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Vicenza

Torrione svenduto
il Comune
va all’assalto

Il castello in saldo
Il castello in saldo
Il castello in saldo
Il castello in saldo

VICENZA. Schierare i soldati e andare all’assalto del castello. Che tradotto in termini burocratici e amministrativi significa approvare una variazione di bilancio, prelevare dalla cassa poco più di 300 mila euro e diventare i proprietari di quel torrione che svetta all’ingresso ovest del centro storico, facendolo diventare un bene del demanio comunale. A fine aprile è stato venduto, o meglio svenduto, per qualche spicciolo, considerato il valore storico e culturale dell’edificio, ma adesso l’amministrazione comunale si prepara a calare sul tavolo la carta dell’acquisizione «perché - ammette Achille Variati - rappresenta un simbolo della città e ha senso, dopo secoli, che diventi di proprietà pubblica; non certo per lasciarlo chiuso, ma ad alcune condizioni».

IL PIANO D’ATTACCO. La cartina posizionata sul tavolo dal capo dello schieramento Achille Variati è complessa. Il piano d’attacco per acquisire il torrione di porta Castello non prevede semplicemente il pagamento della somma richiesta, 310 mila euro, esercitando quindi il diritto di prelazione che è concesso alle amministrazioni comunali quando un bene di interesse pubblico passa da un proprietario all’altro, ma stabilisce alcune condizioni basilari per riuscire nella missione. «Prima su tutte - afferma il primo cittadino - far sì che quello spazio non resti abbandonato. Mi spiego: è bene che la città inserisca nel suo patrimonio il torrione, tuttavia ha senso acquisirlo solamente se possono essere svolte delle iniziative e, quindi, se riusciamo a trovare un grande accordo con chi è disponibile a gestire quello spazio a determinate condizioni». Che tradotto significa: trovare un’intesa con il privato che si è aggiudicato l’edificio all’asta a fine aprile, acquisirlo e poi perfezionare un nuovo accordo per la gestione in comodato.

LA PRELAZIONE. L’assalto non è ancora iniziato. Le truppe di Variati stanno definendo il piano di attacco, pardon d’intesa, e a definire l’operazione sono gli assessori Michela Cavalieri e Jacopo Bulgarini d’Elci. «Stiamo ragionando - continua Variati - per capire quale sia la strategia migliore. Poiché quella struttura è un luogo difficile, ha nove piani, è piccolo e ha dei costi di gestione elevati, è necessario avere la certezza che il privato con il quale stringiamo l’accordo lo renda accessibile». In effetti la struttura del torrione non è quella tipica di un museo (e l’idea dell’amministrazione è ricavare uno spazio espositivo): è alto circa 30 metri ed è composto di nove piani, tre dei quali non sono calpestabili. La fortezza scaligera ha una superficie lorda complessiva di 432 metri quadrati, dei quali poco più di 200 sono calpestabili.

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