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L'INCHIESTA

Accusato di violenza sessuale È tornato a casa della madre

Polemiche sulla scelta di non metterlo in carcere L'avvocato: «Nessun pericolo di altri reati o fuga»
Il cantiere di Quinto teatro dell'aggressione alla ragazzina
Il cantiere di Quinto teatro dell'aggressione alla ragazzina
Il cantiere di Quinto teatro dell'aggressione alla ragazzina
Il cantiere di Quinto teatro dell'aggressione alla ragazzina

Adesso vive in casa della madre. È là che in attesa del processo (o di altri provvedimenti) ha scelto di scontare gli arresti domiciliari Mario Bellinato, l'ex operaio 43enne di Quinto accusato di violenza sessuale aggravata e lesioni. E che ha confessato l'altro ieri di aver adescato via chat e poi aggredito una ragazzina di 14 anni. Arresti domiciliari che però adesso stanno facendo discutere.
Molti infatti si domandano se si può imbrogliare una ragazzina su internet spacciandosi per un 20enne e poi per il fratello, portarla in auto in un cantiere, farle bere un tranquillante e saltarle addosso. Senza poi finire in galera.
In realtà la risposta è sì: tutto secondo legge. Come spiega il legale di Bellinato, l'avvocato Nicola Guerra «stiamo parlando comunque del secondo provvedimento cautelare dopo il carcere. Bisogna ricordare che ci sono esigenze detentive che possono essere rispettate anche con i domiciliari. E il giudice ha ritenuto che in questo caso ci fossero».
Insomma, spiega il legale, nessuno ha negato la gravità del comportamento dell'uomo. Che ha anche ammesso tutto. «La misura cautelare non è la pena. L'importante è che non ci sia pericolo di fuga, reiterazione del reato e possibile inquinamento delle prove. E non è questo il caso».
Perché Bellinato ai domiciliari non può avere contatti con nessuno, tantomeno usare il pc. Sulla questione della mancata convalida dell'arresto invece il problema era legato alle troppe ore e alla distanza passate tra l'aggressione alla 14enne e il fermo dell'uomo. Visto che la legge prevede la flagranza o la “quasi flagranza”, secondo il gip in questi caso quel limite era stato superato. Comunque una formalità che non cambia l'impianto dell'indagine.
Si apre però un altro fronte, nella vicenda di Bellinato. Mentre davanti al gip si è detto pentito, «non so cosa mi sia successo», «ho compreso che stavo commettendo un grave errore» e ha continuato a ripetere «se potessi ritornare indietro», salta fuori un'altra presunta vittima.
Una ragazza di 18 anni che dopo aver letto sul giornale il racconto della minorenne adescata si è presenata in questura. Per dire che anche lei è stata contattata da un uomo con quel nickname “Mario20” in chat, stesse parole, stesso appuntamento, stessa auto, stessa balla di «sono il fratello, ti accompagno da Mario...». E stesso finale: la spinge a terra, tenta di toccarla, lei urla e lui scappa.
Potrebbero essercene altre? La polizia pensa di sì. E se è così cede un po' la figura dell'uomo pentito vittima di un raptus. Perché era tutto programmato: prima la seduzione on line che dura settimane, le bugie, il tranquillante nella bibita, il posto isolato, la molestia. Per due volte, a quanto pare.
Bellinato è considerato sano di mente, ma il suo sembra il comportamento di un maniaco “seriale”. Un vantaggio (per lui) e uno svantaggio: la difesa potrebbe chiedere una perizia sulle sue condizioni psichiche ma la sua posizione sarebbe più grave. E il «potessi tornare indietro» o «non so cosa mi ha preso» ha allora poco senso se organizzi tutto in modo così preciso. Con l'obiettivo preciso di restare da solo e molestare una donna o una ragazzina. Risultato: il pm Silvia Golin, di fronte ad altre vittime dell'uomo, potrebbe tornare dal gip e chiedere la custodia in carcere.
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Alessandro Mognon

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