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Vicenza

Unesco, processo
a 13 anni
di opere in città

Il complesso edilizio di Borgo Berga, approvato nel 2003, è finito sotto la lente dell’Unesco
Il complesso edilizio di Borgo Berga, approvato nel 2003, è finito sotto la lente dell’Unesco
Il complesso edilizio di Borgo Berga, approvato nel 2003, è finito sotto la lente dell’Unesco
Il complesso edilizio di Borgo Berga, approvato nel 2003, è finito sotto la lente dell’Unesco

L’Unesco fa il “processo” a 13 anni di opere in città. Il complesso edilizio di Borgo Berga nell’area ex Cotorossi, la caserma Del Din e il progetto Tav: sono le tre grandi trasformazioni del capoluogo - le prime due già realizzate, la terza in rampa di lancio - finite nel mirino dell’istituzione dell’Onu che tutela il patrimonio culturale mondiale. In particolare sono finite sotto la lente di Icomos, l’organizzazione non governativa che è braccio operativo dell’Unesco e che si occupa della consulenza per tutti gli aspetti che riguardano il patrimonio culturale e la sua conservazione. In ballo c’è la conferma del “marchio” - conferito al capoluogo berico il 15 dicembre 1994 - che riconosce “la città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto” come patrimonio dell’umanità. Un sito diffuso che ora dovrà confermarsi all’altezza dell’esame Unesco, alla luce delle trasformazioni subite dal territorio. Il Comune è già pronto alle controdeduzioni a difesa del “marchio”.

LE SEGNALAZIONI. La lettera di Icomos è giunta al ministero dei Beni culturali alcune settimane fa e quindi in Comune. A muovere l’ong erano state tre segnalazioni da parte di associazioni e gruppi locali, relative ad altrettante opere. La prima, spiega Icomos, è l’appello del 21 febbraio 2013 di un «gruppo di cittadini» relativo alla base Usa Del Din. La seconda e la terza sono appelli dell’Osservatorio Out, dell’11 agosto 2014 e del dicembre di quell’anno, rispettivamente sull’impatto del «complesso edilizio all’ex Cotorossi», già realizzato, e su quello della «nuova linea Tav e tunnel di collegamento sotto Monte Berico», primissima versione di un’idea che praticamente non è mai stata presa in considerazione.

LE CENSURE. Fatto sta che la somma delle tre segnalazioni ha innescato il processo al sito Unesco di Vicenza. Icomos riprende e rilancia le obiezioni mosse dai comitati locali sui tre fronti. Quanto alla Del Din, la definisce «impattante infrastruttura» con rilevanza «sociale, come attestato da molte petizioni o azioni contro». E rileva che «avrebbe richiesto una preliminare consultazione generale della cittadinanza». Icomos obietta anche su Borgo Berga: sottolinea che «il nuovo complesso impatta in modo forte e permanente il paesaggio», ritiene che sia «esagerato e alieno alla zona circostante» e rileva che «le prescrizioni della Soprintendenza non sono state mantenute». Per queste ragioni «la riconversione del cotonificio ha già eroso i valori della cornice paesaggistica di Vicenza e delle ville localizzate nelle sue vicinanze». La terza obiezione è tutta incentrata sul «tunnel sotto Monte Berico», vicino alla Rotonda, nell’ambito del progetto Tav. Icomos si dilunga nelle contestazioni di quella che, però, è un’ipotesi già scartata da Rfi da un anno: quel tunnel non ci sarà, né un’opera analoga.

LE RACCOMANDAZIONI. Resta il fatto che il combinato disposto di due realtà e di un progetto superato portano Icomos a formulare alcune raccomandazioni: la prima, «iniziare con la massima urgenza una Valutazione di impatto patrimoniale», cioè sulle ripercussioni cumulative delle opere cittadine; la seconda, «sfruttare l’attuale blocco dello sviluppo del progetto sull’area Cotorossi per riconsiderarne il completamento»; la terza, «invitare una “missione di valutazione” per la verifica degli impatti dei lavori già avviati e di quelli pianificati».

LE AZIONI DEL COMUNE. A palazzo Trissino è già scattato il piano per le controdeduzioni a difesa del marchio Unesco. «Prendiamo molto seriamente la cosa - premette Jacopo Bulgarini d’Elci, vicesindaco e assessore alla Crescita - perché Icomos sostiene che l’effetto cumulativo di opere realizzate nel corso degli anni potrebbe superare la soglia critica. D’altra parte, siamo anche fiduciosi che questa istruttoria possa concludersi positivamente per la città». La prima ragione riguarda lo svuotamento della terza obiezione, quella sul tunnel Tav, «un progetto superato da uno molto meno impattante». La seconda sta in «tutto lo straordinario lavoro di tutela, restauro e valorizzazione del patrimonio storico e culturale che la città ha svolto negli ultimi anni». In ogni caso il Comune è pronto a «una doppia azione» che costerà 70 mila euro: da un lato inviterà «la missione di valutazione di Icomos, in autunno», a toccare con mano la situazione; dall’altro farà «la valutazione d’impatto patrimoniale». L’intera procedura è comunque solo all’inizio. «Il Centro Patrimonio Mondiale si riunisce una volta l’anno e Icomos rileverà eventuali rischi». Non solo: «Dopo la missione di Icomos faremo una serie di controdeduzioni», ricorda Bulgarini d’Elci, e solo se queste non saranno accolte, il sito Unesco potrebbe finire nella lista dei “beni in pericolo”, il che farebbe scattare la prescrizione di azioni risolutive. E solo in caso di inerzia l’Unesco potrebbe revocare il “marchio”.

Marco Scorzato

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