<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Bassano

Destino nel nome
Hitler Benito
andrà a processo

di Matteo Bernardini Lorenzo Parolin
Carlos Benito Hitler Corimanya in una foto Facebook
Carlos Benito Hitler Corimanya in una foto Facebook
Carlos Benito Hitler Corimanya in una foto Facebook
Carlos Benito Hitler Corimanya in una foto Facebook

Di per sè il capo di imputazione non ha nulla di straordinario: infrazione al codice della strada per guida in stato di ebbrezza. Ma è il nome dell’imputato a fare strabuzzare gli occhi. Perché fra qualche settimana il giudice Carli si troverà davanti, sul banco degli imputati, niente meno che Carlos Hitler Benito Corimanya. L’imputato, 49 anni, difeso dagli avvocati Paolo Fabris e Valeria Fabiani, è di origine peruviana ma residente a Bassano. «L’unica cosa che posso dire - risponde l’avv. Fabris - è che il nome non rispecchia certo la personalità del mio assistito. Per il resto non intendo aggiungere altro». Anche se poi, dopo un attimo, il legale si sente di aggiungere: «Quel nome per lui rappresenta un peso».

E sicuramente anche più di un moto di incredulità in chi lo legge per la prima volta. Come sarà stato anche per i carabinieri di Bassano che, superato lo stupore, hanno sottoposto Carlos Hitler Benito all’alcoltest, alle tre di notte del 29 settembre di 4 anni fa, dopo che è uscito di strada da solo mentre era al volante della sua auto finendo per abbattere pure un palo della luce (senza ferite gravi). L’esame ha poi accertato che nel suo sangue c’era un tasso superiore a 1,5 grammi per litro. Davanti al giudice, il 49enne dovrà anche difendersi dall’ essersi rifiutato di sottoporsi a ulteriori accertamenti per verificarne lo stato di alterazione dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti, come chiesto dall’Arma. Per la procura le prove sono state sufficienti per la citazione diretta a giudizio dell’imputato. Che almeno ha evitato di usare la classica formula del “lei non sa chi sono io”. Altrimenti chissà come sarebbe finita.

E quel nome all’imputato pesa proprio se, a quanto sembra, a Sarson nessuno conosce il signor “Hitler Benito”. Tra i residenti della frazione qualcuno pensa a uno scherzo, altri replicano con un «mai sentito», altri precisano che in zona abitano solo persone perbene. Alla fine una traccia appare. Nel punto in cui la strada si restringe, si intravede un campanello: è quello di Carlos H. Benito C. Scritto così, sembrano due coinquilini. Inutile cercare un contatto: porte e finestre sono chiuse e lui non c’è. In realtà “Benito” vale “Benedetto” in spagnolo e dalla penisola iberica all’America latina è un nome comune. In questo caso è il primo dei due cognomi del 49enne (gli ispanici portano i due cognomi dei genitori). A stupire, semmai, è l’accostamento ad Adolf Hitler anche se, nel Sudamerica anni ’60 attraversato dalle dittature militari, i simpatizzanti dei regimi non mancavano. Non a caso le cronache recenti riportano di un altro Adolf Hitler, pure peruviano, fermato a Firenze dalle forze dell’ordine per guida in stato d’ebbrezza tre anni fa. Agli agenti l’uomo disse di avere un nonno di nome Benito Mussolini e un fratello di nome Lenin. Par condicio.

Suggerimenti