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«Volevo uccidermi
e portare
Anna con me»

Un’immagine serena dei coniugi Anna Maria Angeli e Sergio Bonisolo
Un’immagine serena dei coniugi Anna Maria Angeli e Sergio Bonisolo
Un’immagine serena dei coniugi Anna Maria Angeli e Sergio Bonisolo
Un’immagine serena dei coniugi Anna Maria Angeli e Sergio Bonisolo

Ci sarebbero una situazione economica sempre più precaria, un rapporto sentimentale tra coniugi che si stava sfilacciando giorno dopo giorno e il demone della gelosia dietro al dramma familiare andato in scena nella notte tra venerdì e sabato all’interno del condominio “Cristina” in via Donizetti, a Caldogno. A raccontarlo ai carabinieri è stato Sergio Bonisolo, subito dopo aver confessato di aver accoltellato la moglie Anna Maria Angeli. L’agente di commercio, di 55 anni, ha inoltre spiegato che in preda a un raptus di follia non ha visto altra via di uscita se non quella di uccidere la moglie per poi togliersi la vita, salvo poi tornare in sé dopo aver pugnalato all’addome la coniuge. Una versione che l’arrestato potrebbe ripetere oggi al giudice per le indagini preliminari durante l’interrogatorio di garanzia fissato per le 10 in carcere.

IL TENTATO OMICIDIO. L’allarme era scattato attorno alla mezzanotte, con la chiamata di Bonisolo al Suem. L’uomo aveva chiesto l’intervento di un’ambulanza del 118 affermando che la moglie si era pugnalata nel tentativo di togliersi la vita. La Angeli aveva perso molto sangue, ma all’arrivo dei soccorritori era ancora cosciente e aveva accusato il marito di averla accoltellata. Quest’ultimo ha aveva poi ammesso le proprie responsabilità davanti ai carabinieri. A quel punto, era stato accompagnato in caserma e arrestato per tentato omicidio. Al momento non gli viene contestata la premeditazione, perché, stando alle prime ricostruzioni, pare che l’accoltellamento sia stato il frutto di un impulso improvviso. I militari avevano avvisato il pubblico ministero di turno, Serena Chimichi; dopodiché Bonisolo era stato portato al San Pio X. Nel frattempo, la moglie era sotto ai ferri in ospedale. Dopo l’intervento chirurgico è stata dichiarata fuori pericolo.

IL RAPTUS. Ieri mattina Bonisolo ha ricevuto la visita del proprio difensore, l’avvocato Marco Lunardi. «Ha trascorso la prima notte senza dormire, rinchiuso in tre metri di spazio. È affranto e molto provato, non ha mai smesso di piangere», sostiene il legale. Che respinge la tesi della premeditazione: «Ci troviamo davanti a una crisi familiare ed economica. Bonisolo fa il rappresentante, ma il lavoro non sta andando molto bene; ci sono dei debiti e lui ha più volte tentato il suicidio. Si è trattato di un raptus, al termine del quale ha chiesto aiuto e ha chiamato i soccorsi», prosegue.

IL COLTELLO E LA CHAT. Secondo l’avvocato Lunardi, il coltello da caccia Ka-Bar utilizzato dall’arrestato per colpire la moglie che si trovava a letto era già in casa ed appartiene al figlio più giovane della coppia, Ruben, 27 anni, che abita assieme ai genitori. Ma che la sera del tentato omicidio non si trovava in casa. Pare che qualche giorno prima l’agente di commercio avesse sorpreso la moglie a chattare con un altro uomo. Quei messaggini potrebbero essere all’origine della movimentata discussione tra i coniugi scoppiata in camera da letto e sfociata nel tentato omicidio. Bonisolo avrebbe percepito quello sconosciuto come un rivale e sarebbe stato assalito da una violenza imprevista, che lo ha spinto a impugnare l’arma e a colpire due volte la madre dei suoi figli. «Lui, però, riferisce solamente una coltellata», puntualizza l’avvocato.

Valentino Gonzato

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