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VICENZA

«Succube e geloso
Ha ferito la moglie
per ucciderla»

Sergio Bonisolo in un momento felice con la moglie Anna Maria
Sergio Bonisolo in un momento felice con la moglie Anna Maria
Sergio Bonisolo in un momento felice con la moglie Anna Maria
Sergio Bonisolo in un momento felice con la moglie Anna Maria

Sergio Bonisolo era completamente succube della moglie e avrebbe accettato qualunque cosa pur di non perderla, anche di saperla con altri uomini. Soffre di un «disturbo di personalità dipendente» che però non lo rende nè incapace di intendere e di volere nè pericoloso socialmente. Il suo folle progetto, di ucciderla e di togliersi la vita, l’avrebbe accantonato. Però quella sera avrebbe seriamente potuto ammazzarla, perchè le lesioni che le ha inferto l’hanno messa in pericolo di vita.

È quanto emergerebbe dalle perizie, discusse ieri mattina in tribunale davanti al giudice Gerace, che erano state chieste dal pubblico ministero Chimichi, su Bonisolo, 55 anni, l’agente di commercio che la sera del 19 agosto scorso aveva accoltellato la moglie Anna Maria Angeli, 55 anni, in camera da letto, all’interno dell’abitazione di via Donizetti. L’indagato, difeso dall’avv. Agron Xhanaj, è in carcere; ha confessato l’aggressione ed è indagato per tentato omicidio aggravato. La moglie è tutelata dall’avv. Raffaela Di Paolo e si sta lentamente riprendendo.

Lo psichiatra Livio Dalla Verde ritiene che Bonisolo fosse una persona sola, che dopo aver fatto il militare nei carabinieri e aver lavorato come guardia giurata, si era sposato e da quel momento, dopo aver anche cambiato lavoro (era un rappresentante di prodotti per la pulizia delle auto), la sua vita l’aveva votata alla famiglia. E per questo il progressivo distacco dalla moglie (nato quando lei aveva iniziato ad usare facebook) lo aveva reso insicuro, avrebbe spiegato lo psichiatra in aula, vittima di un profondo senso di inferiorità, sacrificando il suo orgoglio. Quella sera, quando la moglie gli aveva riferito che avrebbe dormito in un’altra stanza, lui l’aveva supplicata di restare nella loro. E poi, colpito da una sorta di corto circuito, l’aveva accoltellata. Era lucido, in quel momento, capace di intendere e di volere. E sarà capace di stare in giudizio, quando finirà a processo.

Stando alle risultanze della perizia medico legale, compiuta dalla dottoressa Alessia Viero, il reato contestato dovrebbe essere il tentato omicidio. Sì, perchè le ferite subite dalla vittima hanno fatto sì che lei sia stata in pericolo di vita, con una prognosi - dopo gli interventi chirurgici e le cure - superiore ai 40 giorni. È vero anche che fu Bonisolo a chiamare il figlio e il 118, dopo però aver staccato la spina del telefono in camera da letto, come accertarono i carabinieri di Thiene, di modo che lei non potesse chiedere aiuto.

Quella sera, mentre lei dormiva, si sarebbe avvicinato con un coltellaccio, mettendosi a cavalcioni su di lei e infilandole la lama nell’addome, con una leggera pressione, come al rallenty: lei si era spaventata e aveva iniziato ad urlare, e il marito - che dal carcere ha chiesto la separazione - si è come svegliato. In passato, ha spiegato la sfortunata vittima, lui era stato già aggressivo ma solamente in un paio di circostanze, minacciando però anche di farla finita per attirare la sua attenzione.

Ora, dopo la discussione, gli atti tornano alla procura, che dovrà valutare se compiere altri accertamenti o se chiedere il processo. D.N.

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