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Nuove abitudini

Vicentini a tavola
Sempre meno pane
Aumenta il sushi

Un’immagine che oggi appare quasi nostalgica: le pagnotte di pane al panificio. FOTO STUDIOSTELLA
Un’immagine che oggi appare quasi nostalgica: le pagnotte di pane al panificio. FOTO STUDIOSTELLA
Un’immagine che oggi appare quasi nostalgica: le pagnotte di pane al panificio. FOTO STUDIOSTELLA
Un’immagine che oggi appare quasi nostalgica: le pagnotte di pane al panificio. FOTO STUDIOSTELLA

Non si vive di solo pane. È una citazione (parafrasata) ma anche un’affermazione che fotografa le nuove abitudini alimentari dei vicentini e non solo. Quel viavai di sacchetti di carta bianchi o marroni capaci di portarsi dietro un profumo inconfondibile è ormai un ricordo. Basta piazzarsi fuori da un fornaio per rendersene conto. Oppure è sufficiente prendere in considerazioni le ultime analisi che parlano di un consumo di pagnotte, baguette e affini ai minimi storici. I panifici lentamente stanno scomparendo dalle strade e stanno lasciando posto ai ristoranti che, viceversa, sono in forte aumento. Con una specialità che sembra quasi in contrapposizione rispetto al pane cotto: vale a dire il pesce crudo. Da tutti conosciuto e definito semplicemente come sushi.

IL CROLLO. L’ultimo dato disponibile è stato diffuso da Coldiretti domenica scorsa, in occasione della Giornata mondiale del pane, quando c’è stato poco da festeggiare. Il consumo di pane, spiega l’associazione, si è quasi dimezzato negli ultimi 10 anni e ha raggiunto il minimo storico con appena 85 grammi a testa al giorno per persona. Nel 1980 si mangiavano 230 grammi di pagnotte quotidiane, fino a toccare i 120 del 2010. Un dato nazionale che trova conferma anche a Vicenza dove negli ultimi cinque anni «i panifici sono diminuiti del 30 per cento. Purtroppo se non si vende tanto pane è difficile resistere», interviene Alberto Morato, presidente dell’associazione panificatori di Ascom.

LE ABITUDINI. Ma dove sono finiti quei grammi di pane? Da una parte ci sono le questioni legate alla salute: «Spesso i carboidrati vengono demonizzati; si parla di glutine, intolleranze», avverte Morato. E dall’altra ci sono le abitudini: «È cambiata la routine quotidiana - continua - che è dettata da tempi frenetici: non si va più dal fornaio tutti i giorni ma magari una volta alla settimana si acquista il pane al supermercato. Infine, si mangia molto più fuori di casa rispetto a una volta».

IL SUSHI. Anche qui ci sono le analisi che lo confermano. «Il periodo - interviene Emanuele Canetti, presidente dell’associazione ristoratori - è favorevole. Soprattutto durante la settimana si è registrato un aumento dei clienti». Che, a quanto pare, preferiscono in particolare in questo periodo il pesce crudo al pane cotto. «Si tratta di un momento - ammette Canetti - che capita nel mondo della ristorazione. Una volta andava il messicano e adesso il sushi. Hanno dei prezzi vantaggiosi che permettono alle attività di aggredire il mercato. Certo, poi ci sono prodotti di qualità e altri meno; e il conto fa la differenza». In città sono oltre una decina. Dal bar al take away, al classico ristorante. Nella galassia del sushi all’italiana c’è di tutto e di più. Anche se spesso dietro a quella bandiera nipponica si nasconde la riconversione di locale cinese o italiano.

Nicola Negrin

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