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Vicenza

«Il bar in centro
dato alle fiamme
È stato il titolare»

I primi rilievi al bar Calypso dopo l'esplosione di due anni fa
I primi rilievi al bar Calypso dopo l'esplosione di due anni fa
I primi rilievi al bar Calypso dopo l'esplosione di due anni fa
I primi rilievi al bar Calypso dopo l'esplosione di due anni fa

VICENZA. Secondo il pubblico ministero Alessia La Placa l’incendio che ha poi provocato l’esplosione del bar Calypso, avvenuta nel settembre di due anni fa in contra’ San Marcello, non fu affatto un evento accidentale, bensì un rogo appiccato dal proprietario del locale, Mattia Concato, 29 anni, residente in città in contra’ Apolloni, che avrebbe realizzato «un congegno esplosivo costituito da un portaghiaccio della Pepsicola riempito da liquido infiammabile e munito di alcuni stracci imbevuti di liquido infiammabile lasciandolo all’interno del locale». Per questo motivo il sostituto procuratore ha deciso di rigettare l’istanza di archiviazione presentata dai legali dell’imputato, gli avvocati Michele Vettore ed Enrico Pastore, e ha chiesto invece al giudice per le indagini preliminari il processo nei confronti del barista. L’udienza preliminare davanti al giudice Roberto Venditti è stata fissata per il prossimo 11 maggio.

 

LE FIAMME E LO SCOPPIO. Il Calypso, locale aperto proprio di fronte al liceo Pigafetta, era esploso a inizio settembre 2015. Un botto tremendo, provocato dalle fiamme partite dal retro del locale, che aveva divelto una finestra e distrutto il condizionatore, e i mobili. Fortunatamente quando si è verificata l’esplosione per strada non stava passando nessuno. Nel bar, subito dopo lo scoppio, erano arrivati i vigili del fuoco e gli investigatori della Mobile. Che nel loro sopralluogo ritrovarono anche degli stracci imbevuti di benzina. Resti che per gli inquirenti e il pm non avrebbero lasciato troppi dubbi sulle cause dell’esplosione da ricondurre quindi a un evento doloso. Un incendio a cui avrebbe dato il là, in base a quanto sostiene la procura, proprio Concato.

 

RICHIESTA DI ARCHIVIARE. Nelle tre pagine della richiesta di archiviazione, i legali del barista, per motivare la loro istanza, hanno fatto riferimento all’esito degli accertamenti compiuti dal consulente del pm, l’ingegner Di Leva. Che nella sua relazione aveva tra l’altro sostenuto il fatto che «le indagini di laboratorio sul portaghiaccio e sugli stracci rinvenuti all’interno della cucina non hanno dato alcun riscontro circa la presenza di sostanze qualificabili come idrocarburi». Insomma per gli avvocati Vettore e Pastore «Concato non aveva alcun interesse o tornaconto a far esplodere il locale dal momento che non aveva nemmeno stipulato alcuna assicurazione contro l’incendio o lo scoppio». Ma il pm, al termine delle indagini, ha stabilito che le motivazioni della difesa non sono abbastanza convincenti per scegliere di mettere la parola fine al caso e quindi di archiviare il fascicolo. Da qui, allora, la decisione di chiedere al giudice per le indagini preliminari di processare Mattia Concato ritenendolo il responsabile del rogo.

Matteo Bernardini

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