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Il processo

Tentato rapimento
di Thiene
Sconti alla banda

Gianfranco Gallani, Antonio Gallani e Massimo Silvestrin
Gianfranco Gallani, Antonio Gallani e Massimo Silvestrin
Gianfranco Gallani, Antonio Gallani e Massimo Silvestrin
Gianfranco Gallani, Antonio Gallani e Massimo Silvestrin

L’impianto accusatorio è stato confermato; le condanne, invece, sono state ridotte. È quanto stabilito ieri dalla Corte di Appello di Venezia per il tentato rapimento del figlio quattordicenne dei coniugi Bassan-Bassetto, imprenditori titolari di un’attività di commercio e distribuzione di vino e birra per locali, avvenuto a Thiene il 27 gennaio 2015.

CONDANNE RIDOTTE. Per tutti e tre gli imputati la Corte d’Appello ha previsto una riduzione delle condanne. A partire da Massimo Silvestrin, 42 anni, ex barista di Pojana Maggiore, ritenuto la mente della banda. A lui, in primo grado, i giudici vicentini avevano inflitto 8 anni e 8 mesi di reclusione; pena ora ridotta invece a 7 anni. Antonio Gallani, 43 anni, residente nel Bolognese, doveva invece scontare 7 anni e 4 mesi, adesso ridotti a 6; a suo padre Gianfranco, 70 anni, i giudici di Appello hanno scontato la pena da 6 a 5 anni di carcere. Sono stati invece confermati, così come stabilito in primo grado, i risarcimenti per i danni morali subiti dal ragazzo e dai suoi genitori. Che ieri, come parti civili, non erano in aula. Gli imputati dovranno versare 60 mila euro al giovane che avrebbero dovuto rapire e 40 mila a testa ai suoi genitori. Anche per la Corte lagunare il tentativo di sequestrare l’adolescente era concreto e sarebbe stato messo in atto se quella mattina non fossero intervenuti i carabinieri del Ros con cui aveva cominciato a collaborare quella che, in base al piano, avrebbe dovuto prelevare il ragazzo, ovvero Stefania Paggin, 32 anni, la cui posizione era stata stralciata e poi archiviata.

IL PROGETTO CRIMINALE. In base a quanto accertato dalla sentenza di primo grado, e ieri confermato dall’Appello, Silvestrin e i due Gallani avevano pianificato ogni dettaglio e tutto era pronto per portare a termine il rapimento. Un sequestro che avrebbe dovuto fruttare 600 mila euro. Questa era infatti la somma che i tre volevano chiedere alla famiglia Bassan-Bassetto per la liberazione del figlio. Da qui dunque era partita la richiesta di condanna per tutti i componenti della banda. Complessivamente 26 anni: nove anni e 4 mesi per Silvestrin, e otto anni e 4 mesi per i suoi due complici. Una tesi che di fatto era stata accolta dall’Assise che infatti aveva ridotto, ma solo di poco, le pene sollecitate dal pubblico ministero Zorzi.

I COMMENTI. «Faremo sicuramente ricorso in Cassazione perché restiamo convinti che quella mattina, senza la Paggin, non ci sarebbe stato alcun rapimento». Le parole sono dell’avvocato Rachele Nicolin, che assieme ai legali Diego Castelli e Cristina Zappia difende i tre imputati. «C’è una grande distanza tra la velleità e la volontà di compiere un delitto. E siamo assolutamente certi che quella volontà i tre non l’hanno mai avuta. Specialmente la mattina del 27 gennaio». Opposto invece il pensiero dell’avvocato Andrea Massalin che nel corso del processo ha assisitito la famiglia Bassan-Bassetto: «La condanna pronunciata oggi (ieri, ndr) è corretta; così come lo è stata quella del tribunale di Vicenza in primo grado». «L’Appello - aggiunge Massalin - ha ridotto le pene, ma ha invece confermato l’aspetto legato al risarcimento del danno. I miei assistiti oggi (ieri per chi legge ndr) non erano presenti in aula, perché vogliono cercare di lasciarsi definitivamente alle spalle questa triste vicenda».

Matteo Bernardini

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