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Tav, ipotesi tunnel tra Ferrovieri e S. Felice

Nel rendering  il viadotto previsto nel progetto Tav: potrebbe essere sostituito da un tunnelIl progetto della Tav prevede la demolizione di Ferreto de’ Ferreti
Nel rendering il viadotto previsto nel progetto Tav: potrebbe essere sostituito da un tunnelIl progetto della Tav prevede la demolizione di Ferreto de’ Ferreti
Nel rendering  il viadotto previsto nel progetto Tav: potrebbe essere sostituito da un tunnelIl progetto della Tav prevede la demolizione di Ferreto de’ Ferreti
Nel rendering il viadotto previsto nel progetto Tav: potrebbe essere sostituito da un tunnelIl progetto della Tav prevede la demolizione di Ferreto de’ Ferreti

Il presente (con le ore contate) si chiama Ferreto de’ Ferreti. Il futuro è (o meglio, dovrebbe essere) un viadotto alto sei metri tra via Maganza e l’attuale stazione degli autobus. Fino a un anno fa sembrava una certezza, ma ora tra i Ferrovieri e San Felice è necessario utilizzare il condizionale, perché il collegamento tra i due quartieri, con l’arrivo dell’alta velocità, potrebbe non essere più un cavalcaferrovia, come ipotizzato finora, ma un tunnel in grado di staccarsi da via Maganza, correre sotto i binari e spuntare all’altezza dell’attuale stazione degli autobus. «Sarà necessario valutare la soluzione migliore», anticipa l’assessore alla progettazione Antonio Dalla Pozza.

IN ATTESA DEL PROGETTO. La richiesta, messa sotto forma di osservazione dal Consiglio comunale prima e sotto forma di indicazione dall’Unesco poi, a quanto pare è stata recepita da Rfi. Per il momento è solo un’anticipazione, ma la prova del nove si avrà nei prossimi giorni, quando, come previsto, in Comune arriverà il progetto preliminare della Tav relativo all’attraversamento della città Vicenza. L’impianto non è diverso da quanto descritto finora (stazione in viale Roma con fermata ridotta in Fiera), tuttavia potrebbe portare con sé alcune modifiche che recepiscono da una parte i suggerimenti di sala Bernarda e dall’altra le valutazioni che sono state messe nero su bianco dagli ispettori dell’Unesco nella loro relazione dopo la missione in terra vicentina di fine marzo. «Non ci sono impatti negativi» per quanto riguarda la Tav, scrivono, anche se è necessario prestare attenzione ai dettagli nella progettazione finale «in particolare per i due ponti vicini alla stazione»: il prolungamento di viale Vaccari sostitutivo di Ferreto de’ Ferreti e la passerella ciclopedonale sopra il Retrone. Per entrambi, dicono, «è necessario studiare soluzioni alternative».

IL TUNNEL. Detto, fatto. Rfi nel progetto in fase di definizione (praticamente mancano solo le firme) ha messo nero su bianco due soluzioni per collegare i Ferrovieri a San Felice dopo la demolizione del cavalcaferrovia di Ferreto de’ Ferreti. L’attuale cavacaferrovia che si stacca da viale Verona non si trova in ottime condizioni, ma allo stesso tempo non è un malato in fin di vita. Le prove di carico hanno dimostrato che la struttura «non soffre di problemi statici», tuttavia il suo abbattimento è necessario per permettere la realizzazione dell’alta velocità attraverso il raddoppio della linea ferroviaria. Come fare quindi per non lasciare isolati i due quartieri? Rfi da una parte ha lasciato sulla carta quel viadotto alto sei metri con sei campate che dovrebbe staccarsi da via Maganza e atterrare poco distante dall’ex Domenichelli e che è stato criticato fortemente anche dai residenti; mentre dall’altra ha disegnato (con tanto di specifiche tecniche, costi e valutazioni) quella che viene definita una soluzione meno impattante: un tunnel che segue lo stesso percorso ma che non sovrasta i binari. «Entrambe le ipotesi secondo Rfi possono stare in piedi - afferma l’assessore alla progettazione - tuttavia vanno valutati bene i pro e i contro. Se ad esempio per il tunnel è evidente che l’impatto è minore, dall’altra parte vanno considerati non solo i costi di realizzazione ma soprattutto quelli di gestione e manutenzione, che sarebbero a carico del Comune. Senza considerare gli aspetti idraulici e gli allagamenti». E la bonifica bellica.

Nicola Negrin

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