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«Bollicine affascinanti»

LA SOMMELIER. «Il metodo classico resta sulla cresta dell'onda, assieme ai vini autoctoni»
Roberta Moresco &#232; presidente dei sommelier vicentini<br />
Roberta Moresco &#232; presidente dei sommelier vicentini<br />
Roberta Moresco &#232; presidente dei sommelier vicentini<br />
Roberta Moresco &#232; presidente dei sommelier vicentini<br />

Sono un migliaio i sommelier vicentini (ma circa la metà quelli attivi). A capo dell'Ais vicentina c'è Roberta Moresco, 47 anni, sposata, madre di due figli, breganzese di nascita con bottega a Marostica. Nel 2005 ha frequentato il primo corso ma cinque anni dopo è diventata presidente. Il motivo? Palato fine e naso, come Gino Veronelli, non solo in senso tecnico: anticipa le mode, sa indicare le tendenze. Il Vinitaly diventa una lente attraverso cui osservare i cambiameni nel mondo del vino. Spiega: «Restano sulla cresta dell'onda le bollicine e gli autoctoni, ma grande attenzione sarà rivolta ai nuovi Paesi produttori».
Presidente, con che sguardo si muoverà attraverso i padigioni di questo Vinitaly 2013?
«Con grande curiosità verso le proposte nuove. Ovviamente sarò attenta alle zone produttive italiane, ma una delle realtà che mi incuriosisce maggiormente sono gli spumanti metodo classico prodotti in Inghilterra».
Bollicine britanniche?
«È una realtà emersa negli ultimi anni. I cambiamenti climatici hanno permesso di coltivare la vite anche nel sud dell'isola. Si tratta di produzioni ancora pionieristiche, ma gli inglesi hanno una grande cultura in fatto di vino e vorrei capire le potenzialità di questo nuovo territorio».
Spumanti e nuovi Paesi produttori: sono i binari per il futuro del vino?
«In generale le bollicine continueranno a restare sulla cresta dell'onda. Il metodo classico sta avendo un successo sempre maggiore, soprattutto per quel che riguarda i “pas dosée”, o dosaggio zero, che fanno risaltare impronta territoriale e qualità produttiva. Da tenere presenti anche i rosée, che d'estate possono rappresentare un'ottima scelta a tutto pasto. In Franciacorta, Trentodoc e Oltrepò Pavese, ma anche al Centro-Sud fioriscono nuove interessanti produzioni che vedono protagonista il Falanghina».
E gli charmat, come il Prosecco?
«Si tratta di una categoria che merita grande attenzione. Del resto da anni registra crescite a doppia cifra, dato che incontra i gusti di molti consumatori, in Italia e nel mondo. Un trend che continuerà anche prossimamente».
Per quel che riguarda invece i nuovi territori, quali sono quelli di cui sentiremo parlare prossimamente?
«Dopo l'exploit dei vini del Nuovo mondo (Americhe e Australia), ora l'attenzione va spostata in oriente. In Cina ci sono territori potenzialmente adatti alla viticoltura, ma fin'ora i risultati sono stati, quantomeno, caricaturali: ai produttori mancano i fondamentali. Però sono molto intraprendenti e ne vedremo molti aggirarsi fra i padiglioni di Vinitaly. Si stanno avviando dei progetti di collaborazione che potrebbero portare frutti interessanti, anche nel prossimo futuro».
Brutte notizie, dunque, per il vino italiano?
«Viviamo una situazione difficile: oggi è l'export che salva le aziende del nostro Paese. Questo però non deve spingere a omologarsi ai modelli internazionali. In Italia e all'estero, infatti, il consumatore cerca sempre
più la tipicità ed il contatto diretto con il territorio. Gli autoctoni continueranno ad avere una marcia in più».
E per quanto riguarda i vini cosiddetti naturali, biologici e biodinamici?
«Oggi sono indubbiamente di moda e arrivano sul mercato prodotti non sempre perfetti. Però quando il vignaiolo ha grandi capacità nascono vini di elevato interesse, che esprimono la loro origine in modo nuovo e che si fanno perdonare anche qualche spigolosità».
La moderazione e il programma “Wine in moderation” è sempre più uno stile di vita. Perché?
«Ormai si sono create nicchie produttive in grado di soddisfare tutti i palati. Però in generale credo ci sarà una riflessione sull'alcool. Il problema dell'etilometro non riguarda solo noi italiani e i produttori se ne sono accorti. In media, vedremo abbassarsi le gradazioni».
Una regione italiana da scoprire quest'anno?
«Difficile rispondere. Posso solo dire che la mia scelta personale si rivolgerà, in particolare, ai vini del Molise, sul sentiero del Tintillia. Sempre a proposito di mode, comunque, continueranno a riscuotere grande attenzione i vini altoatesini».

Elia Cucovaz

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