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L’omicidio di Grisignano

Il doping,
le siringhe,
la follia

Secondo i medici Tomasi avrebbe assunto due flaconi di insulina
Secondo i medici Tomasi avrebbe assunto due flaconi di insulina
Secondo i medici Tomasi avrebbe assunto due flaconi di insulina
Secondo i medici Tomasi avrebbe assunto due flaconi di insulina

L’insulina con cui Davide Tomasi, il femminicida di Poiana di Granfion, avrebbe voluto darsi la morte dopo aver ammazzato l’ex fidanzata, arriverebbe dai canali sotterranei di alcune palestre border line in cui si compra e si usa illegalmente come sostanza dopante per pompare artificialmente i muscoli. L’avrebbe fatto capire con parole allusive al personale che, martedì mattina, gli stava attorno in pronto soccorso per farlo rinvenire dal coma ipoglicemico in cui era piombato pesantemente non appena la dose massiccia di insulina che si era iniettata sotto la pelle del braccio aveva cominciato a produrre i suoi effetti pericolosi.

È un elemento che apre un altro sconcertante scenario, quello del circuito occulto delle palestre del body building in cui prospera il commercio fuori legge degli anabolizzanti che ingrossano i muscoli e migliorano le prestazioni sportive ma mettono a rischio la salute. È l’ambiente in cui Davide Tomasi si sarebbe procurato l’insulina-droga, cadendo in un abisso di eccessi e in un labirinto di trasgressioni che può incidere sull’equilibrio psichico. Una conferma indiretta della provenienza illecita dell’insulina arriva anche dal primario di diabetologia Marco Strazzabosco, che lo ha visitato alle 9.30 di martedì: «Era abbastanza lucido, orientato, anche se qualche pensiero era rallentato, ma rispondeva a tono. Gli ho chiesto se l’avesse usata anche in passato e come se la fosse procurata ma mi ha risposto evasivamente. Certamente non può averla acquistata in farmacia perché occorre presentare rigorosamente la ricetta. E Tomasi non è diabetico. Quando mi hanno chiamato dal pronto soccorso sono andato a controllare i database dell’Ulss con tutto l’elenco dei pazienti ma il suo nome non risultava».

L’uomo non ha, dunque, bisogno di insulina per regolare la quantità di glucosio nel sangue come succede a chi soffre di diabete, per cui l’insulina usata per tentare di suicidarsi l’aveva con sé probabilmente da tempo e, come ipotizzato, sarebbe arrivata a lui dai traffici clandestini del doping dei palestrati. «Questa sostanza – spiega il dott. Strazzabosco - è un potente ormone che favorisce la sintesi proteica. Nel diabete abbassa la glicemia. Nel mondo sotterraneo dello sport viene utilizzata per aumentare la massa muscolare, e a chi ne fa uso aggiunge l’ulteriore vantaggio che non è facile individuarla nei controlli anti-doping. Paradossalmente fa ingrassare, crea cuscinetti adiposi, non ha gli stessi effetti deleteri come gli steroidi, l’ormone della crescita e i cortisonici, ma se la dose è massiccia e viene assunta in modo scorretto può provocare conseguenze anche letali in quanto fa scendere bruscamente i livelli di glucosio, toglie nutrimento al cervello e innesca in pochi minuti un meccanismo devastante che può portare alle convulsioni e al coma, fino alla morte».

Due risposte l’assassino di Monica De Rossi le ha date con estrema precisione al dott. Strazzabosco: «Ho usato un tipo di insulina ultrarapida. Me ne sono sparato 1000 unità». Una dose esplosiva. Basti pensare che per un diabetico che pesa 70 chili la dose normale va dalle 20 alle 35 unità. «Dovrebbe aver preso l’insulina - dice ancora il primario - da due flaconi di 5 millilitri. Indubbiamente con queste cose doveva avere dimestichezza». C’è un’altra quasi convinzione che si è fatta largo in chi ha soccorso Tomasi. La stessa che ha avuto Strazzabosco: «Pensava davvero di morire. Continuava a ripetere: ma come mai sono ancora vivo? Gli ho detto che non è facile morire quando si ha un fisico sano, forte, robusto come il suo». C’è una ragione fisiologica. «È vero - spiega - che l’insulina ha un picco velocissimo ma poi l’organismo recupera perché produce autonomamente sostanze in grado di alzare la glicemia. Oltre tutto Tomasi è stato soccorso in tempo».

Franco Pepe

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