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Truffa con i fondi statali
Ma i danni sono prescritti

Ingresso del palazzo che ospita gli uffici della Corte dei conti a Roma
Ingresso del palazzo che ospita gli uffici della Corte dei conti a Roma
Ingresso del palazzo che ospita gli uffici della Corte dei conti a Roma
Ingresso del palazzo che ospita gli uffici della Corte dei conti a Roma

Erano accusati di aver provocato un danno alle casse dello Stato da 14 milioni di euro, da cui si sono sempre difesi; ma la lentezza della giustizia ha fatto sì che quei danni siano prescritti. Si è conclusa quindi con un proscioglimento la lunghissima vicenda giudiziaria di tre vicentini, che erano finiti nei guai per una presunta frode allo Stato. Si trattava di Mariano Chemello, 62 anni, di Sandrigo, Maurizio Filippi, 67, di Zanè, e Maurizio Zaccaria, 54, di Thiene, tutti assistiti dall’avv. Marco Dal Ben. Il polo produttivo che doveva nascere in provincia di Matera per creare lavoro in una zona depressa come l’area di Bernalda si era rivelato per gli inquirenti una beffa. Ma ora, i giudici d’Appello della Corte dei conti hanno cancellato quelle contestazioni con un colpo di spugna.

In primo grado, la Corte dei Conti della Basilicata, un anno fa, aveva condannato 14 persone e 12 aziende a risarcire al ministero dello Sviluppo economico 14 milioni e 200 mila euro, assolvendo per prescrizione sia alcune banche che sei funzionari pubblici, che avrebbero dovuto controllare che fine facevano i fondi finanziati dallo Stato. Nei giorni scorsi, invece, la prima sezione di Roma, presieduta da Enzo Rotolo, ha dichiarato prescritto l’indebito.

I fatti risalgono ancora al 2001, quando un consorzio di imprese, denominato “La Felandina”, chiese al Ministero l’accesso alle agevolazioni previste dalla legge per favorire l’occupazione al Sud e nelle aree depresse. Il progetto industriale venne così parzialmente finanziato dallo Stato (61,7 milioni di contributi su 106 di investimenti complessivi da parte di 15 società), e avrebbe dovuto decollare attraverso il consorzio per realizzare un’area industriale che doveva dare lavoro sulla carta ad almeno a 630 persone. In realtà il progetto non decollò mai, se non in maniera molto parziale. La banca concessionaria avrebbe anche dovuto verificare che i consorziati pagassero la propria parte; e non avvenne. La guardia di finanza scoprì un danno enorme per le casse del ministero.

Nel 2009 scattarono gli arresti, mentre poco più di un anno fa sono arrivate le condanne. Maurizio Filippi, 66 anni, di Zanè, e Maurizio Zaccaria, 53, di Thiene, erano stati condannati a due anni e due mesi di reclusione ciascuno, nonostante avessero sempre sostenuto la correttezza dell’operazione e di non essere stati strumento di alcuna truffa.

In Appello, Filippi era stato prosciolto; la truffa si era prescritta e per Zaccaria rimasero 16 mesi di reclusione per evasione fiscale. Anche le accuse a carico di Chemello furono cancellate dal tempo trascorso.

All’epoca, furono condannate le loro aziende, “Biofiber”, “Grafiche Filippi” e “Camilla srl”. I vicentini avevano chiesto contributi per 7 milioni di euro, su un investimento globale di 12, ed erano stati erogati loro 2,3 milioni di euro.

La procura erariale aveva citato a giudizio imprenditori, banche e funzionari pubblici del Ministero - in totale 29 persone -, che avevano erogato parte dei fondi senza controllare quale fosse il loro effettivo utilizzo. Ma la Corte di primo grado nel luglio dello scorso anno aveva ritenuto una parte degli imputati da assolvere, per prescrizione. Non i vicentini: Filippi, Zaccaria e Chemello, e le società “Biofiber” e “Camilla”, erano state condannate a risarcire il Ministero, ciascuno per la sua parte, fino ai 14 milioni di euro ritenuti il danno patito dallo Stato. Ora è stata cancellata anche questa condanna: i danni restano, ma i vicentini non li dovranno più versare.

Diego Neri

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