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Arzignano

Terrorismo
Operaio kosovaro
sotto sorveglianza

Un’immagine di Arben Suma pubblicata dall’uomo su Facebook
Un’immagine di Arben Suma pubblicata dall’uomo su Facebook
Un’immagine di Arben Suma pubblicata dall’uomo su Facebook
Un’immagine di Arben Suma pubblicata dall’uomo su Facebook

«Ai francesi non interessa il sangue versato dai musulmani e neanche a me interessa il loro». Queste le parole che, pochi giorni dopo gli attentati di Parigi, Arben Suma, operaio kosovaro di 30 anni scriveva sul suo profilo “social”. Uno dei fili dell’operazione condotta dalla polizia di Stato di Brescia, in collaborazione con quella kosovara, porta a Vicenza, proprio a lui che vive con la famiglia ad Arzignano, in via 25 Aprile.

L’uomo è accusato di apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. Gli è stato ritirato il passaporto e da ieri è un sorvegliato speciale.

Ma chi è Suma? Su Facebook è possibile trovare traccia della sua vita quotidiana e del suo sistema di valori, tra foto di famiglia, scatti in fabbrica e testi in albanese carichi di rabbia per le vittime musulmane di guerre e persecuzioni.

Uno degli ultimi ha questo tenore: «Come si fa a gioire di questa vita che ogni ora è un po’ più corta?», si legge in un post pubblicato il 24 novembre. Risalendo, invece, alle ore immediatamente successive agli attentati di Parigi, il tono dei testi diventa amaro. Ecco cosa scrive il giorno dopo che il terrore aveva colpito il cuore della Francia: «Anch'io sono solidale con i francesi - scrive l’operaio - ma nella stessa misura in cui loro sono solidali con le vittime musulmane. A loro non interessa il sangue versato dai musulmani e neanche a me interessa il sangue dei francesi. Questa è la solidarietà più giusta in questa vita». In calce, l’hashtag che ha fatto il giro del mondo, “Pray for Paris”, assume un’altra sfumatura: «Preghiamo per Parigi nella misura in cui loro piangono le vittime musulmane».

Diversi i contenuti pubblicati o condivisi dal trentenne kosovaro che hanno il tono della denuncia. Nel mirino l’occidente accusato di essere indifferente e cieco alle tragedie e alle sofferenze che colpiscono il mondo islamico, in Birmania, in Palestina, in Siria.

Suma fa di nuovo suo lo slogan “Preghiere per Parigi”, completandolo con l’affondo «e in silenzio per gli altri». La traduzione seguente suona più o meno così: «Se le potenze mondiali dovessero intervenire per tutti gli omicidi che accadono nel mondo arabo, li vedremmo ai telegiornali ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette».

Compare anche una vignetta, del post-attentati a Parigi, in cui si vede il presidente francese Hollande versare benzina sulla Siria, dalla quale si leva una colonna di fumo nero che assume le sembianze di un miliziano di Isis, il quale pugnala a morte la Francia. E ancora diversi video di predicatori, ripresi e condivisi da un canale specializzato nella diffusione della cultura islamica.

Sempre sul social network emergono frammenti di vita lavorativa: selfie coi colleghi in quella che sembra una conceria e infine il lato più personale dell’uomo: le foto con la figlia, allo zoo, al parco, alle giostre. Momenti di vita quotidiana, la visita dal dentista della piccola, ma anche le foto di lei con il velo, raccolta in preghiera con il papà.

Laura Pilastro

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