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L'anniversario

Due pensionati
le vittime
della piena

Cresole, con Vicenza uno dei luoghi simbolo della grande alluvione
Cresole, con Vicenza uno dei luoghi simbolo della grande alluvione
Cresole, con Vicenza uno dei luoghi simbolo della grande alluvione
Cresole, con Vicenza uno dei luoghi simbolo della grande alluvione

4 novembre 2010

 

CRESOLE. Questione di un attimo. Fatale. Nella concitazione, Giuseppe ha salutato la moglie, indicandole di mettersi in salvo, e le ha detto che si sarebbero visti subito dopo. È corso in garage, passando dal cortile: stava arrivando l'ondata di acqua e fango dal Timonchio. Ha chiuso il basculante, e lo ha protetto con dei sacchi di sabbia e con altro materiale. Voleva salvare la sua roba, ed evitare per quanto possibile dei danni. Ma poi, quando ha fatto per rientrare in casa dalla porta interna che dal garage conduce alla sua abitazione, l'ha trovata chiusa. La chiave era stata girata poco prima. Quindi, ha cercato di riaprire il basculante: ma la forza della corrente - nel frattempo l'ondata era arrivata - non gliel'ha consentito. È rimasto bloccato, con l'acqua che ha iniziato ad infiltrarsi. Un po' alla volta, fino a riempire tutta la stanza, fino al soffitto.

Giuseppe Spigolon è morto intrappolato. È annegato nello stanzino che usava come ripostiglio, e che era stipato di oggetti. Impossibile raggiungerlo e salvarlo: la sua abitazione, in via Lago di Levico 10 a Cresole di Caldogno, era circondata da un paio di metri d'acqua, al centro del torrente in piena di acqua e fango che ha sommerso la frazione.

Giuseppe era disperso già da lunedì. Il corpo del pensionato, di 75 anni, è stato recuperato ieri mattina, verso le 9.30. Casa sua è stata raggiunta con l'elicottero da un'èquipe dei sommozzatori dei vigili del fuoco, con carabinieri e protezione civile. I soccorritori hanno raggiunto l'interrato, che era ancora totalmente sotto acqua, dalle scale.

La morte di “Bepi Tega”, come era conosciuto in paese, è il terribile simbolo del dramma che si è abbattuto con l'alluvione su Cresole. Intrappolato nel garage che cercava di salvare dalla furia dell'acqua, senza una via d'uscita. Per quella porta che probabilmente era stata chiusa a chiave proprio per evitare che l'acqua potesse entrare anche in casa.

Giuseppe lascia nel dolore la moglie Mirella e i figli Corrado, Sabrina e Barbara. Ma anche gli altri parenti e tantissimi amici. Bidello in pensione, Bepi era un personaggio in paese: la corsa, la bicicletta e la solidarietà erano le sue passioni.

L'allarme era stato dato ancora lunedì mattina. Poi l'unità di crisi era convinta di averlo rintracciato, ma si trattava di un'altra persona. E le ricerche erano subito riprese, e si erano concentrate su casa sua, anche se c'era il timore che la corrente lo avesse trascinato via.

Via Lago di Levico è sempre stata difficilmente raggiungibile. Martedì i pompieri erano riusciti ad arrivare fin davanti al basculante, che era ancora bloccato. Per questo avevano praticato un foro, nel tentativo di entrare nello scantinato, ma non ci sono riusciti, perchè era pieno d'acqua e di oggetti. In quel momento i soccorritori hanno avuto la certezza che se Giuseppe era lì dentro, sarebbe stato impossibile trovarlo ancora vivo.

Le ricerche sono riprese ieri. Il corpo del pensionato è stato recuperato e trasportato in piazzetta Pescheria, e quindi trasferito alle celle mortuarie dell'ospedale.

Attorno ai famigliari, sconvolti dal dolore, si sono stretti in tanti, che hanno compreso come la disgrazia degli Spigolon fosse in realtà un dramma di tutti. Quello che era successo a Giuseppe, infatti, sarebbe potuto accadere anche ai tantissimi che, anzichè scappare subito, hanno cercato di salvare i propri beni e di restare nella loro abitazione. Alla moglie e ai figli sono giunte le condoglianze del sindaco, Marcello Vezzaro, e dell'onorevole Stefano Stefani: «Una morte assurda», hanno detto. I carabinieri della compagnia di Thiene, con il capitano Piscitello, hanno avvisato della tragedia il pubblico ministero di turno Marco Peraro per i primi accertamenti.

 

Diego Neri

 

 

VICENZA. Galleggiava nell'Astichello, imbrigliato in una griglia. Il corpo senza vita di Mario Menin, 74 anni, di Cavazzale, è stato trovato ieri mattina da un uomo a passeggio lungo l'argine del torrente, in strada dei Molini, nel quadrante nord della città. Il pensionato era morto, probabilmente annegato: non c'era più nulla da fare. Da martedì sera era giunta ai carabinieri di Dueville la notizia della sua scomparsa.

Quando e come sia finito nel torrente in piena, però, è ancora un mistero. Forse un malore, forse una banale scivolata mentre osservava dalla sponda dell'Astichello la forza della natura. Probabilmente il pensionato è caduto in acqua a Cavazzale, dove il torrente scorre a circa 300 metri dalla sua abitazione. La corrente, poi, lo ha trascinato a valle: il cadavere è stato rinvenuto quasi tre chilometri più a sud.

Mario Menin viveva a Cavazzale di Monticello Conte Otto, in via Zanella 191. Viveva in affitto, da solo. Non era sposato, non aveva figli, soltanto un cugino a Vigardolo. Mario era una persona semplice e cordiale, dicono i vicini di casa. Non si avevano più notizie di lui da martedì mattina, quando Daniela Carletti, la proprietaria del suo appartamento, lo aveva visto per l'ultima volta. Alla sera, l'uomo non era in casa e la donna, allarmata, ha informato i carabinieri di Dueville. Nessuno avrebbe immaginato di trovarlo l'indomani, cadavere nel torrente.

La scoperta risale alle 9.45, in strada dei Molini, dietro al centro commerciale Schiavotto. Un passante ha visto il corpo galleggiante e ha allertato i carabinieri. L'uomo è stato portato a riva dai vigili del fuoco e dai sommozzatori. Non aveva documenti e solo nel pomeriggio, i militari della compagnia di Vicenza - in collaborazione con i colleghi di Thiene - hanno identificato la vittima.

Dalla ricostruzione dell'Arma, l'uomo si sarebbe allontanato da casa martedì, diretto verso l'argine del torrente. Non è escluso che si sia diretto alla fine del parco dell'Astichello, dove ci sono alcune panchine e si può osservare il torrente. Martedì, in quel punto, l'acqua era ancora alta e occupava tutta l'area golenale. Forse è stato in quel punto che Menin è caduto in acqua. Una scivolata? O un malore? Zaira Magrin, vicina di casa, ricorda che proprio alcuni giorni fa il pensionato era stato operato per rimuovere un ematoma alla testa, prodotto da una caduta accidentale.

L'unica certezza è che il corpo di Menin è stato trovato quasi tre chilometri più a valle della sua abitazione. L'annegamento è l'ipotesi più probabile del decesso, anche in virtù dell'ispezione cadaverica eseguita dal medico legale Andrea Galassi. Soltanto oggi, tuttavia, l'autopsia aiuterà a chiarire le cause del decesso.

 

Marco Scorzato

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