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Ambasciate in villa palladiana

IL MESE DELL'ARCHITETTURA. Una ricerca dell'Accademia di Mendrisio (si presenta oggi alle 11.30) sui modi di abitare. Gli edifici italiani del Cinquecento sono un magistrale esempio di convivenza di spazi di servizio, vita quotidiana e rappresentanza

Alle 11.30 oggi in Basilica palladiana si parla di riuso degli edifici palladiani con l'Accademia di architettura di Mendrisio. Ogni anno il tema comune di tutti e quattro gli atelier di progettazione del secondo anno dell'Accademia è l'abitare, tema centrale dell'architettura.
Durante il semestre autunnale 2012, l'Atelier Collomb ha approfondito una specifica forma dell'abitare: l'ambasciata. Trenta studenti si sono confrontati con un tema complesso: progettare un edificio che racchiudesse sotto il proprio tetto spazi privati e pubblici, domestici e di rappresentanza. I modi di abitare di un ambasciatore non sono assimilabili a quelli di un uomo qualunque; il ruolo istituzionale ch'egli ricopre impone uno stile di vita marcatamente differente dal comune. Durante lo svolgimento delle sue funzioni diplomatiche, l'ambasciatore vive in spazi non convenzionali, mentre nella vita privata abita spazi più anonimi, domestici, comuni a qualsiasi nucleo familiare. A tutto ciò si aggiunge l'ulteriore difficoltà di progettare in una terra straniera, lontana dalla propria cultura e dalla propria esperienza diretta. I siti di progetto selezionati sono concreti, di ambasciate svizzere all'estero: Yaoundé in Camerun, Seoul in Corea del Sud, Praga in Repubblica Ceca, Mosca in Russia e Washington negli USA. Cinque città, cinque culture, cinque climi, cinque condizioni completamente differenti.
Come supporto didattico per affrontare tale tema, è risultato evidente ed immediato il riferimento alle ville italiane del Cinquecento, dove spazi di rappresentanza, di vita quotidiana e di servizio sono magistralmente progettati e realizzati. In particolare sono state studiate cinque ville venete (Villa Badoer, Villa Pisani, Villa Gazzotti, Villa Saraceno e Villa Pisani Bonetti), di cui quattro progettate da Andrea Palladio e una da Vincenzo Scamozzi, suo allievo. Si è realizzata così un'interpretazione delle ville, in cui sono stati riportati solo alcuni aspetti ritenuti importanti ai fini progettuali delle ambasciate. Le qualità spaziali interne, le proporzioni, le dimensioni, le altezze, i collegamenti tra le stanze e le loro relazioni con il paesaggio sono state studiate e formalizzate nel ridisegno di tavole fotografiche e nella realizzazione di modelli, strumenti didattici fondamentali nella formazione di un architetto. Per ogni villa è stato creato un modello in gesso con il chiaro intento di metterne in evidenza l'assialità, la successione degli spazi e le proporzioni dei vari ambienti in base alle loro funzioni. Ogni modello è composto da due elementi distinti: una parte rappresenta il vuoto, ovvero lo spazio come lo viviamo, e l'altra il suo opposto, il pieno; uno il negativo, l'altro il positivo, uno il contenuto e l'altro il contenitore.

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