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Vicenza

Una nuova ondata
di 170 migranti
Ma posti esauriti

Era nell’aria e i pronostici hanno trovato conferma poche ore fa: la contabilità degli arrivi ha ripreso il volo e in Veneto, secondo quanto ha comunicato il ministero dell’Interno, sono attesi nei prossimi mesi altri 1.003 profughi, di cui 170 soltanto a Vicenza. Una piccola goccia della nuova ondata di 10 mila migranti da ripartire sul territorio nazionale, ma abbastanza per mettere ulteriormente in crisi il sistema vicentino dell’accoglienza che dalle presenze che oggi superano le 1.800, con la nuova quota si troverà a gestire un esercito di circa duemila richiedenti asilo. Gli arrivi, come sempre, saranno scaglionati: e mentre ieri erano attesi 4 profughi, oggi, informa la prefettura, potrebbero essere trasferite a Vicenza 20 persone.

DUEMILA PRESENZE. «Le mie previsioni erano azzeccate, ci stiamo avvicinando alla soglia dei duemila», commenta il prefetto Eugenio Soldà, che proprio qualche settimana fa, tra un appello e l’altro ai sindaci contrari all’accoglienza, aveva lanciato il suo pronostico. Che non era certo un azzardo: l’esperienza insegna che il rapporto tra estate e sbarchi è un’equazione infallibile. E la risposta è sempre la stessa: «Continuiamo a navigare a vista», ripete Soldà come una litania. «Dove li metteremo? Stiamo valutando alcune soluzioni. Ma come sempre, qualcuna va bene, qualcuna va male». Un lavoro in emergenza. «Ci fosse una programmazione, potremmo stare tutti sereni. Ma non sappiamo quando arriveranno. A mano a mano che si renderanno disponibili dei posti, li assegneremo». La strategia rimane quella «dell’accoglienza diffusa, fin quando sarà possibile», prosegue il prefetto. Ma occorre fare i conti con alloggi che scarseggiano e con una situazione che era già critica prima di questa nuova comunicazione del Ministero. Per questo qualche giorno fa, lo stesso rappresentante del Governo aveva ventilato l’ipotesi di un campo profughi con l’utilizzo di container. «Ma non c’è nulla all’orizzonte - chiarisce -, ci vuole un’area adatta e al momento non esiste». In ogni caso, «non vogliamo si creino assembramenti. Stiamo cercando strutture per una quarantina di persone al massimo». La caccia prosegue anche in direzione degli ex alberghi: «Qualche soluzione potrebbe spuntare in provincia. Ma non dirò dove - mette le mani avanti, Soldà -, per evitare che si creino situazioni antipatiche, come ad Arzignano (la protesta contro l’ipotesi di utilizzare l’area dell’ex poligono per ospitare i migranti, ndr). Il mio era soltanto un sopralluogo e comunque l’idea è già scartata».

I COMUNI CHE APRONO. Ma c’è qualcuno che invece di opporsi al prefetto l’ha ascoltato. E alcuni dei 69 Comuni che prima non accoglievano i migranti, ora hanno aperto una porticina. «Numeri irrisori, ma qualche segnale di umanità c’è, come a Brendola dove si renderanno disponibili cinque o sei posti. Anche Noventa da zero è passata a sette ospiti. In questo caso, si è trattato di un trasferimento da Velo d’Astico deciso dalla cooperativa che li gestisce». È la dimostrazione che le barricate, davanti all’emergenza, hanno le ore contate: «Se una cooperativa mi propone una sistemazione e il sindaco di quel Comune si oppone, io non posso lasciare queste persone in mezzo a una strada».

LA RIMODULAZIONE. E nel pieno dell’estate non potrebbe essere altrimenti. «Solo in ottobre, quando gli sbarchi cominceranno a cessare, rimoduleremo le presenze, alleggerendo le situazioni più critiche, in primis Sandrigo, Tonezza e Bolzano Vicentino», conclude il prefetto che ha un solo rimpianto: «Se ogni Comune sin dall’inizio avesse ospitato 15-20 persone, ora avremmo tutti una situazione più serena e gestibile».

Laura Pilastro

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