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Un boato in tribunale
Scoppia una tubatura
e l’interrato è allagato

Le macchie d’acqua sul controsoffitto dopo lo scoppio della tubatura e un tecnico al lavoro
Le macchie d’acqua sul controsoffitto dopo lo scoppio della tubatura e un tecnico al lavoro
Le macchie d’acqua sul controsoffitto dopo lo scoppio della tubatura e un tecnico al lavoro
Le macchie d’acqua sul controsoffitto dopo lo scoppio della tubatura e un tecnico al lavoro

Prima un rombo, sordo, poi un boato, infine lo scroscio d’acqua, potente come la cascata di un torrente in piena. L’immagine sarebbe perfetta se stessimo parlando di un panorama alpino; invece, in questo caso, la scena è avvenuta ieri intorno a mezzogiorno in tribunale. E il getto d’acqua, dalle lampade del soffitto del piano interrato, ha cominciato a scrosciare sul pavimento allagandolo all’altezza dell’aula penale “D” dove si stavano svolgendo le udienze del giudice Bordoni. Che ha immediatamente sospeso i lavori nel fuggi fuggi generale. A provocare l’improvvisa cascata sarebbe stata la rottura della guarnizione di un tubo nel corso dei lavori di videoispezione commissionati dall’amministrazione comunale per risolvere il problema legato ai continui allagamenti che da anni, ormai, si verificano all’interno del nuovo tribunale di Borgo Berga.

«UN BOATO FORTISSIMO». «A un certo punto, mentre eravamo in aula, abbiamo sentito salire il rumore come si trattasse di un rombo; quindi un boato fortissimo e un botto. Abbiamo pensato a uno scoppio e siamo immediatamente corsi fuori». Il racconto è dell’avvocato Laura Piva, vice presidente della Camera penale di Vicenza, che ieri mattina, al momento dello scoppio del tubo si trovava, come molti altri colleghi, nel piano interrato. «È stata una cosa incredibile; lì per lì abbiamo addirittura temuto fosse successo qualcosa di ancora più grave. Detto questo è inammissibile possano succedere queste cose in un edificio inaugurato solo qualche anno fa». A verificare la rottura si sono immediatamente precipitati i tecnici della ditta (la “Energica Spurghi” ndr) che stanno eseguendo i lavori di pulizia delle tubazioni; quelli del Comune e le guardie private che hanno provveduto a transennare l’area sulla quale continuava a cadere, copiosa, l’acqua. Dall’aula del Collegio è poi uscita anche il presidente Deborah De Stefano che dopo un breve consulto con il responsabile dei lavori ha comunicato agli altri giudici di proseguire le udienze: «Ci hanno assicurato che non ci sono problemi di sicurezza», ha detto.

IL PRESIDENTE RIZZO. Dopo qualche minuto, dal suo ufficio al secondo piano è sceso anche il presidente del tribunale, Alberto Rizzo. «Quanto accaduto è strettamente legato all’intervento di manutenzione straordinaria di ripristino delle condotte. C’era una quantità esorbitante di metri cubi d’acqua che si è improvvisamente liberata dopo la “fresatura” dei tubi. Sono eventi che, svolgendo una determinata operazione, possono accadere. La situazione è comunque sotto controllo. I lavori termineranno in tempi rapidissimi. Stiamo cercando di fare tutto il possibile perché certi problemi non succedano più».

L’INTERVENTO. Il provvedimento amministrativo con cui il Comune ha dato avvio al piano anti-allagamento del nuovo tribunale è stato firmato martedì. Un provvedimento di «somma urgenza» che ha permesso di cominciare le operazione di “spurgo” delle tubazioni già mercoledì mattina. I tecnici, partendo dal “Corpo A” hanno passato al setaccio le cinque canaline che risultavano ostruite da materiale edile lasciato, secondo una prima ipotesi al vaglio del Comune, al termine dei lavori di costruzione. Quello avvenuto ieri sarà stato anche un problema “fisiologico” all’intervento di straordinaria manutenzione, ma sta di fatto che sembra non esserci fine alle magagne di un edificio inaugurato appena quattro anni fa e costato 24 milioni di euro. Uno stabile che avrebbe dovuto essere un fiore all’occhiello per la città e che invece ora sembra un gigante dai piedi d’argilla, con crepe, macchie sulle pareti e infiltrazioni d’acqua che non risparmiano aule e uffici. Se l’ennesimo intervento stavolta non sarà davvero risolutivo ci sarà di che preoccuparsi.

Matteo Bernardini

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