trentina di località dell'arco alpino dalla Francia alla Slovenia, passando per Italia, Svizzera e Austria, che hanno fatto dell'ecologia la loro bandiera. Sono luoghi dove le emissioni sono ridotte, lo stile è ecosostenibile fin dai combustibili, si fa vacanza affidati ai trasporti alternativi: sci, ciaspole, slitte d'inverno; a piedi, con i carri o con mezzi elettrici d'estate. Per questo borgo - che di questi tempi affonda romanticamente nelle neve - è stato naturale aderire alle Perle, isolato da sempre e con una natura spettacolare che è più d'una vocazione.
«Chamois è montagna al 100 per cento» garantisce Emanuela Giunta, assessore al Turismo, di un municipio dove a rotazione una volta nella vita tutti i residenti sono eletti. Un bancomat, una biblioteca, un negozio-bazar dove c'è veramente l'incredibile, qualche bar, due rifugi, tre hotel, qualche B&B. Sette frazioni in una spanna di conca. L'atmosfera è serena, rallentata, familiare dovunque perfino sulle piste da sci. Anche uno slalom qui è privo di frenesia sui 16 km di discese per tre seggiovie. Bruna Ducly al lago Lod sopra Chamois serve spezzatini al profumo di erbe alpine. Valeria Tosquin e Fabrizio Polacchini, lei valdostana, lui piemontese, di giorno sono al Fontana Freida e di sera gestori al www.maisoncly.it, un quattro stelle che ha riaperto da un paio di mesi con un centro benessere al profumo di mugo, 80 posti letto e 27 camere, sala congressi, e una cucina di stagione sorprendente: spuma di brossa e veli di mocetta (carne salata e aromatizzata), tagliatelle all'arancia e ragù d'anatra, risotto al Muscat, zuppa alla ueca con orzo perlato, verdure e pane nero. Albergatori di tradizione ma moderni come i loro tavoli-baby, le vetrate sulla neve, la terrazza che guarda l'altiporto, il primo in Italia dal 1967, con la pista in pendenza per piccoli aerei e parapendio. Da Chamois - che sogna e non ci vorrebbe tanto un collegamento sciistico con Cervinia - si va fino ai Tremila metri d'estate; in bici elettrica o con le ciaspole alla vicina La Magdeleine: il percorso è ritmato da sette installazioni sulle energie rinnovabili e altrettanti giochi per i bambini.
INFO:www.infochamois.it;
wwww.alpine-pearls.com