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«Blade Runner», quella corsa che ha cambiato le Olimpiadi

IL SOGNO. A 11 mesi gli hanno amputato le gambe, ma lui si è affidato alle protesi in carbonio
A Londra ha partecipato correndo con gli altri atleti e diventando l'icona mondiale dello sport
Oscar Pistorius, a destra, nei 400 metri alle Olimpiadi di Londra
Oscar Pistorius, a destra, nei 400 metri alle Olimpiadi di Londra
Oscar Pistorius, a destra, nei 400 metri alle Olimpiadi di Londra
Oscar Pistorius, a destra, nei 400 metri alle Olimpiadi di Londra

ROMA Ore 10.35 locali, il 4 agosto 2012 a Londra viene scritta una nuova pagina di storia delle Olimpiadi. C'è la prima batteria dei 400 metri e al via si presenta il primo atleta bi-amputato ammesso a una gara dei Giochi. Dal 1896 non era mai successo, ma Oscar Pistorius - per tutti il Blade Runner dello sport mondiale - ha finalmente vinto la sua battaglia e può sfidare atleti normodotati correndo con le sue protesi in fibra di carbonio al posto delle gambe, amputategli quando aveva appena 11 mesi, per una malformazione congenita. È una delle pagine più affascinanti nella storia delle Olimpiadi, sicuramente la pagina più alta della carriera agonistica di questo ragazzo sudafricano, oggi 26enne, travolto dal dramma di aver ucciso la fidanzata nella notte di San Valentino. Quello coronato a Londra era un sogno custodito per sette anni, nonostante avesse fallito per pochi decimi il limite per la partecipazione individuale. Lo sprinter, soprannominato Blade Runner per quelle lame che ha al posto dei piedi, nella storia dell'atletica c'era già, dopo essere riuscito a qualificarsi e a partecipare ai Mondiali del 2011 a Daegu, quando aveva corso le batterie dei 400 e vinto l'argento con la staffetta 4x400. Una carriera sportiva, quella di Pistorius, costellata di sacrifici, gioie e tante polemiche. Soprattutto da quando aveva mostrato l'intenzione di partecipare a gare con atleti normodotati. La vittoria nella controversia legale contro la Iaaf - che lo aveva escluso dalle competizioni ritenendo che le protesi in fibra di carbonio gli dessero vantaggi - gli aveva finalmente aperto le porte alla possibilità di raggiungere la qualificazione a Mondiale e Olimpiade. Pistorius era diventato icona mondiale dello sport e non solo, simbolo di chi va oltre il limite: atleta dell'anno per GQ, testimonial pubblicitario in veste di «uomo bionico» su Men's Health, coperto dai petrodollari degli emiri per una sfida contro un purosangue arabo a Doha.

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