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L’omicidio di Grisignano

Il giallo degli sms
spediti ai figli
dopo la morte

La Volkswagen Polo della vittima e la Peugeot 407 dell’assassino
La Volkswagen Polo della vittima e la Peugeot 407 dell’assassino
La Volkswagen Polo della vittima e la Peugeot 407 dell’assassino
La Volkswagen Polo della vittima e la Peugeot 407 dell’assassino

Alcuni sms, spediti ai figli e ad un amico. Sono quelli partiti dal cellulare di Monica De Rossi nel primo pomeriggio di ieri. A quell’ora, probabilmente, l’agente immobiliare era già morta. A usare il suo telefonino, fingendo di essere lei, sarebbe stato il suo assassino.

È un giallo, al momento, la spedizione dei messaggini su cui stanno cercando di fare chiarezza gli inquirenti. A riceverli sarebbero stati almeno in tre: la figlia Giada e il suo fratellastro di 16 anni, che abitavano con Monica a Grisignano in via Ungaretti, e un amico del paese, che la vittima frequentava ultimamente. Ai figli (che l’avrebbero contattata, non vedendola rientrare a casa per pranzo) è giunto un messaggio apparentemente normale, tranquillizzante: «Non torno per pranzo, resto fuori». Pertanto i ragazzi, immaginando che la mamma fosse impegnata per lavoro, si erano rasserenati e si erano organizzati fra di loro. Più tardi, intorno alle 14.30, un altro sms, questa volta all’amico: solo che si tratterebbe di un testo senza senso, con lettere e spazi in libertà, come se qualcuno avesse pigiato i tasti a caso. Il destinatario era rimasto perplesso, non comprendendo il significato; ma non aveva certo immaginato che era successo qualcosa di grave.

Chi li ha spediti? Se Monica è morta intorno alle 15, come ha ipotizzato dopo un primo esame il medico legale che ha visto il corpo a Poiana di Granfion, i messaggi li ha scritti lei. E il terzo potrebbe essere stata una disperata richiesta di aiuto, anche se la vittima non è riuscita a digitarlo correttamente.

Se invece, come appare al momento più plausibile, Tomasi l’ha uccisa intorno a mezzogiorno (cosa avrebbero fatto in casa, al buio, per tre ore, senza che nessuno sentisse un urlo, una richiesta di aiuto?), a scrivere sarebbe stato Davide, a fianco del cadavere della donna amata e appena uccisa. Il titolare di palestra avrebbe avuto tutto il tempo per scorrere tutti i messaggi spediti e ricevuti da Monica, e trovare nuovi argomenti alla gelosia che lo assillava da tempo. Decidendo poi non solo di avvisare i figli della donna, probabilmente per prendere tempo, ma anche ad un contatto che deve averlo colpito, fra gli altri. Anche se il senso di quelle lettere resta tutto da capire.

In ogni caso, la procura ha fatto sequestrare ai detective del luogotenente Ferrante i telefoni della vittima e dell’indagato. Saranno rilevate le impronte digitali, e saranno analizzati i contenuti, per fare piena chiarezza sul loro rapporto, definito di amicizia da chi conosceva l’agente immobiliare. Monica si è recata all’appuntamento perchè si fidava di Davide. Non sapeva cosa l’aspettava.

D.N.

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