<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Test con il burkini
Tuffo in piscina
ma senza occhiali

di Laura Pilastro Francesca Cavedagna
La copertura integrale in piscina attira gli sguardi incuriositi dei presenti. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
La copertura integrale in piscina attira gli sguardi incuriositi dei presenti. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
La copertura integrale in piscina attira gli sguardi incuriositi dei presenti. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
La copertura integrale in piscina attira gli sguardi incuriositi dei presenti. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN

«Perché siete vestite così?». La domanda più semplice, ma anche l’unica che ci sentiamo rivolgere, ci arriva da una bimba che ha al massimo sei anni. Sguazza nella piscina dei piccoli, a pochi metri dalla vasca la madre la controlla, non sembra preoccupata dalla nostra vicinanza. Incuriosita, quello sì. Appena ci avviciniamo all’acqua un bagnino ci blocca con un perentorio «Alt», pensiamo voglia cacciarci, invece abbiamo solo sbagliato accesso: «Si entra solo da questa parte», precisa. Ubbidiamo. Ci immergiamo fino alla vita e arriva il secondo stop: «Dai che adesso ci cacciano», pensiamo. Macché, non si può entrare con gli occhiali da sole. «Sono di metallo, questione di sicurezza». Ce li togliamo. Il centro sportivo di viale Ferrarin è poco affollato. La nostra presenza non sfugge a nessuno dei circa 150 bagnanti. È la prima volta che vedono due donne in burkini, ma è evidente che dopo le polemiche dei giorni scorsi tutti sanno cos’è quel costume da bagno musulmano, che tiene scoperto solo il viso, le mani e i piedi, nascondendo ogni forma del corpo femminile. «Ci vestiamo così anche in piscina perché è la nostra religione che ce lo impone», rispondiamo alla piccola interlocutrice. «Ah, ma la sapete fare la verticale?». Come abbattere in un colpo solo tutte le differenze del mondo. Perché a sei anni non importa come sei vestita, di che religione sei. Importa se sei gentile, se ti fermi a fare due chiacchiere, e se sai fare la verticale.

Nessuno dei bambini fa caso a noi, i più curiosi ci rivolgono uno sguardo distratto, più breve di un tuffo. A giudicarci non ci pensano proprio. Loro. Per gli adulti, invece, è tutta un’altra cosa. Gli uomini sembrano al cinema, spettatori di uno spettacolo gratuito. Le donne, appollaiate sulle sedie a sdraio, sono un cicaleccio di commenti e sorrisi. Tutte attente a non perdersi nemmeno uno dei nostri movimenti, dalla scomodità di entrare in acqua avvolte da un costume che sembra una muta ma è scomodo come uno scafandro; ai continui aggiustamenti per assicurarsi di essere completamente coperte; fino alla passeggiata stile Grande Fratello verso il bar della struttura, dove chiediamo un panino senza carne di maiale e ci dobbiamo accontentare di una pizzetta.

Qui facciamo due chiacchiere con il gestore. «Per lei è un problema il nostro costume da bagno?». «Ma l’avete letto Il Giornale di Vicenza?», risponde. Si allontana e ricompare dopo pochi istanti tenendo in mano un ritaglio: «Guardate qui. Ho dichiarato che per me non c’è alcuna anomalia». Gli confessiamo di essere imbarazzate da tanti sguardi indagatori. «Sì, oggi vi guardano tutti. Ma se qualcuno, tra bagnanti o bagnini vi crea problemi, venite subito a dirmelo». Si avvicina un uomo sulla settantina incrociato poco prima, mentre sul lettino aveva gli occhi puntati su di noi. A lui la stessa domanda: «È la prima volta che mi capita di vedere due come voi in piscina - risponde candidamente -. Ma sia chiaro, per me ognuno può fare quello che vuole». Parla a ruota libera, lanciandosi in una riflessione: «Anche noi anziani col passare degli anni tendiamo a coprirci più che a mostrare, ma non è che andiamo in piscina con la cravatta», esplode in una risata mentre cerca con lo sguardo l’approvazione di chi sta al di là del bancone.

Ci allontaniamo dal bar e avviciniamo due donne immerse in un discorso fitto fitto. «Scusateci, dove sono le docce?». Una delle due ci presta attenzione e dopo aver realizzato che siamo appena uscite dalla vasca proprio come lei che indossa un bikini, si lascia andare a una smorfia divertita. La gentilezza fa il resto e arriviamo a destinazione. Vicino agli spogliatoi c’è una ragazza che ha le braccia affondate nel suo borsone. È una giovane napoletana senza peli sulla lingua: «Vi guardano tutti? Ve ne dovete fregare - dice, scaldandosi -. Quante polemiche per questo burkini». Poco lontano ci imbattiamo in una donna di mezza età: «Mi fate tenerezza, immagino stiate patendo il caldo per questa orrenda abitudine. Sono una maestra elementare - spiega -, ho il massimo rispetto per la vostra religione, ma mi fanno paura le rigidità. Avevo un’alunna che si vergognava a portare il velo, si sentiva diversa. E io la capivo».

Suggerimenti