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Vicenza

Stagisti a 60 anni
«Così lottiamo
per avere lavoro»

Nel Vicentino sono numerosi gli stagisti sopra i 55 anni. ARCHIVIO
Nel Vicentino sono numerosi gli stagisti sopra i 55 anni. ARCHIVIO
Nel Vicentino sono numerosi gli stagisti sopra i 55 anni. ARCHIVIO
Nel Vicentino sono numerosi gli stagisti sopra i 55 anni. ARCHIVIO

Ripartire da un contratto di qualche mese, con una paga di poche centinaia di euro. Come quelli firmati dai loro figli, in alcuni casi dai loro nipoti. È quanto sta succedendo a molti vicentini oltre i 50 anni di età. Sono i cosiddetti stagisti “senior”, persone espulse dal mondo del lavoro per i motivi più disparati, spesso legati alla crisi economica ma anche a decisioni ponderate. Persone costrette ora a ripartire da zero per rimettersi in gioco e trovare un nuovo impiego.

I NUMERI. In base ai dati di Veneto lavoro elaborati dalla Camera di commercio di Vicenza, sono 90 i vicentini di oltre 55 anni che nel 2015 hanno iniziato a lavorare attraverso uno stage in qualche azienda o attività. Di questi, 20 hanno tra i 60 e i 64 anni. Non proprio dei ventenni che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro, insomma, ai quali, almeno nell’immaginario comune, è tradizionalmente riservato tale tipo di contratto. Fra i 30 e i 54 anni queste figure sono più di 1.000, con punte di 400 persone nella fascia di età tra i 40 e i 49 e 565 tra i 30 e i 39 anni.

IL TREND. Il fenomeno è cresciuto in maniera pressoché costante dal 2008 fino all’anno scorso, in concomitanza con gli anni più difficili della crisi economica: nel 2015, il numero degli stagisti con più di 55 anni è risultato essere di oltre quattro volte superiore a quello di 8 anni fa. A quel tempo, i lavoratori con questo tipo di contratto erano solo 20. Il trend, però, si è invertito a partire dal 2014, anno in cui il numero ha toccato le 110 unità. Lo stesso si può dire per la fascia degli “adulti”, quelli cioè fra i 30 e i 54 anni. Numeri in costante crescita, invece, per la fascia dei giovani, dai 15 ai 29 anni, la quale rappresenta oltre l’83 per cento del numero complessivo di stage attivati nel 2015. In questo caso, negli ultimi sette anni, il numero è quasi triplicato, superando i 6 mila contratti. La tendenza è comunque generalizzata e complessivamente ha visto gli stage triplicare nel giro di sette anni, passando dai 2.560 del 2008 ai 7.220 del 2015. Più del 46 per cento dei tirocini attivati nel corso dello scorso anno ha interessato persone con un diploma; i laureati sono stati circa il 20 per cento del totale; più o meno lo stesso numero quelli che si sono fermati alla licenza media.

I “SENIOR”. Tornare a sentirsi utili e in grado di dare un contributo alla società. È il pensiero comune tra i “senior” che decidono di rientrare nel mondo del lavoro attraverso uno stage. «Sto aspettando di essere assunto da un’azienda come stagista; poi, tra 4-5 mesi, eventualmente ci sarà l’assunzione vera e propria», racconta Giorgio, 60 anni, di Vicenza. Fino ad otto anni fa, Giorgio aveva lavorato come partita iva nel settore dell’arredamento. «In 20 anni, ho realizzato circa 200 negozi: facevo il capocantiere, coordinavo squadre di elettricisti, idraulici, operai - racconta -. Ad un certo punto ho deciso di cambiare mondo, ho iniziato una nuova esperienza lavorativa, la quale si è chiusa otto anni fa. Così, ho iniziato a spedire curricula, mi sono iscritto all’ufficio di collocamento e al progetto comunale “Cercando il lavoro”. Non ho avuto un impiego per otto anni: ero troppo giovane per la pensione ed evidentemente troppo vecchio per lavorare». Infine, la svolta. «Venti giorni fa mi hanno telefonato, alcune aziende hanno visto le mie caratteristiche e mi hanno contattato - conclude -. Ad un colloquio, uno dei responsabili mi ha detto: “Con la sua esperienza, lei cosa ci fa, qui?”. Voglio tornare a sentirmi utile, i cinquantenni e i sessantenni non sono dei cadaveri».

Sabrina Barbon, 48 anni, di Dueville, era invece un’imprenditrice nel settore del risparmio energetico. «Ero socia di una ditta di impianti e in più facevo l’agente di commercio - racconta -. Poi è arrivata la crisi, il lavoro è calato, molti clienti non pagavano, le banche non concedevano più i fidi. Questo mi ha causato anche problemi di salute. Ho chiuso tutto alla fine del 2014, sono stata ferma per l’intero 2015 e oltre. Mi guardavo attorno. Alla fine mi sono iscritta al servizio comunale e al Patto sociale per il lavoro». Dopo un po’ sono iniziati i colloqui, quindi lo stage. «L’iter durerà per cinque mesi, ho avuto una buona accoglienza in azienda, ora vedremo se riuscirò ad avere risultati - continua -. Anche qui sto lavorando come agente di commercio. Dal punto di vista delle aziende, lo strumento dello stage permette di individuare subito la persona di cui si ha bisogno. Da quello del lavoratore, è positivo avere la consapevolezza che ti stanno cercando. Sia i giovani che le persone della mia età hanno bisogno di sentire di poter dare il proprio contributo e di sentirsi così appagati, gratificati. Altrimenti c’è il rischio di andare in depressione».

Matteo Carollo

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