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L'anniversario

Stacchio, a Nanto
un anno dopo
niente più esercito

Il benzinaio Graziano Stacchio a un anno di distanza dalla rapina
Il benzinaio Graziano Stacchio a un anno di distanza dalla rapina
Il benzinaio Graziano Stacchio a un anno di distanza dalla rapina
Il benzinaio Graziano Stacchio a un anno di distanza dalla rapina

NANTO. Se state andando furtivi dall’amante o vi siete messi in malattia non fermatevi al distributore di benzina di Stacchio a Ponte di Nanto. Perché finirete sicuramente immortalati dalle telecamere ad alta risoluzione e infrarossi per la visione notturna oltre a quella collegata direttamente alla questura, roba da far invidia alla base Usa Pluto di Longare. Anche se in questi giorni di telecamere ne stanno arrivando altre, in casa di Graziano Stacchio: quelle di Rai, La 7 e reti locali varie. Visto che domani è un anno dalla sparatoria in cui morì Albano Cassol, uno dei rapinatori che avevano assaltato l’oreficeria Zancan.

Non ci sono più le camionette dell’esercito a fare la guardia nel piazzale, da quasi un mese. Ma Graziano Stacchio non si lamenta: «Ogni giorno a turno carabinieri, guardia di finanza e forestale fanno un giro nella zona e passano qui davanti. E poi ho messo su un sacco di telecamere, una è della questura, la controllano direttamente loro». Con zoom e infrarossi: vedono targhe e facce anche lungo la Riviera Berica.

Come si sente un anno dopo quella sparatoria? «A volte mi sveglio di notte e vedo ancora quel fucile che mi spara addosso». La morte di Cassol gli pesa, anche se lui dice sempre che voleva solo difendere la commessa dell’oreficeria di Robertino Zancan e che si è solo difeso. E anche se la sua vicenda giudiziaria non è ancora chiusa, il pm crede a quella versione, confermata anche dalle riprese della videosicurezza, e ha fatto capire che chiederà l’archiviazione. «Mi hanno già restituito porto d’armi e fucile» dice Stacchio.

Incubi notturni a parte, il benzinaio di Nanto un risultato pensa di averlo ottenuto: «Da quando dopo la rapina qui è aumentata la sorveglianza la gente dice che si sente più protetta. C’è stato un calo di furti e delinquenza rispetto a prima. Ce lo ha detto anche il prefetto che è venuto qui un paio di settimane fa». Quello che non è cambiato è la sfiducia generale nello Stato: «Lo capisco anche dal fatto che va sempre meno gente a votare. E che una parte dei furti non la denunciano neanche, tanto sanno che serve a poco».

Insomma da una parte la sensazione che soldati, pattuglie e tanta attenzione in quel piccolo Comune ai piedi dei Berici abbia avuto un effetto-deterrenza. Dall’altra sembra che aumenti la distanza tra lo Stato e i cittadini. «Sì, la percezione qui è che le cose vadano meglio, ci sono meno furti - dice Giuseppe Calgaro, titolare con il figlio Steve dell’autofficina sulla Riviera Berica -. Ma resta la sensazione di non essere tutelati dallo Stato. È come se ci fosse una tregua: adesso va bene, ma quanto durerà? Qualche settimana fa mio figlio ha sentito un rumore di notte in officina, ma aveva paura ad andare a vedere». Anche se alle visite non richieste sono abituati: 50 mila euro di gomme rubate nel 2014, nel febbraio 2015 furto sventato con ladri in fuga.

Poi c’è tutto il capitolo del cittadino che si arma, del limite della difesa personale. «Ho visto la storia del tabaccaio di Correzzola condannato per aver ucciso un ladro - dice ancora Stacchio -. Io non ho dubbi che il giudice ha fatto il suo lavoro, le leggi sono quelle. Ma bisognerebbe cambiarle. Adesso l’hanno anche minacciata, e io so cosa vuol dire, ho ricevuto due buste con minacce e proiettili. Non siamo l’America, non sono i cittadini che devono armarsi, ma per me sono le forze dell’ordine che dovrebbero avere più forza».

Ulisse Borotto, sindaco di Nanto, sta cercando di organizzare con altri colleghi dei Comuni vicini una delegazione. «Vorrei andare dal sindaco di Correzzola, per portare la solidarietà. Sì, ci sono stati meno furti, il prefetto è stato qui e ha detto che la criminalità nella zona è diminuita. Ma le persone hanno ancora paura perché sanno che non c’è certezza della pena, che uno lo prendono, esce di galera e magari poi si vendica. Sentono lo Stato lontano».

Quello che non manca, soprattutto in questi giorni di anniversario della sparatoria, sono le telecamere delle tv che tornano da Graziano Stacchio. E le iniziative di Joe Formaggio, il sindaco di Albettone famoso per i cartelli anti zingari e il fucile che, dice, «tengo accanto al letto». «Domani sera saremo lì al distributore di Stacchio - spiega -, porteremo panchine, vino, frittole e crostoli. E niente bandiere. Io arriverò dopo un collegamento con La 7 per La Gabbia di Paragone. Perché noi del comitato “Io sto con Stacchio” ci siamo sempre. E raccoglieremo fondi anche per il tabaccaio di Correzzola. Qualche mio collega dopo la sparatoria voleva dimenticare. Invece non bisogna».

Alessandro Mognon

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