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L’anniversario

Il post alluvione
«Spesi 70 milioni
per salvare la città»

Gian Marco Mancassola Le contrade trasformate in torrenti, lo tsunami di fango, l’acqua lurida che invade garage, case, negozi. «Quelle immagini mi hanno segnato», confessa in questo quinto...
Operai al lavoro sull’argine del Retrone in via Maganza: il corso d’acqua continua a preoccupare. ARCHIVIO
Operai al lavoro sull’argine del Retrone in via Maganza: il corso d’acqua continua a preoccupare. ARCHIVIO
Operai al lavoro sull’argine del Retrone in via Maganza: il corso d’acqua continua a preoccupare. ARCHIVIO
Operai al lavoro sull’argine del Retrone in via Maganza: il corso d’acqua continua a preoccupare. ARCHIVIO

Gian Marco Mancassola

Le contrade trasformate in torrenti, lo tsunami di fango, l’acqua lurida che invade garage, case, negozi. «Quelle immagini mi hanno segnato», confessa in questo quinto anniversario il sindaco Achille Variati: «Non le dimenticherò mai». Così lontana, così vicina. Cinque anni dopo l’alluvione di Ognissanti orbita in un passato che non passa: le ferite sono curate, ma le cicatrici restano.

Qual è il livello di rischio oggi a Vicenza?

È sicuramente inferiore rispetto a 5 anni fa. Prima del 2010 il Bacchiglione iniziava a dare problemi quando superava i 5,50 metri. Oggi la soglia è stata portata a 6,30 metri: 80 centimetri in più, grazie alle opere di difesa idraulica realizzate da Regione, Genio civile e Comune.

Il centro storico è al riparo?

Abbiamo ancora fragilità nella zona di contra’ Vittorio Veneto, dove è necessario alzare l’argine, ma bisogna fare i conti con molti giardini privati. Il Genio civile sta dialogando con le famiglie che vivono sul fiume. La maggior parte degli accordi sono stati raggiunti. Fanno ancora resistenza un paio di proprietari. Ma lì non si scherza: a pochi passi c’è il teatro Olimpico. Il lavoro va fatto, anche a costo di intervenire con le occupazioni d’urgenza dei terreni.

Quanto è stato speso dal 2010 per difendere Vicenza?

Settanta milioni di euro, considerando in questa cifra anche il bacino di Caldogno e l’invaso di viale Diaz, di cui a fine novembre sarà aggiudicato l’appalto.

Argini e invasi per domare il Bacchiglione, ma a che punto siamo con le difese lungo il Retrone e l’Astichello?

Siamo indietro. Sul Retrone c’è ancora molto lavoro da fare. Purtroppo è ormai chiaro che non c’è lo spazio per realizzare vasche anti-piena a monte, ma dobbiamo intervenire per non esporre la zona industriale e Sant’Agostino al pericolo degli allagamenti.

Qual è la soluzione allora?

Il canale scolmatore inserito nel progetto del passaggio dell’Alta velocità a Vicenza.

E l’Astichello?

Devono essere previste vasche di laminazione a nord, per proteggere Saviabona, ma le opere realizzate in centro hanno migliorato le condizioni nell’area di parco Querini: oggi non si ripeterebbe un’onda anomala come quella che attraversò il parco nel 2010 abbattendo il muro in viale Rumor e aprendo la strada all’esondazione.

In Riviera Berica c’è ancora chi ha la barca accanto all’automobile in garage.

Grazie al “vallo” creato dal Genio civile chi vive nell’area golenale di Ca’ Tosate potrebbe ritrovarsi ancora circondato dall’acqua nei campi, ma non avrà più la casa allagata.

Cosa ha insegnato l'alluvione ai vicentini?

La consapevolezza di avere un fiume, della pericolosità ma anche dell’opportunità di averlo. Spesso lo abbiamo ignorato o usato come una fogna. La nuova sensibilità si misura anche dai contatti registrati nella banca dati di chi chiede di essere avvisato con sms in caso di allerta meteo: 6 mila numeri. L’alluvione non è passata per niente.

C’è ancora chi crede di poter costruire nelle zone a rischio?

Sì, ma ci sono strumenti come la mappa delle fragilità e il Piano di assetto idrogeologico che individuano le zone più a rischio dove c’è il divieto assoluto di costruire. Ma c’è anche chi ci chiede di poter avere qualche metro in più in altezza per evitare di realizzare il garage interrato anche se si trovano in zone di rischio inferiore. Lì il nostro orientamento è positivo.

Perché non ha mai voluto commemorare quella sciagura con una cerimonia pubblica?

L’alluvione non si commemora, ma si progetta e si agisce per impedire che si ripeta. Da allora non ho mai smesso di chiedere risorse, seguire progetti, avviare lavori.

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