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Sos Santa Corona
Danni alle pareti
a 3 anni dai lavori

La Cappella del Rosario presenta macchie che potrebbero impedire la collocazione delle tele. COLORFOTO
La Cappella del Rosario presenta macchie che potrebbero impedire la collocazione delle tele. COLORFOTO
La Cappella del Rosario presenta macchie che potrebbero impedire la collocazione delle tele. COLORFOTO
La Cappella del Rosario presenta macchie che potrebbero impedire la collocazione delle tele. COLORFOTO

«Lacune, macchie di umidità e decoesione delle tinteggiature». In poche, testuali, parole «uno stato di apparente degrado». Potrebbe sembrare la descrizione di un immobile abbandonato a se stesso. In realtà le affermazioni, messe nero su bianco in un documento ufficiale di palazzo Trissino, si riferiscono allo stato di alcune pareti del Tempio di Santa Corona. Una chiesa che è stata da poco riportata al suo antico splendore con un restauro da 10 milioni di euro ma che a tre anni dalla fine dei lavori si trova già in condizioni critiche. Tanto da mettere a rischio la «ricollocazione di alcune opere in fase di intervento conservativo».

LAVORI E PROBLEMI. Prima di guardare avanti una domanda sorge spontanea: ma com’è possibile che l’edificio appena messo a nuovo sia già «degradato»? La risposta ancora non c’è. Anzi, serviranno approfondimenti. Quel che è certo, al momento, è che i problemi riguardano solo la Cappella del Rosario, che ospitava le 34 tele del ciclo pittorico di Alessandro Maganza «attualmente in corso di restauro grazie alla liberalità della Fondazione Roi che - si legge nella determina del Comune - ne finanzia l’intervento conservativo». Entro fine anno saranno ricollocate a dimora. Ma è qui che sorgono i problemi.

I DANNI. Tutto nasce a metà ottobre dello scorso anno, a tre anni dalla fine dei lavori di sistemazione della chiesa. La ditta Cromia, al lavoro per sistemare i dipinti del Maganza, segnala all’amministrazione e alla Sovrintendenza «che gli intonaci delle pareti del Tempio ove andranno ricollocate le opere a restauro ultimato, presentano lacune, macchie di umidità e decoesione delle tinteggiature e quindi uno stato di apparente degrado che renderebbe impossibile la ricollocazione delle opere». Una grana non da poco, considerato che le 34 tele e gli arredi si trovano nel laboratorio della stessa azienda padovana che sta procedendo «all’intervento conservativo» di ingente valore: 300 mila euro.

LE INDAGINI. I guai risalgono a metà ottobre ma ad oggi, quando sono passati quattro mesi, nessuno è ancora riuscito a venire a capo della questione. Il 20 novembre Comune, Sovrintendenza e Cromia svolgono un sopralluogo all’interno del Tempio ma la visita si rivela inutile. «Da un’osservazione da terra a cielo - recita la determina - data l’altezza degli intonaci apparentemente ammalorati non risulta possibile farne una diagnosi precisa senza una visione ravvicinata». Come fare per risolvere il problema? Serve un secondo sopralluogo. O meglio, serve un «trabattello» alto sette metri «che consenta la visione diretta dello stato delle murature ed eventuali prelievi».

IL SOPRALLUOGO. Il Comune il 20 gennaio, a due mesi dalla prima visita, chiede la strumentazione alla ditta Bts. Costo totale: 976 euro. La spesa viene approvata con «urgenza» data «l’indifferibilità delle indagini» programmate inizialmente per il 21 gennaio (il giorno dopo). Tutto, dunque, si svolge sul filo del rasoio. Peccato, però, che proprio «a causa di impegni della Sovrintendenza», spiega il Comune, il sopralluogo annunciato venga rinviato a data da destinarsi. «E - fanno sapere dall’ufficio lavori pubblici - non si terrà prima della prima settimana di marzo». E tutto ciò potrebbe comportare una nuova corsa contro il tempo, visto che l’intenzione era quella di riconsegnare alla città la Cappella il 7 ottobre 2016, in occasione della festa del Rosario. «Il sopralluogo sul trabattello servirà a stabilire cause e modalità di un eventuale intervento. Le macchie si suppone non dipendano da infiltrazioni ma dal normale affioramento dell’umidità residua».

Nicola Negrin

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