VICENZA. «Quando arrivano, conoscono tutti i loro diritti, ma nessuno dei loro doveri. Qui però le regole devono essere rispettate da tutti». A parlare è Meri Spiller, titolare dell’hotel Adele, la quale si riferisce a una parte dei 130 profughi ospitati nella struttura. «Nel nostro albergo alloggiano persone per bene - continua Spiller -, però ci sono 10-20 cittadini nigeriani che non rispettano le regole». Sarebbero questi, secondo la titolare, i promotori della protesta dell’altro giorno, in merito alla quale la prefettura sta valutando eventuali provvedimenti.
LA PROTESTA. «L’altro giorno alcuni migranti hanno fatto entrare una donna non autorizzata nell’albergo - spiega l’amministratrice -. Noi l’abbiamo scoperta e rincorsa, per poi bloccarla e chiamare i carabinieri. Alla fine i militari sono arrivati e l’hanno portata via». A quel punto, la situazione è però degenerata. «In seguito a questo fatto - continua la titolare dell’Adele -, i componenti del gruppo si sono messi d’accordo mentre erano a tavola per la cena e hanno deciso di uscire e fare confusione in strada».
L’ACCOGLIENZA. Il cibo, l’acqua e i lavori all’albergo non c’entrano nulla con la vicenda, secondo l’amministratrice. «A pranzo e a cena serviamo un buffet con pasta, carne, insalata, frutta - continua Spiller -. Il menù cambia nei diversi giorni e se qualcuno vuole prendere cibo in più, può servirsi senza problemi. Serviamo acqua dell’acquedotto in caraffa. Non diamo loro bottiglie di vetro, le quali potrebbero rompersi, anche in caso di lite, e diventare pericolose. Quelle di plastica, rappresenterebbero uno spreco e verrebbero gettate in giro. Infine, insegniamo loro come si riordina la propria stanza e come si pulisce un bagno». Per la titolare dell’albergo, la condotta dei venti ribelli avrebbe un obiettivo preciso. «Queste persone puntano a lasciare l’hotel per andare in appartamento - sostiene -. Lì pensano di poter fare quello che vogliono. Sanno che probabilmente non otterranno lo status di rifugiato, quindi a loro cosa interessa del resto? Noi, invece, per prima cosa, spieghiamo quali sono i loro doveri, come funziona il lavoro in Italia. Devono capire che guardando e ascoltando possono imparare qualcosa, per poi tornare nei loro Paesi e magari fare business. Tra i nostri ospiti ci sono bravissime persone, che vanno a scuola, si integrano».
LE TESTIMONIANZE. «Qui è bello, mangiamo bene, non ci sono problemi - racconta Essa Sangari, 28 anni, del Mali -. Sto studiando la lingua italiana e lavoro come volontario con Aim. Mi piacerebbe restare qui anche dopo la valutazione della commissione». «Stiamo molto bene, qui - gli fa eco il connazionale Ibrahim Traore, 27 anni -. Vorrei restare in Italia, mi piacerebbe trasferirmi a Milano e lavorare come panettiere».
LA PREFETTURA. «Stiamo valutando la situazione per individuare i soggetti che l’altro giorno hanno fatto più confusione - spiega il vicario del prefetto Massimo Marchesiello -. Nei confronti di questi, potranno scattare le revoche del programma di protezione». In sostanza, i responsabili potrebbero essere allontanati dalla struttura, non avere più diritto al vitto e al pocket money. Non potrà decadere, invece, la richiesta di asilo. «La titolare dell’hotel Adele è una persona affidabile e credibile - precisa il viceprefetto -. Evidentemente, l’altro giorno qualche regola all’interno dell’albergo non è stata rispettata e, strumentalmente, è stata creata la protesta. Sul fronte del cibo, questi migranti consumano da tempo le stesse pietanze; questo argomento, di solito, emerge quando si vuole sollevare un problema».