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Vicenza

Preghiera alpina
non si tocca
«Difendere le radici»

Le penne nere sono in polemica con la diocesi
Le penne nere sono in polemica con la diocesi
Le penne nere sono in polemica con la diocesi
Le penne nere sono in polemica con la diocesi

VICENZA. Si sono ritrovati ancora una volta tutti nella sede di Assoarma, in viale Milano, in città. Tra i presenti all’incontro c’erano Luciano Cherobin, presidente Ana sezione Vicenza, Giustiniano Mancini, presidente Unuci, i rappresentanti di bersaglieri, carabinieri, genio, marinai, aeronautica, ordine mauriziano, associazione sottufficiali e persino la guardia d’onore al Pantheon. E tutti si sono schierati a difesa della preghiera dell’alpino e anche a sostegno delle penne nere.

Alla fine hanno chiesto a Luciano Zanini, portavoce delle associazioni combattentistiche, di farsi carico della situazione. «Il fatto è che noi non abbiamo titolo per prendere decisioni. Così abbiamo ritenuto opportuno far arrivare tutta la documentazione ai vertici nazionali, affinché prendano in mano la questione e decidano la cosa migliore da farsi».

A fare da tramite proprio Zanini, che è stato interpellato e destinato al delicato compito per la sua capacità di mediare.

«Intanto Ana Nazionale e Assoarma dovranno dire cosa bisogna fare. E magari prendere contatto con il cardinale Angelo Bagnasco e la Conferenza episcopale italiana, che abbiamo cercato di coinvolgere, un paio di settimane fa, con una lettera ufficiale».

Incarico prestigioso ma delicato, anche perché Zanini fa emergere un altro limite nei rapporti mai così critici fra una parte della chiesa vicentina e il mondo militare in congedo. «Abbiamo deciso di ribadire ufficialmente al vescovo Beniamo Pizziol che nel dicembre 2015, quando la diocesi ci invitò all’incontro organizzato da Admo, noi ci presentammo per rispetto ed educazione. Per noi, però, non era e non è mai stato un incontro ufficiale, tanto che quando, qualche tempo dopo, ci mandarono una comunicazione chiedendoci le nostre osservazioni, rimanemmo sulle nostre. Per noi era chiaro che si trattava di una riunione informale, del resto non eravamo autorizzati da nessuno a contrattare decisioni. Per la Curia, invece, è sempre stato un momento definitivo».

Admo, Fidas, Avis si mossero perché anche a loro era stato impedito da qualche sacerdote di portare in chiesa i gagliardetti per ricordare i soci deceduti. Ora una nuova lettera, questa sì formale, firmata anche dal capogruppo di Montecchio Precalcino, presente anche lui due anni fa. Tra l’altro è stato proprio questi a segnalare a Pizziol che nella chiesa parrocchiale era stata fatta entrare una moto in onore del defunto dallo stesso parroco che aveva rifiutato cappelli, gagliardetti e preghiera.

«Noi - ribadisce Luciano Zanini - vorremmo concludere in armonia, siamo ben disponibili ad ascoltare i dettami della diocesi in tema di funerali, però vorremmo che capissero che non facciamo apologia della guerra e delle armi, ma chiediamo semplicemente alla Madonna di renderci forti nella difesa delle nostre radici. Se c’è un corpo di pace quello sono proprio gli alpini e comunque tutte le associazioni che con gli iscritti danno il proprio tempo alla comunità».

Roberto Luciani

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