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Addio al maestro della ceramica

IL LUTTO. È scomparso a 69 anni Giancarlo Scapin. La lotta contro un male incurabile raccontata in un suo recente libro. Aveva lavorato nel laboratorio sino a febbraio ma ha continuato a lasciare messaggi di coraggio ai familiari e ai tanti estimatori
Giancarlo Scapin alla personale di Landshut. FOTO PETER LITVAI
Giancarlo Scapin alla personale di Landshut. FOTO PETER LITVAI
Giancarlo Scapin alla personale di Landshut. FOTO PETER LITVAI
Giancarlo Scapin alla personale di Landshut. FOTO PETER LITVAI

La sua è stata sino all'ultimo una vita dedicata all'arte, alla bellezza, alla ricerca, al confronto.  Ha potuto lavorare nel suo laboratorio di via Riboli fino al febbraio scorso Giancarlo Scapin, artista scledense che ieri è scomparso dopo sei anni di malattia. Fra un mese avrebbe compiuto 70 anni, un traguardo che non è riuscito a tagliare, piegato dal male incurabile che aveva raccontato in un libro. «Non dobbiamo avere paura della morte ma non dobbiamo perdere noi stessi»: è stato questo il suo ultimo pensiero scritto ed esposto nella finestra del suo laboratorio dove amava creare le sue opere in ceramica, pensare a nuovi progetti, scrivere.  «Ogni giorno sulla finestra del laboratorio compariva un suo pensiero - ricorda la moglie Antonietta Manea - Attraverso la scrittura Giancarlo aveva un colloquio quotidiano col passante, si trattava di un appuntamento fisso che la gente oramai si aspettava ogni mattina».  La sua ultima mostra risale all'anno scorso a Landshut: «Giancarlo era sempre in fermento - continua -, in Germania aveva esposto una delle sue ultime ricerche sugli smalti, ora stava preparando un'autobiografia. Questo lavorare ininterrottamente è stata la sua forza». Da una decina d'anni aveva ristrutturato i locali che un tempo ospitavano la mensa del Lanificio Cazzola: «L'archeologia industriale è stata una costante nella nostra vita - racconta la moglie che per un periodo ha lavorato con l'artista, ma che poi ha intrapreso la strada dell'insegnamento -, così come la Roggia maestra è stato un altro elemento vitale per i nostri laboratori». Il suo omaggio alla città di Schio si trova in piazza Falcone Borsellino: la “Porta della luce” fu realizzata dall'artista nel 1996 come simbolo di un passaggio continuo, allusione del passaggio dal reale al fantastico, dal fisico al metafisico, dal visibile all'invisibile.  “La cooperazione” è l'altra sua opera pubblica che si trova all'entrata della Cooperativa del latte di via Vicenza. Un pannello a bassorielivo di proprietà della banca Altovicentino con la quale l'artista ha voluto sottolineare gli elementi di solidarietà che sono alla base della civiltà rurale in cui la cultura scledense affonda le radici.
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Anna Lirusso

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