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L'inchiesta BpVi

Sorato: «Zonin
mente sulle mie
responsabilità»

Samuele Sorato e Gianni Zonin durante un'assemblea dei soci di BpVi
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante un'assemblea dei soci di BpVi
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante un'assemblea dei soci di BpVi
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante un'assemblea dei soci di BpVi

VICENZA. Continua il rimpallo di accuse tra Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, e l’ex direttore generale Samuele Sorato, entrambi indagati dalla Procura di Vicenza per aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza in relazione al dissesto dell’istituto berico.

Dopo l’interrogatorio in cui Zonin avrebbe continuato a scaricare le responsabilità sull’ex dg, Sorato ha emesso una nota in cui «respinge con fermezza, perché totalmente inveritieri, sia l’addebito di aver tenuto una condotta silente nei confronti dell’Autorità giudiziaria, sia le illazioni su sue presunte responsabilità, asseritamente riferite dal cav. Zonin all’Autorità stessa» in relazione ai fatti oggetto dell’indagine penale, riservandosi «al contempo ogni opportuna azione di tutela».

 

Sorato, che assicura la «massima apertura collaborativa» verso i magistrati, ricostruisce chi era coinvolto nel lavoro istruttorio e a chi spettavano i poteri decisionali in tema di comunicazioni ufficiali, redazione del bilancio e concessione di fidi per l’acquisto delle azioni della banca, chiamando in causa
il Cda, altri dirigenti e "funzioni" della banca che non riportavano a lui.

 

La nota contiene «alcune puntualizzazioni, che si rendono pertanto necessarie» in relazione ad alcune indiscrezioni di stampa. Quanto alle «comunicazioni ufficiali della banca» Sorato ricorda che «non dipendevano affatto, nel loro contenuto di merito» dal direttore generale «bensì venivano deliberate dal Consiglio di Amministrazione, su proposta dei competenti uffici amministrativi, sotto la responsabilità del Dirigente Preposto ai dati contabili e con l’ausilio, nei casi previsti, dell’Ufficio Legale, della Funzione di Compliance e degli altri Uffici di Controllo».

«Tutti Uffici», ad esclusione dell’ufficio legale «non dipendenti dalla Direzione Generale della banca», evidenzia Sorato, trattandosi di «funzioni riferibili direttamente al Consiglio di amministrazione, il quale possedeva tutti gli strumenti per compiere gli opportuni approfondimenti ritenuti necessari». Per quanto riguarda le segnalazioni della vigilanza, «erano totalmente estranee alle competenze istituzionali» del Dg «essendo le stesse riconducibili ai poteri e alle responsabilità della Divisione Pianificazione, Bilancio e Segnalazioni di Vigilanza, con al vertice di essa uno specifico Dirigente preposto».

 

Anche in tema di «finanziamenti a terzi, anche finalizzati all’acquisto di azioni della Banca, questi erano tutti oggetto di adeguate procedure di controllo da parte delle molteplici strutture». Sorato, «pur avendone la facoltà, non ha mai istruito pratiche di fido e giammai deliberato o autorizzato un affidamento, ad eccezione del contesto, assolutamente residuale, dei finanziamenti e dei mutui concessi ai dipendenti». Infine, per quanto riguarda i bilanci, «dipendevano, quanto al merito del loro contenuto, dal Dirigente preposto al bilancio» mentre «il Direttore Generale non è titolare di alcuna competenza e/o facoltà» sulla redazione dei bilanci «approvati dal Consiglio di amministrazione e sottoscritti dal Presidente e dal dirigente preposto».

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