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La testimonianza

Vicentina a Londra:
«La Grenfell Tower
come l'apocalisse»

La vicentina vive a 200 metri dalla Grenfell Tower
La vicentina vive a 200 metri dalla Grenfell Tower
La vicentina vive a 200 metri dalla Grenfell Tower
La vicentina vive a 200 metri dalla Grenfell Tower

«Ho assistito a un atroce spettacolo di morte. Alcuni compagni di scuola dei miei figli sono deceduti nell’incendio. Altri sono in coma». Silvia Monchelato, 44 anni, originaria di Molino di Altissimo, vive a Kensington, a 200 metri dalla Grenfell Tower. La notte del 14 giugno ha assistito in diretta a uno dei più grandi disastri causati dal fuoco negli ultimi anni.

«Uno scenario straziante, apocalittico - racconta - Qualcuno lo ha paragonato al Great fire of London. Già a vederlo in tv era impressionante, dal vivo è stato ancora più orribile, anche se fortunatamente ne sono stata solo spettatrice incolume».

Figlia del prof. Paolo Monchelato, sindaco di Altissimo dal 1973 al 1992, Silvia vive nella capitale britannica dal 2005 con il marito. Diplomata all’Accademia delle belle arti di Venezia, ha lavorato nei settori della moda e del design; attualmente si dedica ai due figli, di 9 e 7 anni. Chiamati ad affrontare una situazione che al momento sfugge alla loro comprensione.

«Devono ancora rendersi conto della tragedia. Fortunatamente hanno un buon supporto dalla scuola. So che si sono riuniti tutti assieme e con l’aiuto delle maestre hanno preparato cards e disegni per i loro amici rimasti vittime di questa tragedia». Drammi che hanno toccato da vicino anche alcuni compagni di classe. «Abbiamo cercato di contattare uno di questi, di origine libanese; solo alla sera abbiamo saputo che erano salvi in ospedale; abitavano al tredicesimo piano. Un altro compagno portoghese è stato salvato dal padre assieme agli altri due fratelli, anche se ora sono in coma, come la madre, che era incinta al settimo mese e ha perso il bimbo».

I figli frequentano la scuola elementare cattolica “San Francis of Assisi School” a Notting Hill, che si trova poco lontano dalla torre andata in fiamme. «Ora la scuola è chiusa per l’emergenza, dato che ospita molti dei soccorritori» racconta Monchelato.

Impossibile dimenticare la notte del rogo. «Dalla nostra abitazione sentivamo il rumore di elicotteri e ambulanze, ma questo a Londra è abbastanza normale. Dopo diversi minuti le sirene non si arrestavano, abbiamo aperto la finestra: l’incendio illuminava a giorno il quartiere. Ho visto la torre in fiamme. C’era cenere ovunque, come a Pompei. Abbiamo capito che i residenti dei piani alti non sarebbero sopravvissuti».

Fino a ieri sera il bilancio ufficiale parlava di 30 morti e 58 dispersi. Numeri che secondo la vicentina potrebbero aggravarsi. «Si parla di 600 residenti nella torre, oltre a quelli illegali. Molti dei ricoverati in ospedale sono in condizioni gravissime. Temo che il numero delle vittime sia destinato ad aumentare».

In questi giorni nonostante qualche difficoltà (strade bloccate e mascherine obbligatorie, almeno all’inizio) Monchelato ha continuato a vivere nel quartiere. «Molti sopravvissuti e i parenti delle vittime sono fuori in strada, alcuni girano ancora con i cartelli e le foto dei loro cari. Alcune celebrities sono venute a incontrare le persone; tra queste la cantante Adele e la regina Elisabetta».

Non è stato il primo grave incendio al quale la vicentina ha assistito. «Nel 1996 - ricorda - studiavo a Venezia quando ci fu il rogo della Fenice. Ho rivissuto alcune scene di allora, anche se stavolta il bilancio è stato purtroppo ben più tragico».

Paolo Mutterle

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